Roberta Galletta autrice del libro “La Darsena Romana il porticciolo di Civitavecchia” che a Maggio sarà proposto dalla Aster Academy International al Salone Internazionale del Libro di Torino.
Roberta Galletta, 45 anni, vive e lavora a Civitavecchia. Laureata in Lettere all’Università di Roma “La Sapienza “ di Roma, ha insegnato lettere in numerose scuole pubbliche del comprensorio di Civitavecchia. Ha collaborato per quattro anni con la cattedra di Storia del Teatro e dello Spettacolo all’Università “La Sapienza” di Roma e dal 2001, scrive periodicamente su varie testate giornalistiche locali occupandosi di articoli di storia locale e di cultura e si occupa da sempre di cinema, fotografia e teatro. E’ da anni impegnata nella sua città, Civitavecchia, e nel comprensorio per la attività di promozione e divulgazione per la tutela del patrimonio artistico, archeologico e naturale della zona a nord della provincia di Roma. Si occupa di divulgare, prima che di scrivere, la storia di Civitavecchia attraverso periodici incontri organizzati dalle scuole elementari e la pubblicazione di saggi e articoli di storia e cultura locale su numerosi quotidiani locali. Dal 2003 al 2008 è stata referente locale dell’Associazione Nazionale per la tutela del patrimonio storico, naturalistico e ambientale Italia Nostra e dal maggio 2008 al 2012 come presidente della sezione di Civitavecchia, Allumiere, Tolfa, Santa Marinella, Ladispoli e Cerveteri, ha condotto numerose battaglie per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale di Civitavecchia. Ha ideato il format televisivo “La Memoria ritrovata-Viaggio alla scoperta della storia di Civitavecchia” per la divulgazione della storia e della cultura civitavecchiese.
“La Darsena Romana-Il porticciolo di Civitavecchia” è un testo essenziale che ripercorre in poche pagine e con uno stile semplice e leggero la storia millenaria della città attraverso le sue vicende più importanti avvenute all’interno dell’elegante quadrilatero fortificato.
In questo affascinante viaggio alla scoperta dei luoghi simbolo del porto e della città di Civitavecchia, Roberta Galletta accompagna il lettore, quasi tenendolo per mano, dagli albori della comunità locale all’epoca romana, medievale, rinascimentale fino ad arrivare, traghettata dai secoli della fine del secondo millennio che sono teatro della straordinaria vivacità della Darsena Romana, ai tragici eventi delle distruzioni belliche del 1943-44. Il porticciolo del Sangallo vive oggi una nuova stagione grazie alle tante e diverse attività, tra cui quelle legate al Circolo Nautico Civitavecchia e all’Associazione Amici della Darsena Romana Onlus che sono ricominciate proprio all’indomani di quella tragedia, facendo della Darsena Romana un concentrato di storia, un iperluogo dove si incontrano da sempre spazio e tempo in una comunità di sentimenti che è il risultato del riconoscimento di valori storici, civici, umani territoriali e ambientali della città di Civitavecchia e che devono restare patrimonio dei civitavecchiesi.
Intervista Roberta Galletta:
D:Sei una persona da sempre impegnata nel mondo della cultura, come nasce la tua passione per la scrittura?
R: L’amore per la scrittura è parte del mio essere fin da piccola e per questo terminato il liceo scientifico, ho scelto di seguire il corso di laurea in Lettere. In fase di redazione della tesi poi ho concretizzato nel 2001 quella che può essere considerata la mia più grande passione, per la mia città, Civitavecchia, scegliendo di scrivere la mia tesi di laurea in Storia del teatro sulla vita del teatro cittadino, il Teatro Traiano. Da quel momento in poi non ho mai smesso di studiare e approfondire la storia di Civitavecchia, dalle origini ai giorni nostri, passando anche attraverso la conoscenza della cultura e delle tradizioni popolari locali. Così nel tempo ho acquisito una buona conoscenza tale da farmi pensare di ideare un libro sulla storia di Civitavecchia che fosse però completamente diverso da tutti quelli che avevo già letto. Avevo infatti in mente una pubblicazione della storia di Civitavecchia alla portata di tutti, fruibile e leggera con tante immagini esplicative dei tanti argomenti trattati rispetto ai voluminosi testi sui quali io stessa avevo studiato, per promuovere la conoscenza della storia locale soprattutto tra i più giovani. Per questo ho pensato ad un testo che raccontasse la storia della mia città in modo semplice e che fosse il primo passo per far crescere quel senso di appartenenza e di partecipazione alla vita della propria comunità. Nel tempo ho così trovato la mia strada, quella della divulgazione storica attraverso la scrittura anche grazie ad una rubrica di storia locale che ho curato per due quotidiani che è piaciuta molto tanto da trasformarla in un format televisivo, “La Memoria ritrovata” andato in onda per un anno intero su un canale digitale. E proprio il successo che riscuotevano quegli appuntamenti settimanali sia cartacei che televisivi confermati da una incredibile curiosità su aspetti della storia cittadina, confermava che la cittadinanza iniziava ad appassionarsi alla storia delle origini della propria città e che i tempi erano maturi per realizzare qualcosa di importante: scrivere un libro sulla storia della mia città per fare qualcosa di concreto per la mia Civitavecchia. Avrei così realizzato la mia visione di comunità, nella quale vedevo una città diversa, fatta di persone che si incuriosivano sul passato della loro città con una forte richiesta di conoscere le proprie origini, di viverle in modo diverso e attraverso cui potevano prendere coscienza delle potenzialità straordinarie di Civitavecchia. E in quella “visione” era contemperato il cambiamento fatto di gente che dava così un futuro migliore ai propri figli attraverso uno sviluppo diverso da quello che aveva conosciuto la mia generazione.
D: “La Darsena Romana-il porticciolo di Civitavecchia” quale è stata l’importanza di preservare questa memoria storica?
R: Il titolo di questo libro potrebbe far pensare che racconta solo la storia della Darsena Romana, la parte più antica del porto di Civitavecchia. In realtà il testo nasce dall’idea di narrare tutta la storia di Civitavecchia attraverso le vicende avvenute anche all’interno della Darsena Romana nel corso di duemila anni di storia, idea nata in una insolita calda domenica di dicembre quando mi sono trovata per caso in questo luogo a pensare ad un libro sulla storia della Darsena Romana, l’angolo più affascinante del porto storico della mia città, grazie all’invito dell’Associazione “Amici della Darsena Romana” che ha sede proprio all’interno dell’antico porticciolo. Avevo saputo infatti qualche tempo prima che i diportisti civitavecchiesi stavano per essere “sfrattati” dalla Darsena Romana per “sopraggiunte necessità di sviluppo”, come avevo letto in un articolo apparso sulla stampa locale, e quella mattina volevo capire cosa stessero facendo per difendere il posto dove stavano da trent’anni da quella che sembrava una prepotenza a tutti gli effetti. Per una pura casualità, proprio in quei giorni, stavo approfondendo alcuni miei studi sul porto di Civitavecchia e, quando quella domenica sono entrata in darsena mi è sembrato di vedere per la prima volta la mia città. La sensazione che ho provato quella mattina è stata infatti la stessa e identica a tutte quelle che Civitavecchia mi ha regalato spesso, e che ancora mi dona, nel suo lasciarmi sempre senza fiato nelle occasioni in cui mi permette di scoprirla nei suoi tesori nascosti. Quello che però mi è successo quel giorno di dicembre è stato ancora più intenso e più forte di quanto accaduto anni prima, perché stavolta era amplificato dalla “scoperta” della Darsena Romana, vista per la prima volta in tutto il suo fascino grazie alle oltre cento piccole imbarcazioni che trovano da anni un sicuro ricovero, in quel sinus interior che già lo scrittore latino Rutilio Namaziano aveva conosciuto oltre millecinquecento anni fa. Tutte quelle sensazioni erano però caricate anche e soprattutto dalla rabbia per una palese ingiustizia nei confronti dei civitavecchiesi, come sempre tenuti all’oscuro di tutto ed emarginati dalle decisioni più importanti per la vita della loro città, in questo caso l’esproprio del proprio porticciolo, aggravata dal fatto che quell’associazione avevano iniziato dieci anni prima, in tempi non sospetti, una lodevole iniziativa per aiutare chi si trovava in difficoltà. Così raccontare la storia della Darsena Romana nel modo più semplice, permettendo a tutti di conoscere le straordinarie vicende di questo posto, facendolo amare dalla popolazione e farlo tornare ad essere il cuore del porto, mi sembrava la cosa più naturale da fare in quel momento per salvarlo e per proteggerlo. Perché solo conoscendo si può amare e solo amando si può difendere. La frase che ho voluto scrivere sulla copertina in basso a sinistra, “Chi conosce ama, chi ama difende” riassume il senso di tutto il libro ed è diventato il mio “mantra” che guida ormai da anni la mia vita e tutto quello che faccio.
D: Quali sono quelle parti dell’aspetto storico che descrivi nel tuo libro che hanno aspetti più universali, che possono interessare non solo ai Civitavecchiesi?
R: Scrivere un libro che non fosse la semplice rielaborazione delle altre storie di Civitavecchia ma il filtro per i concetti più difficili, spiegando i periodi storici più oscuri, dando loro un’anima e un’identità, era il mio obiettivo per andare oltre la semplice narrazione storica, usando una sorta di lente di ingrandimento e uno sguardo fresco sugli eventi più importanti, non solo per la storia locale, ma per la storia d’Italia. Con questa idea ho iniziato a rielaborare tutto quello che avevo conosciuto, durante i miei studi, sulla storia di Civitavecchia e sugli eventi più significativi che erano accaduti all’interno della Darsena Romana e sulle personalità che vi erano passate nei secoli. Volevo togliere il grigio dal volto della mia città, ridarle i suoi colori nelle loro tonalità più splendenti, come fa un pittore quando decide di usare questo o quel colore per dare più luce al suo quadro dove raffigura un paesaggio mille volte dipinto da altrettanti pittori. Avevo una mia personale tavolozza e volevo provare a raccontare la mia Civitavecchia dipingendola con colori diversi da quelli fino ad allora usati per dare luce alle vicende degli studi sul porto e sulla Darsena Romana di Civitavecchia portati avanti da due grandi artisti rinascimentali, Antonio da Sangallo e Leonardo da Vinci, dell’ospedale dei forzati, delle galere pontificie, dell’ospizio dei Cappuccini, della Scuola Marittima di Civitavecchia e della sua sezione ebraica, la Scuola del Bethar e della fabbrica del pesce, ma anche al ricordo del volto tumefatto di Civitavecchia e della Darsena Romana all’indomani dei bombardamenti del 1943-44 per far capire quanto sia importante oggi recuperare la memoria che deve restare viva per consegnare alle nuove generazioni una città migliore. La Darsena Romana è stata così, nei giorni che si susseguivano, l’oggetto di un lavoro iniziato come una scommessa, come molte cose sono nate e si sono sviluppate negli anni del dopoguerra a Civitavecchia. La scommessa aveva, e ancora ha, l’obiettivo di tutelare uno dei luoghi più straordinari della memoria della città, minacciata di essere non più l’elegante ricovero delle piccole imbarcazioni dei civitavecchiesi ma il parcheggio privato di mega yatch che, senza bussare e a fatica data la loro ingombrante e imbarazzante mole, entrerebbero dalla bocca della Darsena Romana per restarci e occupare uno dei luoghi simbolo di Civitavecchia.
D: E’ vero che ti sei “nascosta “ tra le righe del tuo libro?
R: L’idea del libro sulla Darsena Romana è arrivata in un momento di difficoltà personale, come un’àncora proprio quando ne avevo più bisogno, destinato a diventare nei mesi seguenti il mio personale sinus interior, il mio rifugio, come lo era stato per duemila anni per quanti ne avevano bisogno e la luce che avrebbe illuminato il buio in cui mi ero improvvisamente trovata. Era stato proprio in quei giorni, poi, che mi era capitato fra le mani il mio vecchio libro di storia dell’arte che, sfogliando distrattamente, mi aveva ricordato l’immagine della statua di Davide. Non quella di Michelangelo Buonarroti, con il ragazzo bello, fiero e orgoglioso, ma quella di Gianlorenzo Bernini, nella posa di massima tensione, con il corpo in torsione e con il braccio tirato per scoccare il colpo che avrebbe eliminato Golia. Ecco, era così che mi sentivo in quei giorni di dicembre, come Davide che doveva caricare il colpo e decidere l’attimo per scagliarlo contro il gigante, rappresentato dalla superficialità di chi ha sempre voluto vedere morta Civitavecchia, di chi la offende, la mortifica e la umilia in ogni possibile occasione. Io ero Davide, qualcuno mi stava dando una fionda dove dovevo mettere un sasso per scuotere la città contro quel disastro che si stava abbattendo sulla Darsena Romana e che stava prendendo, in quel momento, il sopravvento anche sulla mia vita.
D: Hai qualche nuovo libro nel cassetto che stai per pubblicare? Se si, puoi darci qualche accenno?
R: E’ ormai in fare di chiusura il libro sulla storia del teatro Traiano di Civitavecchia che prende spunto dalla mia tesi di laurea e che si è arricchito nel corso del tempo di ulteriori approfondimenti fatti anche durante gli anni post universitari quando per oltre quattro anni ho avuto la possibilità di consultare numerosi testi presenti in moltissime biblioteche teatrali di Roma e del Centro Italia. Altri due libri sono in fieri e trattano argomenti legati al mare di Civitavecchia e del suo comprensorio ma per scaramanzia non voglio rivelarne i titoli. Posso solo dire che sebbene possano sembrare così diversi tra loro in realtà sono uniti da un sottile filo rosso sia tra loro due che a quelli sulla darsena e sul teatro.
D: Le tue letture preferite?
R: Adoro la storia medievale, la storia dell’arte e in generale la storia dell’Italia dei Comuni. Mi affascinano anche le letture fantasy, in particolare quelle che richiamano proprio le ambientazioni in stile medievale italiano. Ma mi appassiona da sempre tutta la produzione di Paolo Choelo e considero “Il piccolo principe” il manifesto della mia vita, anche se il libro che mi ha davvero cambiato la vita in meglio è stato “Vivere, amare capirsi” di Leo Buscaglia, libro che ha contribuito a farmi diventare quella che sono.
D: Le tue passioni oltre la scrittura?
R: Adoro il cinema, il teatro e la fotografia che sono stati per anni al centro della mia formazione universitaria. E il mio secondo libro non sarà solo il racconto della vita teatrale a Civitavecchia ma approfondirà anche i rapporti tra lo spettacolo e la tradizione popolare legata alla storia di Civitavecchia, alla spettacolarizzazione delle sacre rappresentazioni, cercando di fondere storia, cultura e tradizione popolare. Essendo poi una sostenitrice del mens sana in corpore sano ho da sempre abbinato lo studio, la lettura e la scrittura alla pratica dello sport, in particolare il nuoto, la corsa e la bici. I miei migliori risultati intellettuali sono stati infatti raggiunti durante i periodi nei quali ero fisicamente in forma. Da studiosa di storia sono poi affascinata da tutto quello che è legato al passato, in particolare al mondo Vintage, quello degli anni Sessanta e Settanta , passione nata dal vecchio Maggiolone di famiglia di ben quarantacinque anni e perfettamente restaurato e funzionante. La passione per questa auto mi ha recentemente portato ad acquistare un’altra Volkswagen, un Maggiolino Messico di “appena” venti anni che a breve diventerà la mia auto per tutti i giorni. Infine, ultima passione in ordine di tempo: la mia moto, una Suzuki GS 500 della quale mi sono innamorata nove anni fa. Ma non escludo nel prossimo futuro di appassionarmi ad altro: mi considero “passionaria visionaria”.
D: Cos’è per te “fare cultura”?
R: Condividere le proprie conoscenze, metterle a disposizione della collettività, far circolare il sapere in modo semplice e fruibile, così da poter essere di stimolo per approfondimenti. E’ infatti con questo spirito che è nato il mio primo libro, “La Darsena Romana-Il porticciolo di Civitavecchia” . E con questo intento ho ideato nella mia città una manifestazione “Civitavecchiese, davvero, per un giorno” che settimanalmente porta a spasso i cittadini di Civitavecchia lungo quattordici percorsi che ho individuato all’interno del perimetro cittadino e dell’area portuale per scoprire e conoscere le bellezze archeologiche, monumentali e naturalistiche della mia città. In questo modo attraverso la scrittura e la divulgazione della conoscenza di quello che di buono c’è a Civitavecchia posso realizzare un’altra “visione” della città diversa da quella che per troppo tempo ha imbrigliato Civitavecchia. Credo infatti che per cambiare le cose non si debba avere paura e che sia necessario camminare insieme alle proprie idee, sogni e visioni. E lottare perchè si trasformino in realtà.
D: A Maggio il tuo libro sarà con l’Associazione Aster Academy al Salone Internazionale del Libro di Torino, cos’è per te, sia da attivista culturale sia da scrittrice, questo appuntamento editoriale internazionale?
R: Una grande occasione di incontro culturale ad altissimo livello, considerato che vi partecipano moltissimi paesi e che è diventato l’appuntamento letterario più importante d’Europa. Spero di portare con il mio libro una parte di Civitavecchia ad un evento al quale partecipo con grande emozione ed orgoglio grazie alla Aster Academy e al suo presidente Alessio Follieri che mi ha dato la possibilità di fare questa importante esperienza culturale.
“La Darsena Romana il porticciolo di Civitavecchia”
lo trovi al Salone Internazionale del Libro di Torino
Padiglione 1 Stand D64 Aster Academy International
www.asteracademy.blogspot.com