DI VITTORIO BERTOLACCINI detto COBRA DUE
Il 13 dicembre alle ore 16.00 nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma inaugurazione della mostra “L’Adorazione dei pastori” di Melchiorre Cafa’ nel 350’ anniversario della morte dello scultore Maltese. quattro preziosi rilievi ritrovati nel 2008 raffigurano l’Adorazione dei pastori fa parte di quattro preziosi rielievi ritrovati nel 2008 con l’Annunciazione e la Gloria di Santa Rosa di Lima, e sono esposti a Roma insieme alla Gloria di Santa Caterina da Siena, sempre in cera e conservato in collezione privata. Si è accertato che soni opere di indubbia qualità, e si è dato luogo ad un delicato restauro che ha rimosso i diversi strati superficiali, risultati di precedenti interventi. Monsignor Luigi Deguara, responsabile del Capitolo Metropolitano di Malta attraverso ricerche ha ritrovato documenti con la prima citazione delle quattro cere al 1767 e l’ultimo documento è un inventario del 1933 in cui i rilievi sono ricordati come “quadri in gesso”. I restauratori, diretti da Guido e Mantella, incaricati del restauro hanno rimosso la lamina metallica d’argento e lo strato di gesso sottostante, applicato su tutte le superfici come preparazione all’argentatura. Al di sotto è stato trovato uno strato di stucco di colore ambrato che fu impiegato oltre che per motivi estetici anche per reintegrare alcuni particolari a tuttotondo ad esempio teste e braccia, staccati e perduti nel tempo. E’ così riemersa la superficie originaria, di un intenso colore marrone rossastro a testimoniare che i manufatti furono sottoposti ad interventi di restauro risalenti già al XVII e XVIII secolo, eseguiti con cere di colori e composizioni differenti. La cagionevole natura del materiale, sensibilissimo agli sbalzi termici e alle sollecitazioni fisiche, ne causò ab antiquo la parziale frammentazione che necessitò quindi di reintegrazioni e rifacimenti nonché, in alcuni casi, della completa rilavorazione di intere figure. Le notizie sopra riportate circa il rinvenimento ed il restauro hanno come fonte documentale la scheda catalogo della mostra “Melchiorre Cafà scultore maltese nella Roma barocca. Modelli e bozzetti dalla cattedrale di Malta” redatta da Cristiano Giometti.
Nato a Vittoriosa nel 1636, Cafà arrivò a Roma verso il 1658 ed entrò nello studio di Ercole Ferrata, uno dei principali allievi di Alessandro Algardi e anche collaboratore di Gian Lorenzo Bernini. Come ricorda Lione Pascoli, “poco ebbe a faticare con lui il maestro; perché era tale, e tanta l’abilità sua, e l’apertura sua di mente, che appena aveva veduta fare una cosa, che così ben l’apprendeva, che avrebbe potuto insegnarla agli altri”. La sua fama si consolidò rapidamente con opere commissionate, nel 1660 firmò il contratto per la pala d’altare con il Martirio di Sant’Eustachio per la chiesa pamphiliana di Sant’Agnese in Agone, un’opera capitale per la concezione del rilievo scultoreo barocco di cui si conserva il modello preparatorio in terracotta al Museo di Palazzo Venezia. Tuttavia, Cafà, a causa del ritardo nella consegna del marmo da Carrara e di nuove commissioni sopraggiunte, lasciò l’opera incompiuta morì infatti il 4 settembre del 1667. Su commissione nella cappella della famiglia Pamphilj in Sant’Agostino, eseguì il gruppo con la Carità di San Tommaso di Villanova, oggi al Museo Nazionale della Valletta, e anche questo portato a termine da Ferrata dopo la morte del giovane maltese. Tra il 1662 e il 1665 realizzò la Gloria di Santa Caterina da Siena per la tribuna dell’altare maggiore della chiesa domenicana di Santa Caterina a Magnanapoli, un’opera originalissima per l’efficace contrasto tra le candide superfici del rilievo con la santa e le sfumature cromatiche dei marmi policromi sullo sfondo. Un modello in cera della composizione, di collezione privata, è esposto alla mostra romana e differisce dall’opera finale per alcuni particolari. I Domenicani gli commissionarono verso il 1663 l’esecuzione della statua giacente di Santa Rosa di Lima, beatificata nel 1668 durante il pontificato di Clemente IX Rospigliosi. Terminato nel 1666, il marmo rimase a Roma ancora per qualche tempo e giunse al porto di Callao in Perù solo il 15 giugno del 1670. Pochi mesi prima di morire, Cafà stava lavorando alla Gloria d’altare per l’immagine miracolosa della Vergine conservata in Santa Maria in Campitelli, ma l’incidente causato dalla caduta di un blocco di marmo nella Fonderia di San Pietro lo stroncò in pochi giorni. Era il 4 settembre del 1667 e lo scultore era intento a plasmare i modelli in grande per un gruppo con il Battesimo di Cristo da fondere in bronzo, destinato alla chiesa conventuale di San Giovanni Battista alla Valletta. Le fonti attestano che Cafà curava in modo particolare le fasi iniziali del lavoro, elaborando le composizioni attraverso disegni e modelli in terracotta e in cera, e questa sua capacità di ideatore era riconosciuta dal suo stesso maestro Ferrata che, in più di un’occasione, ricorse ai modelli del giovane maltese per le sue stesse opere.
350° ANNIVERSARIO MORTE MELCHIORRE CAFA’
ADORAZIONE DEI PASTORI di Melchiorre Cafa’ (1635 – 1667)
SCultore maltese nella Roma Barocca
ROMA BASILICA PAPALE DI SANTA MARIA MAGGIORE
MUSEO LIBERIANO
13 DICEMBRE 2017 – 21 GENNAIO 2018