” Vorrei essere ricordato come cantante lirico”, queste le ultime parole del grande tenore che fu Luciano Pavarotti e ieri sera all’Arena di Verona hanno fatto di tutto perché questo ultimo desiderio del tenorissimo venisse ignorato.
Una scorribanda di cantanti all’interno di uno dei templi della lirica mondiale che poco avevano a che fare con il Pavarotti tenore, e forse molto invece col Pavarotti di fine carriera che ” consigliato ” ha cercato di tenere legata la sua immagine alla TV, alla stampa mondiale, e quindi al grande pubblico che in realtà lo ha consacrato nel tempo il nuovo ” Caruso “.
C’è da chiedersi : ma aveva bisogno di tutto ciò la voce di tenore più bella in assoluto ( insieme a quella di Giuseppe di Stefano ) ormai nell’Olimpo degli dei della lirica ?
Qualcuno dirà : certo! È merito del Pavarotti and friends che ha permesso a Luciano di essere conosciuto dalle masse e quindi dal grande pubblico altrimenti sarebbe rimasto un cantante di nicchia, un tenore per intenditori come all’epoca lo fu prima di lui Caruso. Non sono d’accordo. Assolutamente no. Il tenorissimo deve la sua fama ai concertoni in tutto il mondo dove instancabilmente per ore regalava interpretazioni delle più belle pagine dell’Opera, e ricordiamoci che è stato l’unico ad affrontare folle oceaniche con i suoi concerti, senza mai risparmiarsi, cantando sempre tutto in tono e soprattutto esibendo fino alla fine della sua vita, voce magicamente intatta e acuti in tasca.
Ma parliamo della serata commemorativa del suo decennale ieri sera all’Arena di Verona; c’erano tutti,vero, tutti, tranne i suoi amici, quelli veri, quelli che lo hanno affiancato fino a quando è diventato Big Luciano. Non c’era Leone Magiera che è stato suo pianista, mentore, direttore nonché intimo amico fin dai suoi esordi; non c’era Mirella Freni, sorella di latte, e partner di Luciano di serate memorabili che difficilmente potranno essere cancellate dalle tavole dei palcoscenici della Scala o del Met. Non c’era ovviamente colei che realmente ha fatto del figlio del fornaio di Modena il più grande tenore del mondo e parlo della sua prima moglie, Adua Veroni. Qualcuno si è chiesto se vi fossero gli amici di sempre, quelli con cui l’uomo e non il tenore raccontava barzellette in dialetto, giocava a briscola, o cucinava montagne di spaghetti. In compenso però si dirà, che c’era Il Volo, Massimo Ranieri, Fiorella Mannoia, Alex del Piero, Giorgia, Zucchero, Nek, che si sono succeduti raccontando di come il nostro big Luciano fosse tutto humor e spaghetti.
La parata pop al completo, ma non si stava commemorando il decennale della scomparsa del più grande tenore del mondo?
Sicuramente, infatti non è mancata la parte ” lirica” con Placido Domingo ( che abbiamo per l’occasione ascoltato di nuovo in versione tenorile…. non che abbia mai cambiato ), e Jose Carreras come due spettri a ricordarci che al concerto di Caracalla c’erano anche loro, una stranissima Angela Gheorghiou e Andrea Bocelli in collegamento da Roma che ha voluto omaggiare il grande tenore con l’aria dei nove do dalla figlia del reggimento di Gaetano Donizetti ( onore al merito ). Ma c’era anche Vittorio Grigolo che ha cantato prima ” E lucevan le stelle” e poi una romanza scritta da Nicola Piovani dedicata a Pavarotti a fine show.
Un omaggio vero, insomma degno di un tenore del calibro di big Luciano però lo abbiamo avuto: Francesco Meli che canta ” Una furtiva lagrima” dall’Elisir d’amore di Donizetti; una vera ovazione per lui, l’unica della serata, meritata, anzi più che meritata perché il tenore genovese canta bene, con gusto, con eleganza e diciamocela tutta, il timbro della voce è magnifico.
Ancora un omaggio a Pavarotti da un gruppetto di giovani cantanti, tre tenori e tre soprani ( che mai hanno avuto a che fare con Luciano e che dovrebbero farci ricordare quanto il Maestro amasse insegnare e soprattutto il suo amore per il suono bello, chiaro, morbido, suadente, libero, intonatissimo ), per ragioni che giungono a noi ignote ma note alla Pavarotti Fondation gestito dalla Signora Mantovani, si sono esibiti in Libiamo nei lieti calici da La Traviata di Giuseppe Verdi, dove non è mancata qualche stecchina e qualche ” fuori tempo ” per non parlare poi degli urli che si sono succeduti in seguito in O sole mio.
Caro Luciano, da lassù noi lo si sa che continui a sorridere perché la tua generosità è leggenda così come leggenda rimarrà la tua voce nei secoli, come la Callas, Mozart, Beethoven…….
OR.