Mombello Di Torino (Piemonte) 15 aprile 2016

Il libro di Marco Salomone al Salone del Libro di Torino

Marco Salomone autore della raccolta di racconti “Come gettare il sasso in uno stagno” (Narcissus Ed) al Salone del Libro di Torino con la Aster Academy International, si racconta in un’intervista.

Marco Salomone, autore versatile, dai racconti alle poesie e in progetto un romanzo. Presidente dell’Associazione Culturale “Book Faces”, nasce a Civitavecchia nel 1963 e inizia a dare libero sfogo ai suoi pensieri durante l’adolescenza, interessandosi soprattutto di fantascienza. Da quel momento, la passione per lo scrivere non lo lascia più e, dopo aver anche attraversato un periodo a scrivere poesie, ritorna al genere che ama di più raccontare storie, ora simpatiche, ora drammatiche, che vengono finalmente raccolte per la prima volta in questo volume. Attualmente, sta lavorando al suo primo romanzo e a due nuove raccolte di racconti.
Con il suo libro “Come gettare il sasso in uno stagno” (Narcissus Ed) sarà a Maggio con la Aster Academy International, al Salone Internazionale del Libro di Torino. Il suo libro è una raccolta di racconti dove Una storia non è fatta solo di un inizio e di una fine. Ogni storia è un viaggio. C’è sempre qualcosa che la precede e qualcuno che la seguirà, oltre l’ultima parola. E, quando non puoi partire davvero, quando mancano le
mappe, ecco la fantasia. Il senso finale di mille altre storie, vere o presunte, vissute o solo raccontate e riviste poi con la fantasia. E ogni storia non è mai solo di chi la scrive. È come un sasso gettato nell’acqua. Non sai dove arriveranno i cerchi e da qualche parte laggiù, incontreranno qualcuno. E forse i cerchi non termineranno la loro corsa, continuando a cercare quel qualcuno col quale scambiare emozioni. Per questo poi tutti ci sentiamo toccati da quei cerchi, perché in fondo siamo parte di qualcuno che in realtà abbiamo solo sfiorato.

D: Raccontaci gli inizi della tua passione per la scrittura
R: Prima di tutto, bisogna considerare che le mie prime storie sono nate quando avevo circa 14 anni. Quello era un periodo durante il quale leggevo soprattutto gialli per ragazzi e fantascienza. Ero innamorato delle opere di Alfred Hitchcock e di Isaac Asimov.
Lì è nata la passione e la voglia di raccontare storie e non mi ha più abbandonato. Magari ogni tanto è diminuita, però è rimasta sempre lì, come il fuoco sotto la cenere.
Sono convinto che tutti noi, appassionati di lettura, ad un certo punto sentiamo il bisogno “fisico” di esprimerci, di mettere nero su bianco le nostre fantasie, anche per confrontarci con gli autori che siamo abituati a leggere.

D: Oggi i racconti sono un genere letterario surclassato dai romanzi, rispetto al passato oggi i racconti non godono (purtroppo) di un pubblico vasto come in passato, perché hai fatto questa scelta?
R: Diciamo che è un genere nel quale riesco ad esprimermi con naturalezza. Sono cresciuto leggendo romanzi brevi e racconti e, di conseguenza, anche il mio modo di scrivere ne è stato influenzato. Piuttosto, sono convinto che i racconti siano il modo ideale per far conoscere un nuovo scrittore. I racconti permettono più facilmente di dare ritmo all’azione, alla trama e, chiaramente, il lettore è più interessato a seguire la storia. I romanzi devono appassionare e avvinghiare il lettore dalla prima all’ultima pagina e, quindi, li ritengo molto più impegnativi. Ciò non vuol dire che non abbia l’ambizione di realizzare un romanzo, anzi…

D: Ci vuoi raccontare il tuo periodo di Marco Salomone poeta?
R:E’ stato un periodo breve, ma intenso. E ho potuto appurare che è più facile scrivere poesie quando abbiamo l’anima tormentata, quando si soffre intimamente piuttosto che quando si è felici, sereni. Un periodo durante il quale riuscivo a scrivere soltanto poesie, che mi servivano infatti esclusivamente come sfoghi personali. Ad ogni modo, sono orgoglioso delle poesie che ho scritto. Magari poche, ma buone.

D: Cosa si possono aspettare di trovare i tuoi lettori nella tua raccolta di racconti?
R:In merito a questo, devo ringraziare un amico e collega di penna. Infatti, è stato Paolo Tagliaferri a evidenziare i miei differenti modi di scrittura. Nelle mie storie si alternano toni cupi ad altri molto più solari e divertenti e devo dire mi trovo bene con tutti e due gli stili di scrittura. Infatti, i racconti capaci di strappare sorrisi (quando non addirittura risate vere e proprie!) richiamano le atmosfere delle opere di Guareschi, mentre i racconti più tenebrosi o ai confini della realtà (scusate la citazione…) hanno qualcosa che può richiamare alla mente anche King. Giudizi che non espresso io, sia chiaro, ma che mi rendono orgoglioso di quanto realizzato.
Unica eccezione, è “Verso”, l’unico racconto se vogliamo autobiografico che si distacca da tutti gli altri e che assume un tono simil-Bukowski.

D: Le tue letture preferite?
R:In questo momento leggo molti italiani. Sono un appassionato di Lucarelli e Camilleri, ma non disdegno alcun tipo di lettura. Soprattutto, grazie anche all’Associazione Culturale “Book Faces”, della quale sono presidente, ho potuto conoscere ed apprezzare molti autori esordienti. E se permettete, vorrei consigliare i libri di due quasi esordienti: “Homo Homini Virus” di Ilaria Palomba e “L’inverno del pesco in fiore” di Marco Milani.

D: C’è qualche autore particolare al quale ti ispiri?
R:Questa non è una domanda facile. Potrei dire di no, ma non sarebbe vero. Diciamo che gli influssi principali vengono dai due autori che ho citato precedentemente, ma non credo di assomigliare a nessuno dei due. E poi, onestamente, sono veramente tanti gli autori che mi piacciono. Per quanto riguarda lo stile invece, preferisco che siano i lettori a dire se somiglia a qualche autore in particolare, almeno finché non ne avrò sviluppato uno mio.

D: Ci puoi accennare qualcosa su “Verso” il tuo libro autobiografico?
R: “Verso” è l’unico racconto più autobiografico. In questo racconto ho voluto inserire alcuni sentimenti e alcuni simboli, capaci di visualizzare l’attaccamento alla gioventù e la nostra insofferenza verso il tempo che passa. E’ chiaramente una tappa per tutti, trovarsi a fare i conti con se stessi in un certo periodo della propria vita e a rimpiangere determinati periodi in cui si viveva spensierati.
Così, la Renault 4, lo stereo rigorosamente Blaupunkt a cassette, la passione per la musica di un determinato periodo diventano simboli di un passato ancora importante e al quale difficilmente si riesce a rinunciare.

D: Hai in progetto un romanzo, puoi dirci qualcosa a riguardo?
R:Questo è veramente il mio sogno nel cassetto. Più che un progetto, il mio romanzo è un’opera in costruzione, visto che l’ho iniziato nel 2009 e che va avanti a strattoni. Considera che di certo non sono uno che scrive per vivere, casomai il contrario. Mettici gli impegni, il lavoro, la famiglia, tutte quelle attività che ritardano lo scrivere e capirai che non è facile, almeno per me, proseguire nella stesura del romanzo. Ho anche altri progetti pronti da tirare fuori dal cassetto, ma chiaramente vorrei veder realizzato prima questo mio sogno. E considerato a che punto sono arrivato con la storia, sono convinto che ormai manchi veramente poco per vederlo concluso e, successivamente, darlo alle stampe.

D: Con la Aster Academy il tuo libro “Come gettare il sasso in uno stagno” sarà a Maggio all’edizione 2016 del Salone Internazionale del Libro di Torino, cos’è per te questa manifestazione a livello editoriale italiano?
R: Innanzi tutto, devo ringraziare la Aster Academy per aver dato a me e ai miei colleghi scrittori questa fantastica opportunità. Il Salone per me rappresenta un viaggio alla scoperta di un mondo meraviglioso. Io non cerco l’opportunità di mettermi in mostra, tutt’altro. Quindi, considero la mia partecipazione al Salone del Libro come la possibilità di scoprire ancora più a fondo il mondo della letteratura, in modo da potermi confrontare con altri autori e, chiaramente, poter crescere personalmente e come scrittore.

www.asteracademy.blogspot.com