Napoli (Campania) 15 febbraio 2015

Crisi rifiuti Campania e lo scandalo dei consorzi di bacino

Sono 12 dipendenti del Consorzio di bacino Napoli Caserta uno. Società sorta dopo la chiusura del commissariato all’emergenza rifiuti in Campania. Da 28 mesi non percepiscono lo stipendio, ma nonostante tutto, continuano a lavorare come sorveglianti. Il cantiere, di proprietà del Consorzio, situato nella zona Asi, il distretto industriale di Giugliano, comune a nord di Napoli, era un ex autoparco e deposito per la raccolta differenziata. Ma da alcuni anni l’edificio è stato abbandonato e, trasferito altrove, ma non chiuso definitivamente dall’azienda provinciale. Ed oggi ecco come la struttura si presenta: letteralmente in uno stato di abbandono. Lo scorso anno un principio d’incendio divampò nei locali bruciando buona parte del complesso. Le stanze che un tempo erano adibite ad uffici, oggi sono diventati uno dei tanti scandali nati attorno all’affare sull’emergenza rifiuti in Campania. Sui scaffali e non solo, la storia di ciò che è stata l’emergenza nella regione. Abbandonati anche quelle che dovevano essere analisi effettuate su campioni di percolato e delle acque. “Faldoni importanti, che noi sorvegliamo” raccontano i dipendenti, che a turno si alternano per fare la guardia al cantiere. Una situazione complessa che da alcuni giorni è sfociata in protesta con la richiesta da parte delle maestranze di un intervento della provincia e della Sapna, la società che si occupa a Napoli e provincia della gestione sui rifiuti.