Gli esperti della Polizia Scientifica, gli storici dell’arte del Palladio Museum e i tecnici della Soprintendenza hanno ricostruito insieme il volto del Palladio. Il caso nasce perché non esiste un ritratto ufficiale di Palladio. Per colmare questa mancanza, nel corso del Settecento sono stati proposti innumerevoli ritratti dell’architetto, anche molto diversi fra loro: gli inglesi nel 1716 lo hanno proposto giovane e senza barba, oppure altrettanto giovane e con i baffi, i vicentini nel 1733 hanno replicato con un Palladio più anziano e calvo. Per la mostra “Andrea Palladio. Il mistero del volto”, aperta al Palladio Museum di Vicenza fino al 18 giugno, sono stati individuati dodici ritratti ritenuti di Palladio, sparsi in due continenti. “Il Palladio Museum e la Soprintendenza di Verona – racconta Guido Beltramini, curatore della mostra – hanno chiesto aiuto al Servizio di Polizia Scientifica della Polizia di Stato per scrivere finalmente la parola fine su quasi trecento anni di dispute sul volto di Palladio: da quando cioè gli inglesi nel 1716 si sono “inventati” un falso Palladio dipinto da Paolo Veronese. E’ stato un affascinante incontro fra scienze forensi e storia dell’arte, dove ognuno ha cercato di dare il meglio di sé.” L’allestimento della mostra, progettato da Alessandro Scandurra, restituisce efficacemente l’atmosfera di una detective-story: accanto ad ogni dipinto il visitatore trova dei tavoli luminosi in cui sono presentati i “reperti” dell’indagine: radiografie dei quadri, sezioni stratigrafiche che evidenziano la successione delle pellicole pittoriche, antiche fotografie, documenti. È così possibile verificare le ipotesi proposte in mostra e ritrovare il “proprio” Palladio.
La polizia scientifica ricostruisce il volto del Palladio
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