Giustamente si chiama “Napoli mia” questa raccolta di immagini di Augusto De Luca fotografo napoletano.
Michele Bonuomo la presenta citando Walter Benjamin: “non si puo’ raccontare la propria citta’ senza intraprendere un viaggio nel tempo anzichè nello spazio. La Napoli di Augusto De Luca è una metropoli vuota, una citta’ senza presente pericolosamente sospesa tra passato e futuro quasi un luogo simbolico di un moderno e raggelante smarrimento. Ricordo che quando chiesi a Andy Warhol quali ti sembrano i segni forti di Napoli, rispose senza esitare: il Vesuvio e la Pizza. Uno straniero nella citta’ è sempre impressionato dall’esotico, dal pittoresco, dal colore; De Luca sente invece Napoli da nativo, in bianco e nero. Le voci dei vicoli, la napoletanita’ rumorosa affogano in un mare di pietra in cui il fotografo insegue il SILENZIO come il capitano Achab, Moby Dik la balena bianca, per catturarlo, e naturalmente ne resta catturato come sempre capita ai napoletani che guardano alla loro citta’ da lontano con lo sguardo freddo e l’animo traboccante d’ amore. MICHELE SANTORO
Le immagini di questo suo ultimo libro, presentate in due diversi formati, in cui ha saputo condensare spazi, forme e colori, sono un’ ulteriore conferma della bravura di questo inconfondibile mago dell’ obiettivo. “Napoli mia” ricco di forme geometriche, di sapienti chiaro-scuri che emanano una luce molto particolare, denso di un’ eloquenza allegra e pacata, è per me da guardare e da leggere. MILA STANIC
Anche queste immagini rivelano il sapiente controllo della strutturazione formale dell’immagine (magari qui ancora piu’ profondamente organizzata) e una ispirazione decisamente metaforica. Pare quasi che il fotografo sia montato sulla macchina del tempo ed abbia raggiunto un’epoca, non so dire se di ieri, di oggi, o di domani. LANFRANCO COLOMBO