Roma (Lazio) 12 novembre 2018

Referendum Atac, chi l’ha mai vista la liberalizzazione in Italia?

Nel referendum proposto dai radicali non c’è un atteggiamento punitivo nei confronti dell’Atac, anzi. C’è la presa d’atto che a Roma, e in tutta Italia, i disastrati trasporti locali hanno bisogno di nuove regole, responsabilizzanti, per il rilancio del trasporto pubblico. Il Tpl ha bisogno di imprese vere di trasporti (pubbliche o private) e non di cinghie di trasmissione del consenso attraverso metodi consociativi e clientelari. Fare le gare per l’affidamento del servizio dove è gestito in monopolio per le imprese pubbliche significherebbe rompere con un passato che è stato teatro di malagestione, illegalità, nessuna trasparenza, alti costi, inefficienze che alla fine hanno penalizzato i cittadini e le casse pubbliche (disservizi, uso smodato dell’automobile, inquinamento e congestione e incidenti in città). Fare le gare anche dove c’è una gestione di privati garantita significherebbe svegliare imprese che, pur non avendo i problemi di bilancio dell’Atac o di altre aziende pubbliche, dormono sonni tranquilli visti i robusti contributi pubblici assicurati, senza che ci siano particolari richieste di miglioramento della qualità dei servizi. Basta vedere i diversi approcci di imprese straniere come la pubblica “Arriva”, di proprietà delle Ferrovie tedesche, ai loro servizi offerti in Italia e in altri Paesi europei.