Napoli (Campania) 13 novembre 2016

Matteo Renzi all’assemblea nazionale sul Mezzogiorno

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi all’assemblea nazionale sul Mezzogiorno.
Napoli / Mostra d’Oltremare

Promossa da Governo, Regione Campania e Unioncamere.

Dibattito su: “Governo e sviluppo”.

Intervengono: Manuel Grimaldi, Ivan Lobello, Vincenzo Boccia, Vincenzo De Luca, Matteo Renzi.

Moderatore: Alessandro Barbano.

Vincenzo De Luca: “Ringrazio tutti i relatori che ci hanno accompagnato in questa due giorni di riflessione sul Mezzogiorno. Ringrazio il Presidente del Consiglio Matteo Renzi che ancora una volta è stato qui con noi per sottolineare la centralità del tema del Mezzogiorno e della Campania. Ringrazio tutti i presenti, i tanti esponenti del mondo della cultura e delle università, della ricerca, i tanti esponenti del mondo dell’impresa e il Presidente della Confindustria Vincenzo Boccia. Grazie per la vostra presenza e per averci accompagnato in questo sforzo per ricollocare all’attenzione della politica nazionale il tema del Mezzogiorno ma stavolta in termini completamente nuovi. 

Il rigore amministrativo e l’efficienza sono il presupposto per riaprire il problema meridionale, perché potremo avere risposte ed attenzione solo se ci presenteremo con il volto della dignità, del rigore, della concretezza amministrativa, dell’attenzione ai conti. E solo se sulla base di questa premessa, avremo il coraggio di fare le nostre battaglie senza timori reverenziali nei confronti di chiunque. Abbiamo voluto rilanciare qui da Napoli in termini nuovi la questione del Mezzogiorno. Ieri ho lanciato una proposta sapendo che sarebbe stata innanzitutto una provocazione, un modo per far discutere, per tirare un pugno nei denti a quelli che non sanno che cos’è più il Mezzogiorno d’Italia: 200mila posti di lavoro nella PA. Se c’è uno che è organicamente contrario alle porcherie clientelari, al “rompete le righe” , al “tutti a lavoro nella pubblica amministrazione”, è chi vi parla. Stiamo proponendo un processo razionale di riorganizzazione moderna della pubblica amministrazione e io dico anche in maniera graduale. Io propongo, anche per le compatibilità finanziarie, un meccanismo scalare.

Propongo che siano inserirti innanzitutto i giovani più bravi, laureati con il massimo dei voti. Rapportandolo ovviamente anche al tasso di disoccupazione delle regioni. Ma propongo anche un meccanismo di sacrificio per i giovani: cominciate ad inserirvi nella forma di stage a 900€ al mese, poi il secondo anno 1100€, poi il terzo anno 1300€. Poi vediamo la parte dei contributi sociali, nell’arco di tre anni solo di pensionati avremo decine di migliaia di persone. Il valore della proposta è quello di creare una speranza che riguarda la politica, non i contabili. Noi vogliamo fare questa battaglia rigorosa. Credo che sia un atto di grande responsabilità democratica dire a quest’area del Mezzogiorno che vogliamo portare avanti questa proposta. Abbiamo fatto un calcolo sommario, parliamo di 2 miliardi e sei, su una media di 900€ euro all’inizio e 1300€ alla fine del triennio.

Se solo pensiamo alla massa di incentivi che dà lo Stato italiano a tutti i soggetti in tutti i campi, parliamo di 60 miliardi di euro. Se solo facessimo una riduzione lineare del 5% abbiamo già recuperato i soldi che ci servono. Non bastano: chiedete alle Regioni di destinare una parte del fondo sociale europeo per sostenere questo progetto. Vorrei poter dire che offriamo la possibilità di dare un lavoro e che non è un destino unico quello di andare all’estero. Potete rimanere qui. Questa è una responsabilità nostra e mi permetto di dire del Governo. Su questa proposta, e sul riportare al centro della discussione l’emergenza della pubblica amministrazione, noi intendiamo combattere, perché il lavoro dobbiamo ottenerlo proprio se vogliamo difendere la Costituzione. Queste sono scelte che spettano alla politica. Nostro compito è anche quello di saper raccogliere i sentimenti e la sofferenza della gente, creare una speranza”.

Renzi: «Scusate il ritardo, De Luca lo ha sottolineato e mi chiama anche mangiaribollite. Lui sembra altoatesino per questo, più che campano. Ma i soldi non arrivano in ritardo, quelli De Luca in parte li ha già avuti, anche se mi chiede sempre nuove risorse». 

Quindi il premier entra nel merito della discussione sul Sud: «Viviamo nell’era delle previsioni e invece poi, dagli Usa all’ultimo luogo, accadono cose imprevedibili. Chi avrebbe mai immaginato la corsa e il successo di Trump? Solo una puntata dei Simpson. Accade perché la realtà è molto più ampia e diversa». «La rivoluzione informatica porta un mondo senza confini né barriere e poi però si fa fatica a riconoscere quello che accade sotto casa – riflette il premier – il mercato globale non è in contrasto con l’identità, anzi la aiuta. Penso all’agroalimentare, su cui siamo passati da 30 a 37 miliardi sull’export e abbiamo ancora un mercato grande due volte quello che abbiamo oggi. C’è un problema di narrazione del Mezzogiorno ma anche di tutta l’Italia. Se le grandi aziende della pizza sono tutte multinazionali americane significa che sono stati capaci di commercializzarla pur non avendola inventata». 

«Cos’è l’Italia oggi?» si chiede Renzi, vicino ai mille giorni di governo. «Sono stati pochi i governi italiani così longevi. Il nostro compito finora è stato mettere a posto il passato, dominato da paure e incertezze. Noi abbiamo voluto mettere 2 miliardi in più sulla sanità ma non abbiamo ancora risolto il problema del comparto che è, sono d’accordo con De Luca, innanzitutto il superamento della spesa storica. Ma con la riforma costituzionale, se passerà, non ci sarà più disparità tra le Regioni nell’accesso ai farmaci». «I tecnici dicevano che sulla sanità vanno fatti i tagli, é vero che dobbiamo ridurre gli sprechi, però sulla sanità occorre investire di più. Abbiamo insomma cercato di mettere a posto le cose, con la riforma del lavoro che ha portato 650mila posti in più, ma purtroppo quasi tutti al Nord. Perché c’é un’Italia vicina all’Europa e un’altra che, pur avendo grandi potenzialità, non riesce ad emergere. Il problema è che questa riforma altrove è stata fatta 15 anni fa». 

Per Renzi il passaggio del referendum, il 4 dicembre, è «una occasione di chiarezza perché tutta la riforma della pubblica amministrazione passa da lì. Se questo non c’è restiamo come adesso. Non c’è solo il taglio delle poltrone, innegabile. Il punto è che per non parlare delle riforme le inventano tutte». Il principio è «assumersi reciprocamente le responsabilità.

L’idea dei Patti per il Sud nasce da qui. Ma questo è solo un primo passo per darsi responsabilità e non perdere risorse. Grazie al governo tecnico noi diamo 20 miliardi e l’Europa ce ne restituisce 12, quindi non sono soldi europei ma nostri. Gli altri 8 miliardi vanno a quei Paesi che hanno bisogno di crescere e sono uniti mentre noi siamo divisi. Io sono contro questo modello europeo ma per dire la nostra dobbiamo essere credibili e fare prima pulizia in casa nostra». «Con Boccia parlavamo del piano di investimenti lanciato da Trump. Fuori tutto si muove, noi abbiamo dovuto mettere a posto le cose del passato.

Come arriviamo allora ai prossimi anni dopo il referendum? Occorre aprire una discussione in Europa perché i nostri 8 miliardi non possono essere spesi per costruire muri che vanno contro la politica europea. Quindi se sul bilancio non c’é chiarezza mettiamo il veto. Per farlo serve tuttavia una condivisione politica forte. Non rigore, bensì investimenti.

Poi c’è il tema della capacità dei territori di attrarre investimenti. Su questo noi abbiamo cervelli talmente bravi che vanno a lavorare altrove mentre noi dobbiamo farli restare o farli tornare. Il Sud ha tutto per fare questo eppure non ce ne rendiamo conto». «Non abbiamo fatto sistema sul turismo, non ci sono state iniziative di qualità per l’accoglienza come la banda larga, abbiamo un sistema portuale inadeguato e tutti vanno a Rotterdam per avere una maggiore efficienza. Non ho mai visto nessun commerciante che dice: non comprate la mia roba. L’Italia ha fatto questo per anni. Quello che dice De Luca è interessante se diventa un’occasione per tutto il Sud.

A Pompei siamo arrivati a 3 milioni di visitatori mentre prima si parlava solo dei crolli, anche la Reggia di Caserta con Felicori sta andando bene eppure una sigla sindacale gli ha scritto che si lavora troppo. Ma basta con la rassegnazione al Sud, con il chiagni e fotti, non abbiamo tempo per discutere dei 150 anni del passato, il mio tempo è il futuro, non la rivendicazione del passato». «Quando Tim Cook decide di fare l’Academy qui lo fa perché governo spinge ma soprattutto perché ama questo territorio e così anche Cisco.

Distruggiamo gli stereotipi, per questo il G7 non lo faccio a Firenze, perché se mi dicono che la Sicilia è solo mafia, tolgo Firenze e lo faccio a Taormina». Infine sulla pubblica amministrazione: «Non entro nel merito dei numeri, ma la logica del timbro in alcune realtà prevale ancora sulla logica del clic. In alcuni settori il turn over è indispensabile. Su questo tema non bisogna avere una visione ideologica, anche se la pa è percepita ancora come nel film di Zalone.

Prima della riorganizzazione della pa occorre però definire l’architettura dello Stato, anche se alcune cose le abbiamo già fatte perché rischiavamo ad esempio di non avere più medici e infermieri». «Accetto la sfida di De Luca sulla spesa storica, cambiamo.

E torneremo ad assumere dopo dieci anni di blocco del turnover ma selezionando figure precise, come i ricercatori. Non c’é una soluzione numerica per me per ora ma bisogna riflettere nel merito. Sono convinto ad esempio che ci saranno molti investimenti sulla difesa e sulle nuove tecnologie, collegate a scuola e università. L’area prescelta per questo è il Sud, dove ci saranno più sgravi che al Nord.

La ripartenza del Mezzogiorno non può però venire dall’alto. Il Sud ha le potenzialità per farcela ma deve mettersi in moto con le sue classi dirigenti, senza più lamentazione e rassegnazione. Siamo pronti a mettere altre risorse ma ciò che serve è un disegno organico».