DI SILVANA LAZZARINO E A CURA DI VITTORIO BERTOLACCINI
Intervista in merito al progetto PORTATORI DI UNICITÀ.INDIVIDUA IL TALENTO SVILUPPA LA SOLIDARIETÀ. Progetto che nel valorizzare l’unicità di ogni singolo si propone quale formula educativa volta a facilitare le persone nell’acquisizione di conoscenze, tecniche e strumenti e nello sviluppo di competenze e abilità per riconoscere la propria originalità e portare così i semi di questa esperienza nella vita di tutti i giorni.
1- Come nasce il bisogno di dare vita a questo progetto Portatori di Unicità?
Tutte le mattine ci svegliamo, ci alziamo, ci guardiamo allo specchio convinti di conoscere la persona che vediamo. Ma è così veramente? A tal proposito è lecito chiedersi se bastano i titoli raggiunti, i ruoli che assumiamo durante il giorno, il lavoro che svolgiamo a definire la nostra identità, a dare una risposta esauriente alla domanda: chi sono io? In qualità di sociologa e counselor professionista lavoro da diversi anni a stretto contatto con le persone e mi sono resa conto nel tempo che gran parte delle nostre difficoltà e disagi nascono dal fatto che non sappiamo veramente chi siamo. A mio avviso questo non può essere imputabile all’individuo singolo, ma all’educazione promossa all’interno del nostro sistema culturale che manca di un aspetto fondamentale: la formazione cosiddetta pubblica, istituzionale, accademica nell’attuale società ipermoderna, non prevede in alcun modo la conoscenza di sé, del proprio potenziale e delle proprie capacità. Acquisiamo, attraverso gli studi, un sapere tecnico, ma sapere chi siamo noi e cosa vogliamo spesso è più conseguenza del caso che non di un percorso pensato e creato sulla base di una saggezza maturata ed evoluta nel tempo.
2- I sei moduli: dal primo sulla Libertà all’ultimo sull’Accoglienza, possono essere visti come fasi di crescita personale cui di volta in volta si passa per arrivare ad una piena consapevolezza e riscoperta di sé anche attraverso il cambiamento?
Certamente si. Per arrivare ad essere, esprimere se stessi in questa vita bisogna innanzitutto liberarsi da quei condizionamenti che non permettono di tirare fuori la nostra vera natura. Fin da quando siamo piccoli ci viene detto cosa fare e cosa non fare inculcandoci che ci sia qualcosa di giusto e qualcosa di sbagliato. Prendere coscienza del fatto che siamo qui per vivere un’esperienza e che l’errore fa parte di ciò che impariamo, di ciò che abbiamo scelto e scegliamo d’imparare è il primo passo per liberarci da quelle catene che ci tengono imprigionati e andare verso l’espressione libera e creativa di noi stessi.
Questa è la base senza la quale difficilmente possiamo intraprendere un percorso d’amore verso la nostra vocazione in primis e poi verso ciò che ci circonda: persone, cose ed eventi.
In questo scenario l’ascolto diventa uno strumento fondamentale per contattare e riconoscere le nostre emozioni, aspirazioni, stati d’animo e orientarli nella direzione che realmente corrisponde ai nostri desideri più profondi. Solo da questo luogo può nascere il rispetto per il nostro progetto di vita. Viviamo nella sofferenza e ci ammaliamo nel corpo e nella mente perché calpestiamo letteralmente ciò che ci fa battere il cuore.
Barattiamo la nostra felicità, la nostra realizzazione in cambio di una falsa sicurezza, pensando che ormai sia troppo tardi, che non siamo all’altezza o che non abbiamo abbastanza tempo, denaro, energia. E non serve dare la colpa alla società, agli altri, né tantomeno a noi stessi. Dobbiamo prenderci la responsabilità dello stato che viviamo.
Mettersi nella condizione di vittima è spesso la scelta più facile ma che non porta da nessuna parte perché in questo modo permettiamo a ciò che è esterno di agire un potere su di noi, sul nostro destino. Darsi l’opportunità di entrare in questi contenuti e accoglierli dentro di sé è la via per scoprire il proprio talento e metterlo al servizio del mondo.
3- Accoglienza: un aspetto che racchiude i cinque precedenti. Quanto bisogna lavorare su se stessi per entrare in questa dinamica dove non esistono giudizi, e dove ci si accetta in ogni piega del proprio modo di essere per poi accogliere l’altro?
Non è necessario fare un lavoro particolare. Bisogna solo prendere coscienza del fatto che siamo veramente un capolavoro straordinario con tutte le insicurezze, paure e fragilità che ci portiamo dentro. E non serve nascondere, dissimulare, rimuovere. Nell’espressione vera di noi stessi, possiamo vedere che nessuno in realtà ci giudica, possiamo amare e possiamo lasciarci amare. Quando siamo nella fiducia totale, incondizionata, non abbiamo più bisogno di alcun controllo e permettiamo alla vita di portarci dove abbiamo bisogno di essere, abbandonando i piani personali di come le cose dovrebbero essere. Nella resa c’è piena fede verso le infinite possibilità, c’è profonda accettazione del momento così com’è, c’è gratitudine per la bellezza e la prosperità che l’esistenza continuamente ci offre.
4- Accoglienza è andare nella direzione del proprio progetto di vita, prender visione delle proprie aspirazioni. In che modo possiamo arrivare a questo?
Quando siamo nella fiducia totale, incondizionata, non abbiamo più bisogno di alcun controllo e permettiamo alla vita di portarci dove abbiamo bisogno di essere, ciò cui aspiriamo abbandonando i piani personali di come le cose dovrebbero essere. Nella resa c’è piena fede verso le infinite possibilità sulla realizzazione del nostro progetto di vita ma c’è anche sia intima accettazione del momento così com’è sia profonda gratitudine per la bellezza e la prosperità che l’esistenza continuamente ci offre.
5- Accoglienza è anche non aver paura?
La paura è un’emozione e, come tale, non può non esserci nella vita di una persona. L’accoglienza, dunque, non è il superamento della paura ma riconoscere la legittimità di questo stato d’animo e, allo stesso tempo, non esserne travolto. Quando proviamo paura diventa importante chiedersi, ad esempio, quali sono le origini del blocco che impedisce di procedere con sicurezza e fiducia nella realizzazione di sé. Non servirebbe a nulla negare l’esistenza delle proprie paure. Le paure, nel momento in cui vengono ignorate, tendono a ingigantirsi e a prendere delle forme sempre più terrifiche come possiamo vedere negli attacchi di panico. Al contrario, ogni volta che diamo attenzione cosciente anche a questi aspetti di noi che ci piacciono meno, è come se li neutralizzassimo scoprendo il dono che portano con sé. So che può sembrare quasi banale, eppure funziona proprio così.
6- Quanto il percorso del “Viaggio dell’eroe” affrontato nel modulo della “Responsabilità” con Francesca Di Sarno,si avvicina al cammino lungo gli incontri del Progetto Unicità?
Ne è parte integrante perché la vita stessa è un viaggio alla scoperta di se stessi.
7- Se vi è questa rispondenza a quale punto del “Viaggio dell’eroe”corrisponde la fase dell’Accoglienza?
L’accoglienza è in ogni fase del “Viaggio dell’eroe”. È attraverso l’accoglienza che l’eroe dice sì alla chiamata, decide di andare al di là della soglia, del conosciuto, affrontare le prove per conquistare il tesoro e fare poi ritorno a casa.
8- Dopo il progetto dedicato alla scoperta della propria Unicità, quale il prossimo obiettivo?
Presentare una proposta di legge in Parlamento per aggiungere un’ora nell’offerta didattica delle scuole di primo e secondo grado dedicata all’Unicità affinché sin da giovanissimi si possa avviare una riflessione su chi sono, cosa voglio e dove desidero andare.
9- Dato il successo riscontrato con il progetto Portatori di Unicità, vi è l’intenzione di riproporlo per il prossimo anno ?
Il progetto sarà ripresentato il prossimo anno e, come ha già anticipato il prof. Paolo De Nardis, supervisore scientifico del percorso, il programma verrà inserito come seminario nell’offerta formativa universitaria e potranno beneficiarne anche gli studenti.
10- Tra i diversi corsi che tu conduci e porti avanti con professionalità e grande partecipazione e interesse da parte del tuo pubblico, oltre a quello dedicato al “Mantra Madre” di grande fascino perché riproietta alle origini dell’uomo e del pensiero, mi ha colpito quello legato alla “Via dell’invisibile” laboratorio che segue una prospettiva umanistica immagin-esistenziale. Mi puoi accennare in breve di cosa si tratta e quale è il suo fine?
La Via dell’Invisibile è uno spazio in cui educarsi a entrare in ascolto di quella dimensione sottile che troppo spesso partecipa all’esistenza in modo inconsapevole, basando gran parte delle proprie scelte solo con il 50% a disposizione rispetto alla reale natura delle cose.
In altre parole attraverso questo percorso accompagno le persone a recuperare l’altra metà della mela, quella infera, delle ombre, dell’anima e imparare a dialogare con il Daimon, ovvero lo Spirito Guida, per arrivare a una comprensione più profonda e completa della vocazione e del progetto di bellezza che si è chiamati a manifestare nel cammino.
Silvana Lazzarino
IL VLAORE DEL FEMMINILE
Il valore del Femminile è un’associazione senza scopo di lucro, nata con l’intento di promuovere e diffondere una cultura e una pratica per il benessere psichico, emotivo e fisico dell’individuo considerato come unità bio-psico-sociale, possibile solo attraverso l’integrazione dell’energia femminile con quella maschile. In concreto, questo si traduce nell’organizzazione e nello sviluppo di attività dove si prediligono l’ascolto, l’accoglienza, la condivisione, come elementi fondanti per stimolare la persona a scoprire il proprio valore e a prendersi cura di sé e degli altri. Il sito: www.ilvaloredelfemminile.it
VIRGINIA VANDINI
Virginia Vandini, sociologa, counselor trainer, specializzata in counseling scolastico e consulente in psicogenealogia e costellazioni familiari, insieme ad Antonella Aloi, Elisa Mastrantonio, Anna Filippini, Francesca Di Sarno, e Maria Lavinia Biasi, per citare alcuni nomi dello staff, attraverso corsi, seminari e attività propongono il “cammino del counseling” come percorso di crescita e rinascita in cui ciascuno possa ritrovare se stesso in armonia con l’altro. Un percorso arricchito da seminari, corsi, convegni per acquisire comprensione e consapevolezza di se stessi, affinché ognuno possa trovare la propria libertà per amarsi veramente e amare così anche gli altri. Nel cammino del counseling, i punti fondamentali per una rinascita culturale sostenibile in armonia con l’altro sono l’ascolto, l’accoglienza e l’amore, senza i quali nella vita quotidiana non si può costruire una vera e autentica comunicazione e un dialogo fatto di scambio e punti di vista anche diversi che vanno a creare interazione e arricchimento sul piano personale e sociale. Sull’onda della riscoperta di se stessi e delle propria unicità con cui ridisegnare il proprio percorso e credere in se stessi è il PROGETTO PORTATORI DI UNICITA’: INDIVIDUA IL TALENTO SVILUPPA LA SOLIDARIETA’ ideato da Virginia Vandini e dal suo staff in collaborazione con la Facoltà di Sociologia e Scienze della Comunicazione dell’Università “La Sapienza” di Roma,