“Gli assi dell’aviazione nella grande guerra” è il titolo di una giornata di studi che avrà luogo giovedì 17 marzo, a partire dalle ore 17,00 presso la saletta conferenza della Chiesa di San Giorgio (entrata via Giudecca, inizio tapis roulant) di Reggio Calabria. Tale appuntamento rientra nel programma “Il centenario della grande guerra” organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà” e che per la valenza ed i contenuti ha ricevuto l’Alto Patrocinio dell’Ambasciata d’Austria, della Repubblica Ceca, della Repubblica Slovacca, dell’Ambasciata di Ungheria. Il tema affrontato dal sodalizio culturale reggino propone un nuovo aspetto della prima guerra mondiale e l’uso dell’areo durante tale conflitto rappresenta una delle innovazioni introdotte in tali scenari dalle parti belligeranti. C’è da evidenziare che in un primo momento tale “novità” non era ben vista dagli alti ranghi militari, alquanto scettici all’utilizzo della nuova arma, in quanto ancora ancorati ai precedenti sistemi utilizzati per la strategia quali ad esempio l’uso degli aerostati. Tali atteggiamenti mutarono quando si comprese la velocità che tale strumento permetteva di conoscere in breve tempo la disposizione degli eserciti avversari, quindi il suo impiego come strumento strategico che tattico e nel contempo avere un quadro dettagliato delle strutture e delle relative ubicazioni delle linee delle trincee avversarie. Durante l’arco di tempo che interessò le varie operazioni belliche della grande guerra (1914-1918) si è assistito ad un cambiamento nell’utilizzo di tali mezzi. Inizialmente vennero utilizzati i dirigibili, poi l’uso dei primi ricognitori, successivamente i piloti disponevano di armi individuali per fronteggiare il nemico, lanciando anche delle bombe contro le truppe di terra avversarie. C’è anche da evidenziare che durante il primo anno delle ostilità venne tenuto conto di quanto stabilito nella Convenzione dell’Aja del 1907 (art. 25: “È vietato attaccare o bombardare, con qualsiasi mezzo, città, villaggi, abitazioni o edifizi che non siano difesi”), e quindi non si svolsero azioni di bombardamento su obiettivi civili e centri abitati. Il primo esempio storicizzato è il bombardamento quello avvenuto il 19 gennaio del 1915 su alcuni centri inglesi. A riguardo gli aspetti tecnici degli aerei vennero attuati vari accorgimenti per migliorare le operazioni di volo e si ebbe una rapida evoluzione tecnologica, giungendo all’inserimento di una mitragliatrice sincronizzata. L’uso degli aerei viene impiegato in diversi momenti delle ostilità della prima guerra mondiale, come ad esempio la sanguinosa battaglia di Verdun (21 febbraio – 19 dicembre 1916) , ma anche dei diversi duelli nei cieli dai vari fronti della grande guerra che videro la nascita di una nuova figura, quella del mito degli aviatori. Cavalieri solitari dell’aria che a seguito dei risultati dei duelli epici con i piloti nemici diedero inizio all’epopea conosciuta con l’appellativo di “Assi dell’aviazione”. Con tale acronimo si indicavano quei piloti che avevano abbattuto più di cinque aerei nemici. Tra i nomi più celebrati di tale letteratura troviamo il tedesco Manfred von Richtofen, soprannominato “l’Asso degli Assi” e “Barone Rosso”, appellativo datogli per aver abbattuto 80 velivoli tra il 1914 ed il 1918. In Italia le gesta più famose furono quelle di Francesco Baracca (medaglia d’oro al Valore Militare), Fulco Ruffo di Calabria. Questi quindi alcune delle cifre che saranno oggetto della conversazione, coordinata da Gianni Aiello (presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”), presenzierà in qualità di relatore Alberto Cafarelli, socio del sodalizio organizzatore.
I CAVALIERI DELL’ARIA
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