Mombello Di Torino (Piemonte) 04 maggio 2016

Oltre 2000 tifosi rendono Omaggio al Grande Torino.Il Video

Il 4 maggio 1949 era una giornata di nebbia, pioggia, vento e successivamente il silenzio.

L ‘aeroplano che riportava a Torino la più bella squadra di calcio d’Italia si era da poco schiantato a Superga.
In lontananza c’è chi vede ancora un rossastro che illumina le muraglie della Basilica di Superga.
Lo spaventoso disastro è successo alle 17:05. Superga era avvolta in una fitta nebbia. A 30 metri non si vedeva niente questo riportavano le cronache di allora.

La pioggia, una violenta pioggia quasi da temporale scintillava scrosciano contro i vetri, poi, dal silenzio usciva poco a poco un rombo, quando un aeroplano sì schiantò.

Successivamente, dunque … Tutti a dire non è vero! Non è vero! A poche ore dall’impatto tutti i torinesi, diciamo gli italiani, hanno appresso e conosciuto nella sua selvaggia crudeltà la tragedia di Superga.

I fatti di allora scrivevano, che pochi minuti prima della tragedia il marconista del campo di Torino in collegamento radio col collega a bordo dell’apparecchio ha scambiato con lui brevi messaggi. L’aereo – un 212 Fiat trimotore – gli avrebbe richiesto l’orientamento comunicando di trovarsi in mezzo a una formazione temporalesca a 2000 metri di quota. Poco dopo l’aeroplano si frantumava contro il pianterreno di Superga. Possibile che in così breve tempo, tenendo conto della visibilità che avrebbe dovuto consigliare prudenza, l’aereo fosse disceso di quasi 1300 metri? E’ sorto così il dubbio che l’altimetro si sia bloccato e che quindi il pilota, convinto di essere sempre a una quota notevole, non dubitasse minimamente del tremendo pericolo a cui andava incontro. C’è qualcuno che assicura di aver rintracciato il cruscotto e visto il quadrante dell’altimetro. Secondo questa testimonianza non ancora controllabile, la lancetta è ferma e punta a quota 2000. Se ciò fosse vero, sarebbe trovato il motivo principale del disastro.

Alle 17:02 la richiesta del bollettino metereologico: “Nebulosità intensa, raffiche di pioggia, visibilità scarsa, nubi 500 metri”.
Ore 17:03 ultimo messaggio: “Ok. Arriviamo”.
Ore 17:03. L’aereo trasmette: “Ricevuto, sta bene, grazie mille”. E’ l’ultimo messaggio.
A quei tempi il Torino era una delle poche squadre a muoversi in aereo per le trasferte più lontane, anche se la maggioranza dei giocatori e soprattutto l’allenatore Ferrero non erano contenti, perché avevano paura. Ma c’era anche una ragione: viaggiare in aereo voleva dire arrivare meno stanchi, ma dava anche un’immagine di società dinamica ed evoluta.

Si è celebrata anche questo pomeriggio nella Basilica di Superga di Torino la ricorrenza del 4 maggio giorno dedicato al GRANDE TORINO GLI INVINCIBILI nel ricordo di tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per l’ideale di calcio e un profondo senso del dovere verso chi ama questo sport.

La cerimonia di commemorazione dei caduti del TORINO, si ripete oramai da 67 anni per sottolineare sempre più, il profondo legame e gratitudine per chi ha contribuito a non porre mai fine al calcio di ieri e di oggi.

A celebrare la messa Don Riccardo Robella.

Presente il Torino al gran completo dal presidente Cairo a mister Ventura, poi in un corteo silenzioso tutti i giocatori per rendere omaggio ai colleghi che ancora vivono in tutti i tifosi granata anche oggi presenti in oltre 2000 e tanti ex giocatori: Rampanti, Pallavicini Comi Cereser, la Signora Maroso.