I massacri delle foibe e l’esodo dalmata-giuliano sono una triste conseguenza della fine della seconda guerra mondiale. La prima ondata di violenza si verificò a seguito dell’armistizio di Cassibile (Siracusa), quando nell’area dell’Istria si verficarono i primi fatti di sangue che sfociarono in fasi successive in una serie di eccidi. Tale spirale di violenza risulta, purtroppo, una conseguenza, anche se non giustificabile, alla repressione nei confronti delle popolazioni slave, prima della fine delle ostilità del secondo conflitto mondiale. Ogni 10 febbraio viene commemorato il ricordo di quelle migliaia di istriani e triestini, italiani ma anche slavi, antifascisti e fascisti che vennero giustiziati e gettati nelle cavità rocciose dell’altopiano del Carso, tristemente conosciute come Foìbe. La Giornata del Ricordo commemora anche l’esodo giuliano-dalmata ed il dramma umano e sociale scaturito da quelle tristi vicende. A tal riguardo sono state catalogate circa 1700 aree, ma il numero di quei morti non è quantificabile, secondo alcune stime esso supererebbe le dieci mila unità. Tra le vittime innocenti figurano anche diversi reggini, sia essi civili che militari. Tra le tante vittime vi furono anche dei reggini, anche se di molti non si hanno notizie, ne risultano presenti iscritti in tali tristi elenchi. Il Circolo Culturale “L’Agorà” con questo reportage intende ricordarne i per fatto di onestà nei confronti di tutti i reggini caduti, ripetesi, solo per la loro diversità storico-politica.
Il dramma di quei reggini infoibati sull’altopiano del Carso
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