DI VITTORIO BERTOLACCINI detto COBRA DUE
PENSIERI DI UN OTTUAGENARIO di GIOVANNI ROTUNNO
MORIR D’AMORE
SE MAL D’AMORE PER COLPIRMI VENGA
METTENDO FINE ALLA MIA ESISTENZA
TESTAMENTO LASCIEREI MIE VOLONTA’.
MIA CARNE NON VORREI CHE ESSA FOSSE
CIBO GUSTOSO PER NUTRIRE VERMI
MIO CORPO MORTO CENERI TORNINO
PULVIS ERO TALE DIVENIR VORREI.
MIA SALMA SIA POSTA IN LEGNO CASSA
I MIEI RESTI AL FORNO TRASLOCATI
NO DA EQUINI CON CRINIERE CURATE.
NON SUONINO A MORTO LE CAMPANE
PERCHE’ A MIGLIOR VITA SON PASSATO
SIANO MIE CENERI SPARSE IN ALTO MARE
O GETTATE SIANO IN CORSO D’ACQUA
IL MIO GRAZIE AI POSTERI VADA !
Commento di Pietrantonio Di Lucia
Morire d’amore, un ossimoro dove un termine esclude l’altro. Morire è passare a miglior vita; amore di per sé è vita. Giovanni è tanto preso dal forte sentimento dell’amore che immagina che anche nell’ultimo passo, quello che ti innalza al cielo dove domina questo sentimento, chieda aiuto proprio ad Amore. Come? Addirittura con il “mal d’amore”, un ossimoro che ci dice che nessuno può morire d’amore, di amore che è fonte di vita. Giovanni dunque dovrebbe morire d’amore. Al Poeta coglie male d’amore, ma chi ha o riceve amore non può ricevere in alcun modo male. Ebbene tale sentimento di Giovanni è tanto radicato nel suo spirito e nel cuore, che il poeta lo vuole di supporto anche nell’estremo attimo di vita terrena. Bene! Con la certezza che Amore, che Dio stesso, fonte d’amore è al suo fianco, egli lascia ai posteri le sue volontà. Noi Cristiani sappiamo che morire è rinascere a nuova e sempiterna vita. Ma fino a quando pensiamo da mortali, non riusciamo a distaccarci totalmente da noi stessi, dal nostro corpo. Spirito e corpo sono il primo inquilino del secondo e alla nostra morte, lo spirito prende il volo è alita per sempre nell’Empireo. Il corpo resta un contenitore vuoto che non ha attinenza con lo spirito, se non nella futura Resurrezione.. Questa è ragione sufficiente per pensare che il mio corpo, a prescindere da dove vada a finire o come si disperda sulla Terra, non costituisce più mia premura. Eppure l’uomo fino all’ultimo respiro ama il suo corpo. Nella vita è assolutamente giusto perché “mens sana in corpore sano”. Ma per Giovanni tanto è stato e tanto è l’attaccamento al proprio corpo, che vorrebbe che non finisse mai come cibo dei vermi, né pasto di magnifici destrieri. Le campane non suonino a morte, semmai abbiano un suono di gloria e di gioia per chi passi a miglior vita. Bruciate il mio corpo, crematelo e le ceneri spargete nel mare o in semplice corso d’acqua. Questa è doverosa soluzione onde preservare quello che è il suo involucro, l’habitat di vita terrena. Mi viene in mente Foscolo e i Sepolcri dove il materialismo è attenuato non per una credenza di trascendenza, ma per ragioni igieniche per l’editto di S. Cloux che vedeva i cimiteri lontani dall’abitato. Inoltre ammetteva le tombe con epigrafi che potevano servire ai posteri a ricordare i grandi uomini delle Arti, delle Lettere e della Politica. Ma il pensiero di Giovanni non è proprio quello del Foscolo. Il suo primo intento è avere considerazione e amore per il suo corpo. Non vuole che finisca in pasto a vermi e ad insetti. Dà con precisione modi e tempi della cremazione, in funzionali forni crematori e si affida ai posteri perché le ceneri abbiano a finire nelle acque marine o in corsi d’acqua limpida e pura.
Quadro di PIETRANTONIO Di LUCIA “Mia moglie nel 74 schizzo realizzato con quadrello Condè”
ok
il titolo?
Sudio in bianco e nero su mia moglie