India, Paese estero 28 aprile 2016

Greenpeace in azione per fermare la pesca distruttiva

La nave Esperanza di Greenpeace ha raggiunto l’Oceano Indiano dove è impegnata in una spedizione pacifica per fermare le pratiche di pesca insostenibili di Thai Union, il colosso mondiale del tonno in scatola, proprietario anche del marchio italiano Mareblu. Alcune popolazioni di tonno dell’Oceano Indiano, come il ben noto tonno pinna gialla, sono ormai sull’orlo del collasso a causa di una pesca eccessiva e distruttiva. Greenpeace ha perciò deciso di entrare in azione per rimuovere dalle aree di pesca quegli attrezzi che stanno svuotando i nostri oceani. Partita solo una settimana fa dal Madagascar, l’Esperanza ha già rimosso e inattivato diversi sistemi di aggregazione per pesci, i famigerati FAD, usati da pescherecci che riforniscono Mareblu e altri marchi del colosso Thai Union. «In tutto il mondo centinaia di migliaia di persone si sono unite a Greenpeace per chiedere a Thai Union, e a tutti i suoi marchi, di eliminare dalle filiere questi sistemi di pesca distruttivi. Thai Union ha fatto qualche passo nella giusta direzione ma è ancora molto lontana dal garantire quella sostenibilità che tanto pubblicizza», dichiara Giorgia Monti, responsabile della Campagna Mare per Greenpeace Italia. «Mareblu continua a tradire la nostra fiducia usando metodi di pesca distruttivi come quelli che stiamo documentando nell’Oceano Indiano, in barba agli impegni presi per diventare 100% sostenibile entro la fine dell’anno. Per questo abbiamo deciso di agire e fermare una pesca che saccheggia il mare per un pugno di scatolette».