Trieste (Friuli-Venezia Giulia) 13 novembre 2016

Trieste: Escursione dell’UCIIM e della FARiT

Complice una giornata tiepida e soleggiata, anche quella di domenica scorsa, 13 novembre, è stata un’escursione piacevole e di soddisfazione: guidata dall’infaticabile prof. Elio Polli e organizzata, come da tradizione, dalla FARiT in collaborazione con UCIIM Triste, la “passeggiata” ha consentito ai partecipanti di conoscere sia sotto il profilo naturalistico-geologico che storico- antropico una zona poco esplorata del Carso isontino.
Alla partenza, in località Fogliano, in un’aiuola, una prima sorpresa: un’inedita fioritura di un echinops, ovvero di un “cardo coccodrillo”, specie assolutamente rara nella zona, con la sua caratteristica infiorescenza azzurra “a palla”. Un’affascinante sorpresa anche a fine escursione: un piccolissimo borgo rurale, silenzioso e raccolto, con tanto di pozzo, mascherone apotropaico, case in pietra ormai prese in possesso da animali da cortile tra cui anatre e caprette, e cancelli in ferro battuto sui cui pilastri in pietra sono stati appesi reperti bellici e trofei di caccia vicino a strumenti da lavoro: un luogo adesso silenzioso ed isolato ma ricco di storia, se non altro per essere stato teatro di guerra e luogo frequentato anche dal poeta Ungaretti che qui combatté e compose le sue più toccanti e sofferte liriche. A lui è stato di recente dedicato il vicino parco.
Tra le due sorprese, la principale meta dell’escursione, ovvero la visita ad un’insolita emergenza: il “sass de san Belin” ovvero il magalite che in epoca pre-celtica potrebbe essere stato dedicato al dio Beleno, il dio “splendente”, lo sposo di Belisama, dea della Luna, protettore del bestiame e particolarmente venerato nella zona di Aquileia. Il grande monolite, che qualcuno dice essere di origine naturale ed altri frutto del lavoro di uno scalpellino aquileiese che vi volle raffigurare se pur rozzamente il volto del dio, è comunque interessante e misterioso sia sotto il profilo geologico (pare che nelle sue spaccature vi siano differenze di campi magnetici per cui a detta di qualcuno la permanenza nelle sue vicinanze porterebbe benessere fisico), che quello storico: si tratterebbe appunto di un altare pagano su cui i Celti celebravano i loro riti, anche cruenti. Certamente, leggende a parte, si tratta di un’emersione calcarea davvero imponente, di oltre 3 metri dalla cui sommità, dove si trovano anche campi solcati e vasche di corrosione, si domina tutta la piana sottostante. Rimasto inaccessibile per decenni in quanto coperto dagli arbusti da cui è stata colonizzata la landa carsica, il Sass è stato di recente riportato alla luce con un ciclopico lavoro di pulizia da un innamorato della zona, Luciano Visintin, il cosiddetto “Cianela” che negli anni ha anche allestito un agevole percorso che consente ai visitatori di ammirare il monolite in tutta la sua maestosità. Il mitico e pittoresco “Cianela” che il gruppo, per una fortunata combinazione, è riuscito ad incontrare e che si è subito volentieri fermato per una piacevolissima conversazione in cui ha illustrato non solo le tappe del lavoro che lo ha impegnato per decine di anni, ma anche il suo progetto di rilancio, anche turistico, della zona.
Salutato Cianela, a completare la visita, ancora due tappe. Alla Magyar Kapolna, la Cappella Ungherese, eretta a ricordo degli Ungheresi caduti nella difesa dell’altopiano di Doberdò, e all’imponente cippo Corridoni, alto 23 metri, che commemora la Medaglia d’Oro Filippo Corridoni, caduto della Grande Guerra durante la difesa della trincea delle Frasche, eretto quale ideale pendant del Sacrario di Redipuglia.
Il tutto nella rustica cornice di un ambiente carsico pietroso ma ancora verdeggiante, romanticamente illuminato dalle luminose macchie rosse e gialle dei cespugli di sommaco (scotani) autunnali. (Marina Del Fabbro)