È sconcertante che a poco più di un mese dal giorno della consultazione referendaria ci sia il silenzio più assoluto, e la non informazione dei cittadini su un evento di democrazia, da parte dei partiti politici – tutti i partiti politici presenti in parlamento e negli enti locali senza eccezione, – della stampa nazionale e locale e dei media televisivi. La volontà è chiara, testimoniata dalla scelta della data, come denuncia Greenpeace: “Per scongiurare il quorum, Renzi ha anticipato la data del voto al 17 aprile, dimezzando i tempi della campagna referendaria e ostacolando il tuo diritto a informarti”. Il problema delle trivellazioni nel Mar Mediterraneo è un grosso problema: “Quando parliamo di trivelle offshore, nessuno può escludere un incidente. E in un mare chiuso come il Mediterraneo, un disastro petrolifero causerebbe danni gravissimi e irreversibili”, sottolinea Greepeace. “Per estrarre poche gocce di petrolio di scarsa qualità, si mettono in pericolo le nostre coste, la fauna, il turismo, la pesca sostenibile. Le prime vittime innocenti potrebbero essere delfini, capodogli, tartarughe, gabbiani e i pesci che popolano i nostri mari”. Per estrarre petrolio le compagnie petrolifere devono versare dei “diritti”, le cosiddette royalties. “Ma per trivellare i mari italiani si pagano le royalties più basse al mondo: il 7% del valore di quanto si estrae. E i petrolieri ringraziano”, sottolinea l’associazione ambientalista. Ciascuno di noi il 17 aprile può scegliere: lasciare che i nostri mari diventino un far west di petrolieri, mettendo a rischio il Mediterraneo, oppure far capire al governo che il nostro vero petrolio è la bellezza delle nostre coste, culla della nostra storia e della nostra cultura. “È il momento che qualcuno te lo dica: bucare i fondali non risolverà la nostra dipendenza energetica dall’estero. Come ammette anche il governo, le riserve certe di petrolio nei mari italiani equivalgono a 7-8 settimane di consumi nazionali e potremmo estrarre gas per soddisfare i consumi di 6 mesi. Ne vale la pena?”, è questa la domanda rivolta a ciascuno di noi, a cui dobbiamo dare una risposta partecipata.
Il silenzio sconcertante è la testimonianza che il Paese è in balia delle lobby e che a livello istituzionale non vi è alcuna forza politica che si ribelli a questa reale situazione. E di conseguenza da Roma a cascata fino al piccolo paese, come qui a Brembio nella Bassa lodigiana, dove l’unica testimonianza dell’evento democratico del 17 aprile sono i pochi manifesti, obbligatori per legge, esposti dal Comune in alcuni spazi di pubblica affissione.
Il 17 aprile si vota per il referendum contro le trivelle
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