Nel referendum proposto dai radicali non c’è un atteggiamento punitivo nei confronti dell’Atac, anzi. C’è la presa d’atto che a Roma, e in tutta Italia, i disastrati trasporti locali hanno bisogno di nuove regole, responsabilizzanti, per il rilancio del trasporto pubblico. Il Tpl ha bisogno di imprese vere di trasporti (pubbliche o private) e non di cinghie di trasmissione del consenso attraverso metodi consociativi e clientelari. Fare le gare per l’affidamento del servizio dove è gestito in monopolio per le imprese pubbliche significherebbe rompere con un passato che è stato teatro di malagestione, illegalità, nessuna trasparenza, alti costi, inefficienze che alla fine hanno penalizzato i cittadini e le casse pubbliche (disservizi, uso smodato dell’automobile, inquinamento e congestione e incidenti in città). Fare le gare anche dove c’è una gestione di privati garantita significherebbe svegliare imprese che, pur non avendo i problemi di bilancio dell’Atac o di altre aziende pubbliche, dormono sonni tranquilli visti i robusti contributi pubblici assicurati, senza che ci siano particolari richieste di miglioramento della qualità dei servizi. Basta vedere i diversi approcci di imprese straniere come la pubblica “Arriva”, di proprietà delle Ferrovie tedesche, ai loro servizi offerti in Italia e in altri Paesi europei.
Referendum Atac, chi l’ha mai vista la liberalizzazione in Italia?
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