Catania (Sicilia) 11 ottobre 2012

Il GABBIANO- ANTON PAVLOVIC CECHOV-RECENSIONE DI R.M.MASSARO

“©” Rita Marta Massaro
“…sempre piu mi convinco che la questione non sta nelle forme vecchie e nuove , uno che crea non pensa alle forme , ma crea perchè qualcosa gli sgorga liberamente dall’anima…”(Nicola Alberto Orofino)
Dopo queste parole scritte ci è chiara la passione che muove a fare teatro questo giovane regista .. che insieme al “fare” teatro – crea partecipazione e trasmissione di sentimenti nel suo lavoro ,regalandoci emozioni .
Egli è riuscito a trasmetterlo per prima agli attori facendoli lavorare ognuno nella piena consapevolezza di dover “creare” il loro personaggio con l’anima affinché durante la rappresentazione potessero giungere al pubblico
Un lavoro non facile “ Il Gabbiano”, le prime messe in scena, fin dal debutto furono un insuccesso clamoroso. Il pubblico non comprendeva questo modo di scrivere per il teatro,non vi era abituato. I critici con le recensioni sui giornali furono spietati,ma Cechov ha resistito al fiasco ,credeva nel suo lavoro,ma altrettatanto determinanti furono per lui l’incontro e le frequentazioni con Stanislavskii e di Nemirovic-Dancenko direttori del Teatro d’Arte di Mosca che lo incoraggiarono e riportarono in scena “Il gabbiano” la stagione successiva e allora fu un trionfo… e così lo stesso testo prima respinto e mal giudicato dalla critica da quel momento cambiò il suo destino e finì per essere un testo teatrale tra i più noti del teatro drammaturgo russo , persino i suoi personaggi estrapolati dal complesso testo teatrale vengono rappresentati spesso solo in dialoghi o monologhi , come quello della giovane Nina e Kostantin o della madre attrice Irina , dello scrittore Trigorin .. Soggetti considerati ormai oggetto di studio sono tra i più rappresentati ,e vengono interpretati in tutto il mondo, dalle scuole di Teatro dai migliori attori di Teatro fino a realizzazioni di messa in scena di grande rilievo e straordinarie interpretazioni tra cui la realizzazione di Orazio Costa Giovangigli (con l’interpretazione di Gabriele Lavia , Giancarlo Sbragia , Ettore Toscano e Anna Proclemer )
Un lavoro “Il Gabbiano”che in questa formazione al teatro del Canovaccio , piccolo teatro alternativo che vede spesso in luce lavori d’arte per l’arte del teatro ,ha aperto la rassegna XXI Scena con un sorprendente successo.
Lo spettacolo ha un grande consenso da parte del pubblico catanese riconoscendo pienamente il duro lavoro , lo sforzo sincero e meritevole di attenzione, svolto da parte di tutta la compagnia ,ricambiato con un interminabile applauso …che va fatto a questa rappresentazione realizzata con la regia di Nicola Alberto Orofino e Carmela Sanfilippo assistente alla regia con l’aiuto delle scene di Federica Buscemi , le coreografie di Amalia Borsellino e le foto di scena di Officina Fotografica , con personaggi e interpreti (in ordine di apparizione) Masa – Barbagallo Gallo ;Semion Semionovic Medevedenko – Francesco Bernava ;Konstantin Gavrilovic Trepliov – Silvio Laviano; Piotr Nicolaevic Sorin – Giuseppe carbone; Nina Michajlovna Zarac Naja -Egle DoriaPolina Andreevna – Alice Ferlito ; Evgenij Sergeevic Dorn – Nicola Costa ; Il ja Afanas’evic Samraev – Emanuele Puglia ; Irina NiKolaevna Arkadina – Luana Toscano ; Boris Alekseevic Trigorin – Riccardo Maria Tarci .
L’insieme armonico delle persone che hanno realizzato questa produzione ,permette la fruizione di un lavoro che magistralmente vede in perfetta equità il rappresentarsi di tutti di ognuno e il modo persino autentico di rappresentare , quasi di generare il teatro attraverso l’opera stessa “Il Gabbiano”di Anton Cechov.
Alberto da buon direttore d’orchestra riesce a dare voce al testo nella sua piena integrità , ogni personaggio ha un suo suono ed è una nota unica che posa o cambia di posto nel pentagramma del suo spazio scenico ,restituendoci a noi spettatori di volta in volta il loro suono , riuscendo nell’insieme a creare la giusta melodia . Il teatro stesso sembra accogliere a momenti una composizione orchestrale, ognuno,ogni attore nell’interpretare il proprio personaggio sembra ci mostra solo una parte , qualcosa di sé, rinunciando al proprio ego alla propria singola affermazione perché la musica sia armoniosa. Pur risultando indispensabili ognuno nel proprio ruolo gli attori raggiungono il risultato più alto quando tutto si fonde in un unico motivo che contiene tutto , per “creare”la melodia che ci prende al cuore,riuscendo a descriverci i conflitti tra i personaggi, racchiusi tra le note(Alberto riesce a mettere in scena anche ciò che si legge tra le righe) nello spartito rappresentato(testo teatrale ) sia quel qualcosa di nuovo e qualcosa di antico allo stesso tempo, ma tutto espresso nella semplicità e con sincerità d’animo,che rende il messaggio di Checov al di là dei confini del tempo .
Egli ci mostra il testo così com’è… nel testo c’è già tutto. Il regista ci fa scoprire e leggere Checov ,mostrandoci tutto ciò che Cechov ha scritto, che è un capolavoro. I soggetti e i concetti presentati da Cechov sono difficili,articolati, occorre quindi prospettarli con naturalità , linearità e prontezza, permettendo a noi spettatori di avere uno sguardo diretto e non trasversale, pulito da qualsiasi proposito dedito a mostrarci qualcosa di sorprendente e assolutamente diverso, ed è quello che il regista fà , fa fare ai suoi attori e riesce a mostrare a noi spettatori .
Egli stesso scrive :
Infatti tutto è rappresentato e si svolge in una tenuta estiva vicino ad un lago ,che si trasforma in teatro …tutto il lavoro è costruito in fondo in perfetto equilibrio tra testo scene attori ed interpretazioni …Ogni cosa spicca e si mostra al spettatore che fa parte della rappresentazione
L’opera in generale sembra improntata tutta sul senso della vita legata ad una particolare riflessione artistica. Sembra voler fare estrinsecare ai suoi personaggi il ruolo di quei tanti che credono di rappresentare l’arte e forse in modo più generale l’agire artistico in sé .
I suoi personaggi come spesso accade nella realtà sembrano ruotano intorno all’arte, tentano di fare arte , cercando forse di avvicinarsi.
Ci sono diverse persone che vivono la vita credendo di fare arte , come Irina , altri che la trascorrono accanto all’arte e non sono in grado di creare come Sorin…In tutti i campi dell’arte ,dalla letteratura al teatro,alla musica , la pittura ci sono persone che parlano di arte e poi invece non la fanno , per paura o incapacità e sono davvero pochi i veri artisti. Tutte queste situazione sono rappresentati nel “Gabbiano” di Cechov: I diversi personaggi tentano di fare arte e parlano di letteratura e arte e lo fanno usando molte parole, ma molto spesso le stesse sono vuote…di contenuti veri .Sentiamo menzionati grandi drammaturghi ,scrittori come Shakespeare, Zola, Tolstoj ..etc ma ciò che più di strano accade e che mentre ciò avviene contemporaneamente si attua una trasformazione che tramuta i personaggi di Cechov e gli attori stessi che li rappresentano insieme agli artisti che vengono evocati nel momento stesso della rappresentazione in parodie di artisti .Si parla dell’arte ,di forme nuove del processo creativo e quello che viene fuori , che sembra affiorare tra una parola e l’altra ,nella manifestazione piena dei personaggi , è che infine non siano all’altezza di ciò che dicono …e quel che è più duro è pensare a quanto tutto ciò sia veramente così vicino alla realtà .Così come il tema del fallimento , una componente da non sottovalutare e forse fondamentalmente da tenere fortemente in considerazione nel mondo dell’arte. Forse si legge un monito al coraggio al fare per l’arte affrontando ogni disagio , forse nessun vero artista si fermerà d’avanti a un fallimento , così in fondo paradossalmente è successo a Cechov nel mettere in scena proprio il Gabbiano , da fallimento , perseguendo nel suo obiettivo si è trasformato ,semplicemente perché accettato e compreso ,in un grande successo , certo a volte le circostanze e i giusti incontri come nel suo caso giocano un ruolo indispensabile , ma la perseveranza e credere in ciò che si vuol comunicare è altrettanto fondamentale .Fallire spesso ti porta a cambiare strada o addirittura al suicidio .Molte volte ciò che per una serie di contingenze è stato un fiasco potrà nel tempo rivelarsi in un altro momento della vita un grande successo.
Questo è un argomento quasi centrale in quest’ opera e il regista con gli attori, insieme alla scenografa sembrano pienamente mostrarcelo .
La scenografia è semplice , prende spunto dalla messa in scena,come si vede in alcune immagini degli archivi del Piccolo Teatro, del “Il giardino dei ciliegi – 1973-74, ma ermeticamente efficace attraverso anche la scelta simbolica del gabbiano (simbolo di libertà) appeso a un filo pendente a destra della scena e la pistola congelata appesa ad un altro filo a sinistra , un elemento importantissimo , in bilico (libertà è codardia) ,la pistola è irriconoscibile all’inizio ,intrappolata nel ghiaccio gocciolante, infatti finisce infine per scongelarsi solo al punto giusto della scena per divenire lo strumento con cui Kostantin pur avendo raggiunto una certa fama come scrittore ,ma non avendo però potuto comunque coronare il suo sogno di drammaturgo e regista insieme al suo sogno d’amore …si toglie infine …la vita ;ed utilizza la pistola con gesto di un in commisurabile manifestazione di fallimento ,che proprio forse per questo , viene scelto che non venga compiuto alla vista del pubblico e questo lo rende ancor più inquietante e sospeso alla nostra individuale immaginazione di spettatore – attore.
In questo spettacolo due donne sembrano in maggior rilievo e rivelarsi al pubblico ,Luana Toscano nell’interpretazione di Irina ed Egle Doria nell’interpretazione di Nina, ma non è da meno l’attrice Barbara Gallo nel ruolo chiave della “crisi” in Masa e nella conclusiva performer del gioco della tombola che vede in fine morto il vecchio zio stanco . Egli è Sorin fratello di Irina ,impiegato statale stanco un pò anche di vivere una vita senza emozioni ,lo stesso che entra in scena fin dall’inizio lamentandosi dell’ululato dei cani imprigionati e di cui egli chiede a Masa fin dal primo atto che vengano sciolti affinché smettano di ululare … e cosa dire di Alice Ferlito nel ruolo di Polina ,apparentemente in un ruolo meno predominante , ma a parte la sua bravura pur in un ruolo meno presente ,la sua presenza sembra invece scandire il tempo che passa in una dimensione di grande immutezza apparente ,(tipica nella vita di campagna russa “ e forse di una dimensione intellettuale stanca e senza dialogo e confronti stimolanti”)ma che scorre comunque per ognuno inesorabilmente portando con se semplicemente la mutevolezza del tempo stesso trascorso, della sua spontanea trascorrevolezza …con tutto ciò che ne consegue. La Egle “Nina” è straordinaria nell’interpretazione dell’Anima Universale …sembra veramente regalarci tutta se stessa …in questa esplosione che mette in luce l’anima universale delle donne in una eruzione artistica che sembra fatta di fuoco e lava etnica …mentre Luana “Irina” è veramente grande nel secondo atto nella scena drammatica che la vede madre , donna e attrice nel ruolo di affermazione di sé e di tutta una crisi , che la mette a dura prova e le fà uscire il meglio di se con tutta la sua forza per contrastare ogni tipo di perdita affettiva e di successo .Gli uomini poi da Konstantin giovane dalla mente fervida di un creatore alla ricerca di nuove forme per poter dimostrare e mostrare tutto ciò che fino a quel momento non è riuscito ad essere …in conflitto per il suo grande amore di Nina (il gabbiano)e la madre … tra le sue emozionalità ed la ricerca di una corrispondente identità di autore –scrittore che possa essere riconosciuta attraverso la madre e il compimento dell’amore di Nina …
Konstantin è in competizione con chi è già affermato a livello letterario ed amato dalla madre Trigorin
(scrittore apatico di successo), attrice Irina(che in parte incarna un’affettività mancante ed l’accettazione da parte di una società che non sempre ti riconosce i propri meriti )
Irina ama Trigorin sebbene non del tutto ricambiata, perchè infatti alla fine viene tradita da Trigorin , ma mai abbandonata del tutto …è colei che nel suo stesso riconoscimento di grande attrice , ha sicuramente ottenuto attraverso l’arte più che soddisfazioni personali o familiari , sopratutto sicuri guadagni ..a cui appare molto attaccata . Ella sembra vivere insieme al resto dei personaggi ,il disagio della condizione in cui l’arte e la sua stessa riuscita pone l’essere umano, ella sembra vivere tutto il travaglio incarnando nel suo stesso ruolo in una drammatica scissione scespiriana, attraverso i versi di Amleto che l’autore gli fà recitare nel rapportarsi nella vita vera..la crisi del teatro , dell’arte in genere e della dura condizione dell’artista in relazione alla vita normale .
Questa crisi del Teatro che non riesce a darti , ma forse ti prende molto …in cui tutti soffrono la condizione del fallimento del non riuscire a dare e dell’essere riconosciuti .
Persino i ruoli di apparente secondo piano sono tutti in rilievo ed occorrono per svelarci l’incongruenza nella vita pratica di alcuni artisti o benestanti di genere che cadono spesso nei tranelli di taluni loro amministratori più scaltri nella gestione di alcuni fattori che hanno dei risvolti di tipo economico (Vedi il fattore , con la gestione dei Cavalli )
La crisi di un teatro Kostantin la vivrà fino alla fine in un certo senso persino il dramma di una vita la vediamo esaurirsi anche nell’accettazione di un ruolo che non credeva comunque fosse proprio il suo , quello più corrispondente a sé , ma che gli viene alla fine riconosciuto dalla stessa società letteraria che pur riconoscendolo alla fine come scrittore non lo vede e non gli riconosce un ruolo di vero protagonista nella vita …perchè malgrado tutto non avrà mai colei che ama Nina , il suo amore
L’amore altro tema centrale , la crisi e l’insoddisfazione personale sembra non permettere la realizzazione dei sentimenti veri … Cosa possiamo dire dello scrittore Trigorin..il suo personaggio emblema dello scrittore …dell’arte dello scrivere ,che vive non vivendo in ciò che scrive quasi apaticamente …l’attrice Irina è un pò la figura centrale , ella rappresenta la fama di chi ha raggiunto il successo e ne teme la decadenza attraverso la perdita del denaro e il sorpasso della gioventù …il volo ancora ardito del Gabbiano Nina ,che attratta dalla maturità di un’arte riconosciuta affermata espressa se pur classicamente da Trigorin ..più lontano da lei per età e stile di vita …lo segue rincorrendo i propri sogni …illudendosi lo stesso ( Trigorin ) per la prima volta di vivere direttamente ciò che ha da sempre descritto o solamente immaginato …Nina vola via dal lago , dalla campagna e pensa di andare a fare l’attrice … vedendo però in parte poi spezzate le sue ali nel momento in cui si confronta con la realtà, che non la vede sempre nei panni di prima attrice in ruoli magistrali e in compagnie di primordine …Trigorin la lascia e ritorna con Irina .
Nina la vediamo di nuovo nell’ultimo atto insieme a Konstantin ,eccola raccontarsi alla fine , raccontandoci di ritrovarsi spesso a viaggiare in treno in vagoni di terza classe e a respirare la polvere di palcoscenici …molto lontana dai profumi del lago dei suoi luoghi della sua fanciulezza ,della campagna dove lei aveva iniziato e aveva sognato poeticamente il successo e gli allori ..e in tutto questo in modo geniale ed emblematico fanno da cornice al secondo atto come colonne portanti legati ad un filo la pistola congelata a sinistra della scena gocciolante in un secchio e il gabbiano morto legato ad un’altro filo sospeso e gocciolante a destra su un altro secchio ..mentre ancora tra gli uomini attori lo zio Sorin ,fratello impiegato statale rappresentante della stessa socialità stabile ormai sempre piu cagionevole ed avanti nell’età , stanco della vita trascorsa si mostra nostalgico e persino desideroso di quel mondo dedito all’arte , alla letteratura che vede fiorire amori e pensieri classici e nuovi nella piena instabilità in perfetta contrapposizione alla sua stabile occupazione che però non gli ha mai offerto in cambio ne amori , ne sogni per vivere ,alla fine in un giuoco che li riavvicina tutti per l’ultima volta , egli muore e mentre tutti continuano nel giuco della tombola guidato da Masa, in segreto , Konstantin si suicida . Un lavoro emblematico e sempre attuale quello di Cechov che mette a nudo i sentimenti dell’UOMO e mostra appiene la sua crisi insieme alla crisi del mondo dell’arte
Persino il medico per quanto figura quasi marginale riveste il suo ruolo copiosamente e ci insegna che d’avanti alla morte ed all’evidenza non esistono cure ne è opportuno sempre dover affrontare la realtà di petto e quindi quando occorre unico rimedio migliore appare quello di allontanarsi dal dolore …ma non è una fuga dalla realtà , ma una fuga di sostegno che soccorre al dolore…a quello stesso dolore che prova Konstantin per affermarsi ed essere riconosciuto e poi pur avendo ormai conquistato la fama d’avanti alla negazione della vita vera (rifiutato cioè da Nina , troppo confusa per decidere di seguirlo , almeno questa volta )nell’ultimo atto decide di uccidersi , di morire allontanarsi dalla vita … per affermarne la sua realizzazione nella fine della stessa vita..
persino la morte diventa una conseguenza di affermazione della vita purchè vissuta fino in fondo nella verita – .
Per le scene realizzate semplicemente in modo povero ma suggestivo il regista in modo onesto dichiara per quanto riguarda i dieci secchi in scena ,di aver preso spunto … spontaneamente per ricordare la splendida produzione del Gabbiano di Eimuntas Nekrosius del 2001, e nel telo che Konstantin alla fine del primo atto sistemerà a copertura del soffitto desidera invece richiamare alla memoria Il Giardino dei Ciliegi di Giorgio Strehler del 1974.
Inoltre il regista scrive riguardo l’acqua queste parole : L’acqua è una presenza fondamentale. Essa dà sollievo e conforto ai personaggi/gabbiani, animali costretti a volare verso il basso, verso il lago, attrazione quasi ossessiva.
D’altra parte spiccare il volo significherebbe perdere certezze e proiettarsi verso orizzonti sconosciuti. E questo sacrificio, non mi pare rientri nel loro campo mentale.
Ed io da spettatore ne ho avvertito lo stesso sollievo , mentre Nina ripetutamente si sciacqua e si risciacqua come se anche noi tutti attraverso il suo bagnarsi potessimo avvertirne il suo stesso sollievo e rinfrescarci …nel tentativo di immaginare che una volta rinfrescati fosse possibile per noi come anche all’attrice Nina …di poter forse finalmente una volta alzati ,spiccare ognuno nel proprio “volo” Rita Marta Massaro
Queste due cartelle sono le mie considerazioni personali allo spettacolo seguito l’11 ottobre 2012 R.M.Massaro