Come in un prisma colorato, dalle mille sfaccettature, l’Enrico IV di Pirandello, interpretato magistralmente dall’istrionico e amletico Franco Branciaroli mostra sin dall’inizio una realtà frammentata: bugie, falsi legami trovano forma nello spazio scenico concepito da Margherita Palli come un insieme di marchingegni teatrali (pedane, scalini, “vuoti perimetri”), quasi a voler richiamare la mente complessa dell’uomo moderno, intrappolato nel soffocante dualismo “tra la maschera che indossa per la società e il vero io”. Tutto ha inizio con un antefatto: un uomo cade da cavallo e sviene mentre, in occasione di un ballo in maschera è travestito da Enrico IV. Lo shock gli fa perdere il senno, per cui si risveglia convinto di essere davvero il sovrano. ”. Cosa nascondono dunque i vuoti e i pieni della scena se non la tragicomica spoglia di personaggi fragili come La Marchesa Matilde Spinosa (Viola Pornaro) o il losco consorte, il Barone Tito Belcredi (Giorgio Lanza), aggrappati come mummie ai loro specchi per vent’anni quasi e ora “attori” per la seconda volta di un delitto ai danni dello stesso pover’uomo, “senza nome”. Complice dell’inganno è il Dottor Dioniso Genoni (Antonio Zanoletti) che propone vent’anni dopo l’incidente di ricostruire lo stesso ambiente di allora con la speranza di liberare “il paziente” dalla presunta follia. Risulterà devastante per tutti scoprire che Enrico IV ha recitato a lungo il ruolo dell’Imperatore per tutto il tempo, solo per difendersi da una realtà inaccettabile “questa così triste e squallida, qui quando riaprii gli occhi, rivestirmela subito, meglio di tutti i colori, gli splendori di quella festa di carnevale di quando voi trionfaste… Quella famosa antica mascherata che fu per voi non per me, la burla di un giorno, perché non fosse più una burla no, ma una realtà…la realtà di una vera pazzia” (Enrico IV, cit.). Nell’incanto disperato del “teatro nel teatro”, sotto le luci fantasmagoriche di Gigi Saccomandi c’è uno spiraglio di luce “fioca” nella luna che illumina l’imperatore e i suoi sudditi accanto alla “lampa”. Enrico IV mette via la corona per pochi istanti e confessa ai tre finti consiglieri, Lolo (Sebastiano Bottari), Franco (Mattia Sartoni) e Fino (Andrea Carabelli) la verità sul suo conto. I tre poveracci fanno presto a spifferare tutto al resto della banda: il giovane Carlo di Nolli (Tommaso Cardarelli) e Frida, della quale Enrico IV è segretamente attratto ( se non altro perché gli ricorda il volto giovane della Marchesa Matilde Spinosa, sua madre). L’imperatore, nel tentativo disperato di stringerla a se viene aggredito da Tito Belcredi, suo padre e finisce per accoltellarlo senza pietà, uccidendolo. È da qui in poi che Enrico IV fa il suo ritorno definitivo al passato. Salta suo bel cavalluccio (giostra) nell’eterno gioco tra l’essere e l’apparire.
L’Enrico IV di Branciaroli come un “pupo” sulla giostra
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