Vercelli (Piemonte) 01 febbraio 2019

Massimo Paracchini in “Sei sfumature di riso”

Alcune opere di Massimo Paracchini sul tema della campagna vercellese vengono inserite come illustrazione del libro intitolato “Sei sfumature di riso” a cura di Paola Bernascone Cappi, Agostino Gabotti e Pier Luigi Pensotti, edizioni Effedì. Il libro abbina in modo sapiente gastronomia, cultura e arte, tre elementi che caratterizzano la città e il territorio vercellese, alla ricerca di tradizioni e di sapori autentici, con la presentazione di ricette storiche, filo conduttore dell’opera è il colore che è parte integrante della nostra vita ed ha un forte legame anche con il cibo.

Opere di Massimo Paracchini inserite nel libro

1) Titolo: Free Sprinkling Overflowing e Sparkling in Kromohypnosis su mondine nei movimenti iperdimensionali dell’Universo.

Commento

Non posso non vederci lavoro, fatica, sofferenza, ma anche amicizia, gioia e poi sullo sfondo un campanile, simbolo di fede e poco sopra il sole, il Creato: Massimo Paracchini ha il grande dono di offrirci delle opere particolarmente originali, ciascuna sono un capitolo compiuto di un percorso che si sta facendo straordinario e poi aggiunge dei particolari che diventano irrinunciabili, come il campanile che ricorda nel significato quello dipinto da Giovanni Segantini in “Ave Maria a trasbordo”, se non ci fossero i particolari nulla sarebbe come sembra…..

2) Titolo: Free Sprinkling Overflowing e Sparkling in Kromotrance su risaia nei movimenti iperellittici e iperdimensionali dell’Universo

Commento

“Free Sprinkling Overflowing e Sparkling in Kromotrance su risaia nei movimenti iperellittici e iperdimensionali dell’Universo”: credo che nessun pittore dia titoli tanto particolari alle sue opere ma Massimo Paracchini è straordinariamente originale anche in questo e il titolo diventa parte del quadro che sembra essere un concentrato di energia, un’incredibile energia fatta di contrasti imprevisti e di forze prodigiose in un movimento vorticoso che ha al centro l’unica figura che manca, l’uomo.

Commenti di Pier Luigi Pensotti