Caserta (Campania) 01 gennaio 2016

Casertavecchia sulla Rai: Proloco in vetrina

Le elezioni sono alle porte. Anche a Casertavecchia se ne avverte il sentore. Coincidenze astrali, strane combinazioni, mirate sincronie o strabilianti fatalità hanno condotto le telecamere della Rai nel Borgo di Casertavecchia il 30 gennaio scorso, nello stupore degli stessi abitanti del piccolo centro, letteralmente colti di sorpresa. Deve essere stato quel birichino di Federico di Svevia a sottoporre all’attenzione degli italiani le meraviglie di Casa Hirta e dei Colli Tifatini tra i quali egli amava cacciare e scorrazzare assieme al suo falco. I casertani sono a dir poco orgogliosi che la tv nazionale abbia svelato attraverso la trasmissione “Linea Verde Orizzonti” alcuni segreti del Borgo Medievale, emblema basale del capoluogo di Terra di Lavoro. Tra le mura del Borgo e molto più a valle, però, corre voce che l’evento mediatico abbia fatto da apripista alle sofisticate maratone elettorali dei soliti noti che, in gran segreto, scaldano i motori sotto mentite spoglie, tra arcinote strategie e manovre scontate. Nel reportage di Raiuno dedicato a Casertavecchia, stando ai commenti di insospettiti cittadini ed esseri pensanti, è emerso con insolita evidenza e rutilante sfoggio l’etichetta (e la “longa manus”) della Proloco di Casertavecchia, formalmene proclive alla “valorizzazione del Borgo”. “Una valorizzazione senz’altro ondivaga, pigra, letargica, tardiva e a più tratti sbracata, probabilmente ipersensibile alle scenografie dorate dei politicanti di turno, conservatori priori rialzisti e illustri intermediari”. Questo è il parere raccolto tra giovani ed adulti dello storico luogo, i quali sottolineano che, in tempi di disaffezione politica, i voti delle poche centinaia di anime che popolano borghi e frazioni possono rappresentare un succulento bottino per partiti emergenti e camaleontiche liste civiche. Senza entrare nel merito della contorta faccenda, affiora una spiccata disattenzione della locale Proloco a denunziare la spessa coltre di degrado e disservizi che ammanta il Borgo medievale da tempo immemore. La televisione nazionale sarebbe stata una preziosa opportunità per richiamare garbatamente e fuori dai denti l’attenzione delle istituzioni su problemi che mai nessuno ha inteso affrontare, forse per non pestare i piedi a celeberrimi lacchè. Fino a qualche mese fa la nota “Casa delle Bifore”, icona secolare di Casertavecchia, veniva letteralmente inghiottita dall’oscurità delle tenebre, tanto da impedire a chiunque scorgerne gli ameni tratti esterni. Figuriamoci gli interni. Un privilegio che è toccato solo alla troupe della Rai che ha mostrato fugacemente agli stessi casertani gli ambienti di antichi palazzi, storiche dimore e luoghi di culto, solitamente interdetti alla locale popolazione e agli stessi visitatori. Non era certamente questo lo spirito di Ursula Pannwitz, notoriamente ospitale e incline alla socialità. Inibire e scoraggiare il turismo è senza dubbio il più assurdo e ridicolo mezzo per “valorizzare” un territorio così fecondo di eventi, finito malauguratamente sotto il tiro di una pistola ancora fumante, quella dell’indifferenza e dell’ipocrisia di elite e potentati. Lontano dalle telecamere il Borgo di Casertavecchia si presenta troppo spesso come una realtà desertica, quasi apocalittica, serrata, refrattaria alle mire escursionistiche e alla divulgazione culturale. Il borgo medievale di Casertavecchia e i suoi caratteristici dintorni si presentano come appendici amorfe avvitate rigidamente su piccole realtà ristorative e ricettive, penalizzate e paralizzate dall’assenza di iniziative stabili. A fronte degli innumerevoli strali mediatici lanciati dallo scrivente senza esclusione di colpi ad istituzioni e politici famelici in ordine al lassismo governativo di borghi e frazioni casertane, ci piacerebbe che la presunta “valorizzazione” del Borgo sbandierata nella succitata trasmissione televisiva smettesse una buona volta di rappresentare un pretesto strumentale per pochi eletti e diventasse finalmente una realtà concreta e fruibile dalla collettività. Se Federico di Svevia o suo genero Riccardo Di Lauro vedessero l’ umiliante abominio di quell’arco divelto ridotto ad un cumulo di macerie e dei rifiuti d’ogni sorta stagnanti ai lati delle vie d’accesso al Borgo, valorizzerebbero certamente la propria sprezzante indignazione verso chiunque si celi dietro silenzio e mezze verità.