A Brembio, piccolo comune agricolo di 2.642 abitanti in provincia di Lodi, è costituito dal 2015 un Centro di accoglienza per migranti, gestito dalla società Paradiso S.r.l., nel quale sono ospitati attualmente, secondo i dati della Prefettura di Lodi, 67 migranti, gestiti da due operatori presenti nella struttura 24 ore su 24 e da 7 volontari provenienti da associazioni locali.
Già prima della sua costituzione il Comune di Brembio aveva mostrato la sua ostilità a priori all’insediamento (cfr. i numerosi gli articoli su Youreporter sulla questione, in particolare “Il paradosso delle dimissioni minacciate dal sindaco Rando” dell’11 agosto 2015), arrivando a dichiarare in una pubblica assemblea, sindaco e intero consiglio comunale, la propria volontà di dimettersi se il Centro avesse ospitato più di una decina di migranti, dimissioni che tutti si sono ben guardati dal dare, sia alla sua costituzione, sia dopo, anche quando l’ospitalità ha toccato punte superiori alle 70 presenze.
Il Centro, improvvisamente, è balzato in questa e nelle scorse settimane all’attenzione della cronaca locale da quando il vicesindaco di Brembio e segretario della locale sezione del PD, Giuseppe Sozzi, attraverso le pagine del quotidiano “Il Cittadino”, il 14 luglio scorso, ha lanciato una sorta di ultimatum al Prefetto di Lodi. Nell’articolo siglato Sa. Ga. “Brembio: «Migranti ormai fuori controllo, siamo arrivati ad ospitarne oltre ottanta»”, venivano riportate virgolettate queste dichiarazioni: “La scorsa settimana c’è stato un picco di oltre 80 richiedenti asilo ospitati negli appartamenti che, a norma di legge, potrebbero ospitare al massimo 36 persone o una sessantina in caso di emergenza mentre ne ospitano quotidianamente 73”. Come la giornalista sintetizzava, Sozzi riteneva il dato sufficiente “a emettere un’ordinanza di sgombero a cui il Comune di Brembio infatti non esclude di ricorrere nelle prossime settimane se la Prefettura di Lodi aggiungerà anche solo un migrante in più nell’attuale centro (sic!) e se non si deciderà a riportare il numero di richiedenti asilo nei numeri consentiti dalla legge: 36 migranti, considerando le norme di abitabilità, oppure circa 8 migranti se si rispetta l’accordo Anci-Ministero”. Una rivendicazione non molto precisa insomma, al punto da apparire quasi un pretesto per porre un’altra questione come si comprende dalle successive dichiarazioni, riportate virgolettate, del vicesindaco: “Le istituzioni lo devono a Brembio, perché la comunità in questi due anni ha reagito con buon senso e dignità; la Prefettura però deve sapere che da oggi in poi l’atteggiamento di Brembio cambia: noi vogliamo coinvolgere la comunità di Brembio, attraverso un’assemblea pubblica, nel percorso di adesione allo Sprar che ci consentirà di mettere in atto un’accoglienza sostenibile, attraverso un progetto chiaro, per l’ospitalità di una decina di richiedenti asilo, andando a chiudere l’attuale centro di accoglienza così com’è impostato”.
L’attuale amministrazione di Brembio, dunque, ha deciso di sostituirsi al privato in quello che nella citata assemblea pubblica fu definito business dei migranti: “Un percorso per cui il Comune di Brembio ha già aderito al bando Welfare di Comunità della Fondazione Cariplo”, dice ancora nel virgolettato riportato nell’articolo il vicesindaco, che conclude, parole illuminanti: “E nel momento in cui un Comune manifesta formalmente l’interesse rispetto all’adesione allo Sprar, questo processo non deve essere ostacolato dall’apertura di altri centri di accoglienza, sovraffollati da parte della Prefettura, la clausola di salvaguardia deve essere rispettata da subito”, minacciando “Se ci si dovrà scontrare lo faremo”. Da annotare che per la presenza media di 70 migranti nel Centro, il Comune, notizia proprio di quei giorni apparsa sui giornali, pur non partecipando alla gestione della struttura, aveva ricevuto 35 mila euro dallo Stato.
Un episodio accaduto alla Festa dell’Unità di Brembio a fine luglio ha contribuito forse ad irritare il segretario del PD brembiese. Riportando in sintesi le testimonianze verbali raccolte, è successo che un migrante allontanato dalla locale struttura di accoglienza fosse utilizzato, essendosi offerto, a servire ai tavoli della festa in maniera non retribuita. La sua presenza alla festa ha spinto qualcuno a far intervenire i carabinieri. L’intervento della forza pubblica, sempre secondo le testimonianze, non sarebbe stato ben accolto dal segretario del partito.
Si arriva così al 31 luglio, giorno in cui viene spedita alla Prefettura e ad altri indirizzi da una insegnante, che svolge – come riportano i giornali – attività di mediatrice culturale, ma da quanto è parso di capire estranea al Centro, una lettera, da lei stessa tradotta, come nel post-scriptum è indicato, firmata da un gruppo numeroso di ospiti della struttura. Della lettera ne dà notizia il quotidiano “Il Giorno” nelle pagine di Lodi il 10 agosto. Il giorno dopo lo stesso quotidiano riporta le dichiarazioni della responsabile della Paradiso S.r.l. che gestisce la struttura, infine il 12 agosto pubblica la dichiarazione del viceprefetto Antonella Pagano che dichiara, a seguito di una ispezione effettuata nel Centro: “Nella struttura di Brembio non ci sono problemi”, ed aggiunge a commento il giornalista “Rispettate, dunque, le norme di accoglienza”. Alla lettera, ai suoi contenuti ed alle sue incongruenze, sarà dedicato un successivo articolo. Qui ci si limiterà di seguito soltanto ad elencare gli accadimenti successivi.
Quando ancora l’opinione pubblica era all’oscuro della lettera, siamo all’8 agosto, in un trafiletto apparso sul quotidiano “Il Cittadino”, siglato S.G., il vicesindaco, che in quel momento sta svolgendo le funzioni di sindaco, in quanto il sindaco Rando è in ferie, ancora fa la voce grossa emettendo un ultimatum: “Adesso basta, nell’emergenza profughi Brembio ha fatto la sua parte e l’ha fatta nel migliore dei modi grazie a una comunità che è stata forte: il consiglio comunale si è espresso a favore di un percorso finalizzato a ridurre il numero dei profughi nel rispetto dei criteri di abitabilità e dell’accordo Anci-Governo che prevede 2,5 migranti ogni mille abitanti, obiettivo raggiungibile con la chiusura dell’attuale centro e la creazione di un progetto Sprar”. Concetto espresso in maniera chiarissima che spiega l’avvertimento inviato al proprietario dell’immobile, al gestore del Centro ed alla Prefettura che come facente funzioni di sindaco era pronto a firmare l’ordinanza di sgombero. Il trafiletto riportava virgolettata anche questa affermazione, a sostegno delle proprie tesi, che si commenta da sé: “Nell’emergenza si poteva sopportare anche numeri maggiori (più di 33 come indicato nell’articolo, ndr), ma l’emergenza è passata da un pezzo”. E ancora più avanti: “Noi non siamo contrari all’accoglienza, pretendiamo solo che sia sostenibile, in termini quantitativi e qualitativi”. Parole.
Tornando agli articoli pubblicati dal quotidiano “Il Giorno”, tutto, dunque, sembrava risolto, e invece così non è stato. Torna alla carica il 22 agosto un articolo pubblicato dal quotidiano “Il Cittadino”, a firma di Andrea Bagatta, nel quale si evidenzia che il vicesindaco, di sua iniziativa, ha inviato la lettera dei migranti, ricevuta per conoscenza dal sindaco, alla Procura di Lodi. Nonostante la lettera sia indirizzata al Prefetto di Lodi e per conoscenza al vice prefetto vicario, al capo di gabinetto del Prefetto e a un altro funzionario dell’Area IV (Diritti Civili, Cittadinanza, Condizione Giuridica dello Straniero, Immigrazione e Diritto D’Asilo), ma non solo: anche alla dott.ssa Fabiana Giuliani, che opera a Roma come monitoring associate of reception and detention conditions presso l’UNHCR (Servizi legali), il vicesindaco facente funzioni in quei giorni di sindaco, in quanto il titolare del Comune era in ferie, ha mostrato il suo lodevole zelo di cittadino consegnando la lettera alla Procura: “Dentro ci sono segnalazioni di possibili notizie di reato, non potevamo far finta di niente”. Il giorno successivo, 23 agosto, sempre a firma di Andrea Bagatta, un nuovo articolo sullo stesso quotidiano titola: “Il Comune valuta lo sgombero per lo stabile ‘affollato’ di richiedenti asilo”. Questa volta il cronista riporta un virgolettato del sindaco Rando, tornato dalle ferie: “Che ci sia un sovraffollamento è fuor di dubbio, è giusto segnalare al gestore che non rientra nei parametri, ma bisogna anche dare le responsabilità a chi le ha. I profughi non sono arrivati lì da soli, ce li ha mandati la prefettura. Quindi bidogna capire come poter intervenire”. Gli ultimi due articoli citati saranno, loro pure, al centro di un prossimo articolo. Qui si aggiunge soltanto che il giorno successivo il quotidiano di Lodi nella rubrica delle lettere riportava un intervento di una non ben precisata Angela Russo, accompagnata dal titolo redazionale “Profughe. Costrette ad abortire e tutto tace? E la prefettura?”, che si snodava con ostentata “ingenuità” sulla falsariga delle dichiarazioni al riguardo del vicesindaco di Brembio.
I due articoli firmati da Bagatta e la lettera al giornale inviata con tanta immediatezza, spingevano il vice prefetto vicario di Lodi ad inviare a sua volta una lettera in cui venivano dettagliatamente spiegati i risultati dell’ispezione condotta presso la struttura di Brembio sintetizzati nello stesso titolo: “La prefettura assicura: «A Brembio tutto apposto nella casa dei profughi». Non solo, nel sommario, e dunque in bella evidenza, si sottolineava: “Un sopralluogo dello scorso 10 agosto ha appurato «l’assoluta estraneità degli operatori in merito alla decisione delle due ragazze ospiti di abortire». Il giorno dopo, sabato 26 agosto, ancora un articolo sul quotidiano, a firma di Carlo Catena, confermava che un fascicolo d’indagine, per ipotesi di violenza privata, era stato aperto dalla Procura di Lodi, ma che il procuratore Domenico Chiaro si era limitato a precisare che si trattava di un atto dovuto dopo la segnalazione giunta dal Comune di Brembio. E dopo aver ricordato in sintesi la vicenda e le precisazioni della Prefettura, concludeva che “la procura per ora appare cauta” sulla vicenda.
Nella fotografia l’arrivo dei primi migranti nel centro di Brembio nel 2015.