di Massimiliano Cordeddu.
Per le maxiemergenze, interventi di soccorso in montagna e in mare, dove i mezzi tradizionali non possono arrivare e per i trasporti urgenti di malati: l’elicottero è indispensabile per affrontare queste criticità. Questo servizio è nato nel 1984, grazie al contributo di un piccolo gruppo di persone con varie esperienze nella rianimazione, nella medicina d’urgenza e nell’organizzazione di servizi di soccorso ed aeronautici. I modelli da cui si prendeva spunto erano quello tedesco e quello svizzero. Col tempo si sono aperte basi in Campania, Lazio, Emilia Romagna, seguite poi dalla Basilicata, dal Piemonte, dalla Sicilia, Veneto, Marche, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Abruzzo e Calabria.
“Io sarò per sempre grato all’elisoccorso” racconta Valerio, uno studente di Scienze della Comunicazione dell’Università di Bologna, ma pugliese di nascita. “Ero in vacanza a Vieste, sul Gargano, mi tuffai da uno scoglio, il fondale era basso, sbattei la testa e persi conoscenza. Quando mi svegliai ero al pronto soccorso di Vieste, dove grazie ad una Tac, riscontrarono una frattura della vertebra C5. Il medico mi spiegò che dovevano trasportarmi d’urgenza ad una struttura più adeguata per il mio caso, la più vicina era San Giovanni Rotondo. Essendo io immobilizzato e data la natura impervia e l’elevato numero di curve e tornanti presenti nel tragitto, non potevo affrontare il viaggio in ambulanza, e il medico mi spiegò che mi avrebbero trasportato in elicottero. Ricordo ancora il viaggio tra le corsie dell’ospedale, verso la pista dove mi attendeva l’elicottero. Mi caricarono a bordo e tutti, operatori e piloti furono molto gentili e professionali, mi passarono una coperta e mi diedero le cuffie per sopportare il rumore dell’elicottero. Un’esperienza che non si dimentica facilmente, ma in quel momento mi sono sentito al sicuro ed in buone mani”.
L’eliambulanza svolge un ruolo di primaria importanza nell’ambito della rete 118 di emergenza, consentendo l’intervento dell’équipe sanitaria in tempi brevi in aree distanti dall’ospedale. Il paziente, una volta trattato e stabilizzato sul luogo dell’emergenza, è assistito durante il volo con un sistema di monitoraggio avanzato multimodale, che consente la raccolta delle informazioni diagnostiche essenziali già nella prima fase pre-ospedaliera. E’ possibile, per esempio, trasmettere gli elettrocardiogrammi di pazienti colpiti da infarto miocardico acuto, e ciò consente di accogliere questi stessi pazienti, al loro arrivo, direttamente in cardiologia con una netta anticipazione della presa in carico ed una sensibile riduzione dei tempi di trattamento.
Gli interventi entrati nella storia. L’elisoccorso bolognese
Abbiamo visitato l’elisoccorso di Bologna che ha sede presso l’ospedale Maggiore. Ha una pista di atterraggio di 700 metri quadrati a 60 metri di altezza, unica in Emilia Romagna, ed è stata intitolata a Maurizio Pezzorgna, pilota comandante che ha avviato nel 1986 il servizio di elisoccorso in città. Dalla stessa elisuperficie possono decollare le eliambulanze per il trasferimento di pazienti verso altri centri specialistici ospedalieri. Oltre alla pista di atterraggio sopraelevata, al Maggiore è presente una più ampia superficie a terra che funge anche da sosta per l’elicottero e a fianco della quale sono presenti i locali per l’equipaggio e il ricovero notturno dell’aeromobile. Dall’inaugurazione il servizio ha svolto un ruolo determinante nella gestione di incidenti ed eventi traumatici, alcuni dei quali verranno ricordati per l’impatto mediatico, ma anche per la notorietà delle persone coinvolte.
6 dicembre 1990, incidente aereo a Casalecchio di Reno. In quella occasione, l’allora comandante dell’eliambulanza Maurizio Pezzorgna, vide pochi momenti prima dello schianto l’aereo in fiamme fuori controllo dirigersi verso l’Istituto Scolastico Salvemini. L’elisoccorso fu uno dei primi mezzi di intervento a giungere sul luogo dell’incidente.
30 aprile 1994, incidente di Roland Ratzenberger all’autodromo di Imola.
1 maggio 1994, incidente di Ayrton Senna all’autodromo di Imola.
6 aprile 2003, esplosione all’interno di un cantiere dell’Alta Velocità sull’Appennino. 5 le persone ustionate, trasportate dall’elisoccorso negli ospedali della Regione.
7 gennaio 2005, incidente ferroviario di Crevalcore. L’elisoccorso viene attivato per condurre sul luogo dell’incidente il personale del triage e, successivamente, per trasportare i casi più gravi negli ospedali della Regione.
23 dicembre 2006, tragedia di San Benedetto del Querceto, frazione di Monterenzio. Lo scoppio di una palazzina, dovuto a una fuga di gas, uccide cinque persone. L’elisoccorso trasporta le persone ustionate al centro Grandi Ustionati di Parma ed evacua, conducendoli in un luogo sicuro, gli anziani ospiti di una casa di riposo vicina al luogo dello scoppio.
I componenti dell’equipaggio
1 Pilota elicotterista che deve avere un’esperienza minima di 1.500 ore di volo. Quasi tutti provengono dalle Forze Armate, dunque comandanti con alle spalle una solida esperienza ed un ferreo addestramento.
1 Medico specialista anestesista rianimatore in servizio presso un ospedale della regione.
2 Infermieri; un infermiere professionale Cvs e un infermiere professionale coordinatore di volo sanitario che proviene ed opera presso la centrale operativa 118 e ha vasta esperienza nel settore della gestione di emergenze complesse. Questa figura, inoltre, ha il compito di mantenere i contatti con la centrale e con i mezzi di terra e il coordinamento delle operazioni di soccorso, incluse le attività di sicurezza a terra.
1 infermiere professionale assistente di volo sanitario che proviene ed opera presso i servizi di pronto soccorso e terapie intensive, che ha il compito di coadiuvare il medico.
L’anniversario. Il tragico incidente del 18 agosto 1990
Il 18 agosto 1990, durante una missione di soccorso, l’elicottero Agusta A109 marche di base a Parma si schiantò sul Monte Ventasso a quota 1.670 metri sopra il livello del mare. In quell’occasione trovarono la morte gli infermieri professionali Corrado Dondi, Angelo Maffei, il medico Anna Maria Giorgio e il pilota comandante Claudio Marchini.
(Articolo pubblicato sul periodico “Quindici” della testata “La Stefani”, a cura di Sergio Gessi e di proprietà dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna)