Messina (Sicilia) 15 agosto 2015

La Vara, nel giorno dell’Assunzione, il 15 agosto a Messina

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di Pippo Lombardo

La Vara, inizialmente nata come “carro trionfale” per celebrare l’entrata di Carlo V a Messina nel 1535, reduce dalla vittoriosa impresa di Tunisi e La Goletta contro Ariadeno Barbarossa, fu successivamente trasformata in “Machina” devozionale raffigurante l’Assunzione della Vergine in Cielo, con una rappresentazione scenografica che ne fa una delle più celebri ed antiche “machine festive” europee ancora esistenti, con le sue otto tonnellate di peso ed i suoi 13.50 metri d’altezza.
La più antica testimonianza scritta, che finora si conosce di una “machina” dedicata alla Vergine Assunta, è quella di Francesco Maurolico che nel suo “Sicanicarum Rerum Compendium” del 1562 scrive: “…Lectica quae Assumptionem Deiparae Virginis quotannis ad medium Augusti mensis repraesentat”. Analoga “machina” laica fu, però, descritta da Niccolò Jacopo (o Colagiacomo) D’Alibrando nella sua opera “Il triompho il qual fece Messina nella Intrata del Imperator Carlo V” scritta nel 1535.

Partendo dalla piattaforma del “cippo”, sulla quale è rappresentata la “Dormitio Virginis” (morte della Vergine) la cui bara era contornata dai dodici apostoli secondo la disposizione canonica delle pitture bizantine, la cosiddetta “koìmesis toù theothòkou”, salendo sono raffigurati i “Sette Cieli” (il Paradiso) che l’Anima della Madonna attraversa durante la sua ascensione; quindi, in aderenza alla concezione tolemaica dell’Universo – la Terra al centro e il Sole, la Luna e gli altri pianeti ruotanti intorno ad essa – il Sole e la Luna girano sorreggendo, nei rispettivi raggi più lunghi, fanciulli vestiti da angioletti.

Ancora più su è ubicato il globo terracqueo con le stelle fisse che sostiene altri angioletti (un tempo erano quattro, a simboleggiare le Virtù Cardinali) e, al culmine, la figura di Cristo che con la mano destra porge l’”Alma Maria” (l’Anima della Vergine) all’Empireo, dove c’è la beatitudine e la diretta visione di Dio.

L’influenza della “Divina Commedia” di Dante, in tale complessa e colta raffigurazione scenica, è evidente e contribuisce ad avvalorare l’ipotesi di un intervento di Francesco Maurolico, dotto scienziato ed umanista messinese del Cinquecento, mentre a progettarla dovette essere Polidoro Caldara da Caravaggio, che aveva curato anche la realizzazione degli “archi trionfali” eretti per celebrare l’ingresso a Messina dell’imperatore Carlo V.

In origine tutte le raffigurazioni della “Vara” erano viventi, ma, a poco a poco, dopo gli incidenti del 1681 e del 1738, risoltisi miracolosamente senza vittime e le vibrate proteste di intellettuali ed organi di stampa, specialmente nell’Ottocento, i bambini viventi furono tolti nel 1866 e sostituiti da angioletti di legno e di cartapesta.

Anche l’uomo rappresentante Gesù Cristo e la giovinetta tredicenne impersonante la Vergine, ricordati dall’architetto e pittore Jean Laurent Houel nel 1776 che, nella sua opera “Viaggio pittoresco nell’Isola di Sicilia” stampata a Parigi nel 1784, descrive in termini entusiastici la processione della Vara, furono sostituiti da statue lignee: scomparvero, così, anche l’antica tradizione del dialogo in dialetto fra il Cristo e la Vergine (riportato da Placido Samperi nel 1644) e la questua della ragazzina che impersonava Maria, vestita del costume indossato sulla Vara e con l’aureola in testa, nei giorni successivi alla processione.

Munita in origine di ruote, dopo il 1565 queste furono sostituite da pattini in legno (oggi d’acciaio) per consentirne il trascinamento sul selciato. E a trascinare la Vara, mediante lunghe gomene, è il popolo messinese, con l’azione congiunta di “capicorda”, “vogatori”, “timonieri”, “macchinisti”, e “comandante”, al grido di “Viva Maria!”: “Quell’urlo selvaggio, clamorosissimo di tante migliaia di bocche fa venir la pelle d’oca, fa levare il cappello alle anime pie, fa scorgare una lagrima”, annotava “L’illustrazione popolare” nel 1888.

Perché “Maravigliosa festività” è questa, scriveva nel 1591 Gioseppe Carnevale, dottore in legge, e, la Vara, “…per l’altezza, e grandezza sua; e anco per l’ammirabile arteficio, e magistero, si tiene che sia, la più bella, e pomposa cosa del Mondo.”.

La processione si svolge il 15 Agosto, ma i preparativi per il montaggio della “Machina” iniziano il 1° agosto, con il trasporto del “cippo” in piazza Castronovo.

Qui, giorno dopo giorno, si montano i vari pezzi, terminando l’approntamento il 13 agosto.

Il culmine della preparazione avviene tra la notte del 14 e del 15 agosto, per concludersi nel primo pomeriggio con la collocazione, la legatura e la stesura della gomena in canapa in due tratti di 100 metri che, una volta realizzati i cappi iniziali dove prenderanno posto i capi-corda, sono utilizzati dagli oltre mille tiratori, in costume bianco e fascia azzurra ai fianchi, per far scivolare sull’asfalto continuamente bagnato da autopompe, la pesantissima “Machina”.

La sera della vigilia viene celebrata la Messa, davanti alla Vara, dal cappellano con il tradizionale rituale dell’offerta di fiori, da parte di devoti, sulla bara di vetro della Madonna.
Il 15 agosto, giorno dell’Assunzione della Vergine, tutto è pronto per la partenza che avviene, puntualmente come ogni anno, alle ore 19,00.

Alle 18,30 in punto, allo sparo dei mortaretti, il comandante della Vara dà il segnale di partenza, in piazza Castronovo, agli oltre mille tiratori che iniziano il traino al grido di “VIVA MARIA”, guidati dagli oltre 50 timonieri e vogatori che, facendo forza e leva su delle lunghe stanghe di legno, imprimono la giusta traiettoria impedendo spostamenti laterali che potrebbero portare la Vara fuori strada, o addirittura al suo capovolgimento. Dietro il “cippo”, partecipano alla processione il sindaco con tutte le autorità civili, militari e religiose.

La “Machina” scivola lungo la via Garibaldi tra due grandi ali di fedeli che, di anno in anno, aumentano a dismisura ed è uno spettacolo unico e suggestivo la visione dei tiratori, nei loro costumi bianchi con la fascia azzurra, che si aggrappano alle corde e nel frattempo tirano la Vara invocando “‘a Matri Assunta”; è commovente perché la stragrande maggioranza lo fa per voto, devozione o per chiedere la guarigione di un parente ammalato.
Giunta dinanzi al palazzo della Prefettura, quindi all’incrocio con il viale Boccetta davanti alla Stele della Madonnina ed in piazza Unione Europea, vengono eseguiti fuochi pirotecnici con bombe cosiddette “a giorno”.

Quando la Vara viene fermata all’incrocio della via Garibaldi con la via Primo Settembre, per arrivare in piazza Duomo deve essere girata su sé stessa; per far ciò, le corde vengono allungate oltre l’incrocio e, una per volta, sono sollevate e portate sulla via Primo Settembre.

Quando tutto è pronto, il Capo Vara dà il segnale di via ed è questo il momento più difficile ed impegnativo per i timonieri, perché sono proprio loro a dover correggere eventuali errori di traiettoria per immetterla in posizione esatta sull’asse della strada. E qui, tra gli applausi e le grida di “Viva Maria”, si riprende la corsa verso la Cattedrale dove la Vara arriva tra il tripudio di una piazza ricolma di fedeli, fermandosi davanti alla porta principale del Duomo.