Trieste (Friuli-Venezia Giulia) 01 febbraio 2015

Trieste: Escursione nel Carso triestino dell’UCIIM

Ricca, piacevole ed interessante sia sotto l’aspetto naturalistico che storico anche la seconda escursione proposta domenica scorsa, 1. febbraio, dalla FARiT in collaborazione con UCIIM.
Guida d’eccezione, anche questa volta, il prof. Elio Polli che ha guidato la comitiva alla riscoperta del “Monte”, ovvero il promontorio alle spalle del Villaggio del Pescatore lungo un agevole ed originale percorso ad anello.
Già da subito, salite le poche decine di metri della “scala”, è stato possibile godere di un ampio panorama sul Villaggio stesso, il porticciolo ed il mare. Interessante l’aspetto della vegetazione in quanto sul promontorio, per le particolari condizioni climatiche, la macchia mediterranea di terebinti, lecci, filliree, coesiste con la classica flora carsica caratterizzata da roverelle, carpini, cornioli, ornielli. E sull’isoletta situata lungo la sponda sinistra del ramo III del Timavo si sono potuti vedere esemplari decisamente notevoli di Cipressi calvi (Taxodium distichum), detti così in quanto decidui, con i caratteristici pneumatofori, tubercoli radicali affioranti dal suolo che svolgono funzione di ossigenazione, e garantiscono l’apporto di ossigeno alle parti sommerse anche in periodi di allagamento del terreno.
Ma la località è interessante anche dal punto di vista storico: durante l’escursione si sono potute vedere opere difensive risalenti ad entrambe la guerre mondiali: trincee, caverne artificiali protette da paraschegge, una postazione antiaerea, ed un singolare bunker, del tipo Tobruk. All’epoca romana invece risale una strada lastricata in pietra su cui sono ancora visibili alcune parti segnate da profondi solchi carrai e i ruderi del Castel Pucino, risalente al I sec. a. C., che la leggenda dice essere stato per un periodo residenza invernale di Attila.
Lungo il percorso, come consueto nel Carso, si sono potute vedere le caratteristiche “grize”, cioè distese di detriti, risultato dell’estremo disfacimento dei campi solcati, e le kamenitze”, vaschette di corrosione in cui si raccoglie l’acqua piovana, ed anche tre marcati solchi, originatisi a seguito di una serie di faglie parallele. Tutta la zona, coperta da una folta vegetazione di scotano, si presentava spoglia, ma in autunno si colora di vivacissimi giallo, arancione e rosso che spiccano sul bianco della pietra carsica. (Marina Del Fabbro)