di Antonella Pederiva
Arriva alla discoteca Border Point di San Donato in Collina, alle porte di Firenze, con famiglia al seguito, moglie, due figli giovanissimi. La più piccola, tredicenne, ha i capelli neri, lisci e lunghi come lui. Non ha mai cambiato look, Agostino Presta, DJ Ago; come un novello Sansone, forse l’energia prorompente e la carica vitale che lo anima, vuoi vedere che gli arriva proprio dai capelli? La stretta di mano è forte, cordiale, il sorriso aperto, sincero. Non ha perso il suo accento calabrese, Ago, nonostante ormai sia toscano d’adozione praticamente da una vita. E’ un fiume in piena mentre si racconta al microfono. Davanti alla telecamera o dietro, l’atteggiamento non cambia, non finge, non si atteggia. Uomo reale, non artefatto, diretto, schietto, senza peli sulla lingua né timori. Parla della sua carriera, parla degli esordi, parla della musica, la sua vita, manda un messaggio ai giovani e racconta della sua fede buddista, una fede mai nascosta, praticata, sentita. “Credere in qualcosa, non importa in cosa, ma credere”. Vigile, indagatore, Ago non perde un movimento, saluta gli amici, interrompe i discorsi, va ad abbracciare i fan, mi chiama per una foto, ritorna. Sicuramente un personaggio. E non può essere altrimenti, visti gli anni in cui surfa sulla cresta dell’onda. La mediocrità non resiste ai cambiamenti, non si impone, non passa indenne attraverso mezzo secolo di storia. Guardarlo lavorare è uno spettacolo nello spettacolo, tra le sue dita nervose la musica diventa magia, il sudore sulla fronte testimonia la passione, il cuore. Non basta una collezione di dischi per fare un DJ, non bastano i vinili, con i quali Ago fa rivivere un passato ridondante gloria, ci vuole talento, ci vuole sentimento, ci vuole Agostino Presta.