Quando solo qualche giorno fa Sabine Hoenig, la mamma di Alexander Nikolaidis, in arte Alex Dolce, mi aveva inviato le carte depositate presso le procure di Brescia e di Mantova, che indagano per accertare le responsabilità delle cause sull’improvvisa morte del figlio, un ragazzo ricco di energia di soli 32 anni, amato e apprezzato lungo la riviera del Garda conosciuto come il vero animatore della discoteca Coco Beach di Lonato del Garda, mi ero preso qualche ora di tempo per leggere tutto, prima di incontrarla e intervistarla a Milano mercoledì scorso.
Alex è morto, come accertato dalla perizia medico legale, purtroppo, per la negligenza e la superficialità di due medici che nonostante il giuramento di Ippocrite, non si erano resi conto dei problemi cardiaci che Alex aveva e che si sarebbe, se intervenuti in tempo utile salvarlo, come per tanti altri casi simili.
Ed invece, ci ritroviamo ancora una volta di fronte alla insensibilità umana e professionale di chi avrebbe potuto e dovuto fare di più ed anche a tanta omertà di amici e persone che invece, oggi, possono collaborare per affiancare questa mamma e la Famiglia di Alex a pretendere Verità e Giustizia.
Sono sempre stato convinto, che una corretta infomazione può contribuire a risvegliare le coscienze di magistrati e inquirenti che indagano ma anche di ciascuno di noi che possiamo e dobbiamo fare la nostra parte.
“Basta – mi aveva detto mamma Sabine – voglio che tutti sappiano quello che accaduto a noi e voglio evitare che anche ad altri accadano simili disgrazie per la superficialità e negligenza di pochi ed è per questo che voglio parlare con voi giornalisti”…
Prima di ripartire da Milano, infilandomi al braccio il braccialetto della Fondazione Alex Dolce, mi aveva chiesto di non lasciarla sola in questa battaglia e al mio rientro avevo fatto un post su FB, consapevole della valenza sociale dei social più che dei tradizionali organi di informazione, segnalando il caso ai massimi colleghi che seguono la cronaca nazionale.
Ho sempre cercato di svolgere la mia azione giornalistica, prima di tutto con umanità più che con professionalità, senza mai tenermi per me la notizia che va sempre condivisa con tutti, senza ricercare inutili scoop che non giovano a nessuno se non a singole e solitarie miserie umane.
Mamma Sabine me lo aveva anticipato e stamane è stato bello risvegliarmi con il suo messaggio e l’articolo riportato dal quotidiano “Brescia Oggi”.
Nei prossimi giorni sono convinto che con la sensibilità di ciascuno di noi il caso di Alex, sarà trattato da tanti altri organi di informazione, non per mettere solo alla gogna quei medici negligenti che non dovrebbero più esercitare, ma per dare soprattutto dignità ad una mamma disperata che pretende come noi di conoscere la verità.
Gianluigi Laguardia
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