Un vero peccato vedere una struttura perdersi nel tempo, con incuriia e abbandoni di materiali anche nocivi,
un bel progetto di un museo ai Pardossi non sarebbe male dato che ci sono delle stanze anche vuote, spero che il comune come a fatto con la Rotta e Pietroconti mettera’ mano anche ai Pardossi breve cenno di storia.
Fornace Pardossi
Gestita dalla famiglia Orsini la fornace funziona dagli anni ’20 agli anni ’60 del 1900. La sua forma non è quella attuale: il forno è di dimensioni minori ed è coperto da una tettoia circolare. Il metodo di produzione è quello tradizionale, manuale. Negli anni ’60 la fornace viene presa in gestione dalla Cooperativa Trieste: inizia una riorganizzazione che sfocia, negli anni ’70, nell’operazione di rinnovamento strutturale che dà al sito l’aspetto attuale. La Cooperativa è costretta a chiudere nel 1985 per fallimento. Attualmente il sito è abbandonato, se si eccettuano alcuni uffici di imprese edili ricavati nella facciata principale.
I laterizi erano realizzati con argilla decantata e depurata in acqua e sgrassata con l’aggiunta di sabbia, secondo un procedimento simile a quello utilizzato per la ceramica, in particolare per quella d’uso comune, come ad esempio le anfore da trasporto.L’argilla così preparata veniva successivamente lavorata mediante stampi in legno, che davano la forma voluta. I laterizi erano quindi fatti seccare per qualche giorno, protetti dai raggi diretti del sole e, quindi, cotti in fornaci la cui temperatura poteva raggiungere i 1000°C.
Il sito è composto da vari corpi di fabbrica: un corpo centrale costituito dal forno Hoffmann, interessato da molti evidenti interventi di restauro, che conserva integralmente la ciminiera; un grosso edificio a pianta rettangolare diviso in diverse camere adibite all’essiccazione dei mattoni attraverso la circolazione di aria calda in condotte metalliche; un edificio a pianta quadrata con la funzione di centralina elettrica; tre grossi capannoni, di cui si conserva solo la struttura metallica, utilizzati per lo stoccaggio dei prodotti finiti. Sono altresì visibili le rotaie sulle quali scorrevano i carrelli per il carico e lo scarico dei forni, ed una parete mobile usata all’interno dei tunnel per delimitare la zona di combustione. Il forno è costruito in blocchi squadrati di pietra tufacea, mentre le altre strutture sono in mattoni, pieni o forati.