Trieste (Friuli-Venezia Giulia) 28 ottobre 2015

Salvaguardia Porto Franco Nord, diffida a Autorità italiane

L’Ufficio Stampa del Movimento Trieste Libera con un comunicato stampa diffuso oggi, 28 ottobre, informa che il Movimento continua la sua battaglia per difendere il Porto Franco Nord “dalle operazioni speculative illegali ed imbroglione del malaffare politico-istituzionale italiano”. Accanto alla salvaguardia dell’area Trieste Libera si sta muovendo perché sia dia attuazione ai progetti di riattivazione integrale dell’area, già presentati dagli operatori portuali nel 2003 e nel 2009, che, come spiega il comunicato, prevedono una nuova piattaforma portuale di 1,5 km di lunghezza, dall’Adriaterminal al terrapieno di Barcola, per 200 metri di larghezza, sino a fondali di 20 metri. Progetti che potrebbero portare alla città un migliaio di nuovi posti di lavoro.
Nell’ambito della sua difesa del Porto Franco Nord dalle speculazioni, nel comunicato si dà notizia che Trieste Libera ha notificato ieri, 27 ottobre, una diffida pubblica alle autorità italiane coinvolte “nell’attesa di vedere se si fermeranno, o se tenteranno di forzare egualmente la situazione ad ogni costo entrando nella loro stessa trappola di illegalità a catena che renderebbe nullo qualsiasi loro atto di dismissione e cessione del Porto Franco Nord”.
La diffida è stata inviata al Commissario del Governo italiano nella Regione Friuli Venezia Giulia, al Prefetto italiano di Trieste, all’Amministrazione della Regione Friuli Venezia Giulia, all’Autorità Portuale italiana di Trieste, all’Amministrazione comunale di Trieste, alla International Provisional Representative of Free Territory of Trieste con delega di competenza internazionale. Inoltre la diffida è stata inviata per segnalazione diretta alla Procura regionale della Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica in Trieste.
L’oggetto del contendere sono tre commi della legge finanziaria 2014, che di seguito si riportano integralmente.
Comma 618: “Il Commissario di Governo per il Friuli Venezia Giulia, previa intesa con il presidente della regione Friuli Venezia Giulia e con il sindaco di Trieste, adotta, d’intesa con le istituzioni competenti, i provvedimenti necessari per spostare il regime giuridico internazionale di punto franco dal Porto vecchio di Trieste ad altre zone opportunamente individuate, funzionalmente e logisticamente legate alle attività portuali”.
Comma 619. “In conseguenza dei provvedimenti di cui al comma 618, le aree, le costruzioni e le altre opere appartenenti al demanio marittimo comprese nel confine della circoscrizione portuale, escluse le banchine, l’Adriaterminal e la fascia costiera del Porto vecchio di Trieste, sono sdemanializzate e assegnate al patrimonio disponibile del comune di Trieste per essere destinate alle finalità previste dagli strumenti urbanistici. Il comune di Trieste aliena, nel rispetto della legislazione nazionale ed europea in materia, le aree e gli immobili sdemanializzati e i relativi introiti sono trasferiti all’Autorità portuale di Trieste per gli interventi di infrastrutturazione del Porto nuovo e delle nuove aree destinate al regime internazionale di punto franco. Sono fatti salvi i diritti e gli obblighi derivanti dai contratti di concessione di durata superiore a quattro anni in vigore, che sono convertiti, per la porzione di aree relative, in diritto di uso in favore del concessionario per la durata residua della concessione. Il presidente dell’Autorità portuale, d’intesa con il presidente della regione Friuli Venezia Giulia e con il sindaco di Trieste, delimita le aree che restano vincolate al demanio marittimo”.
Comma 620. “L’uso delle aree demaniali del Porto vecchio di Trieste è disciplinato da apposito regolamento dell’Autorità portuale di Trieste, da emanare in esecuzione di quanto previsto dall’articolo 6, comma 1, lettera a), dall’articolo 8, comma 3, lettera h), e dall’articolo 13, comma 1, lettera a), della legge 28 gennaio 1994, n. 84”.
Il Movimento Trieste Libera, nel suo documento di diffida, ricorda che “in materia sono già stati formulati e notificati alle Autorità italiane”, destinatarie dell’atto, “numerosi e documentati atti dissuasivi e di messa in mora, nonché denunce pubbliche e penali”, che nonostante ciò alcuni rappresentanti di tali Autorità “continuano a manifestare con azioni amministrative illegittime, tesi pseudogiuridiche, dichiarazioni pubbliche e pressioni mediatiche ingannevoli, l’intenzione di forzare nei tempi più brevi l’attuazione di loro noti progetti illegali riguardanti il Porto Franco Nord”, in pretesa esecuzione dei commi riportati sopra della legge finanziaria dello Stato italiano 2014, e che “i tentativi di imporre tali progetti illegali vengono attuati notoriamente e da lungo tempo da una consociazione trasversale di politici, soggetti privati e funzionari dell’amministrazione civile provvisoria del Free Territory of Trieste e dello Stato italiano, sollevando ipotesi di violazione penale” e “interrogativi antimafia documentati”.
Nel documento, quindi, si passa ad elencare le violazioni che sarebbero conseguenza dell’attuazione dei progetti illegali citati: violazione degli obblighi internazionali della Repubblica italiana contratti con le leggi di ratifica e di esecuzione del Trattato di Pace di Parigi tuttora in vigore; violazione degli obblighi del mandato internazionale di amministrazione civile provvisoria dell’attuale Free Territory of Trieste affidato dal tuttora vigente Memorandum d’intesa di Londra del 5 ottobre 1954 alla responsabilità del Governo italiano; violazione dei diritti di Stato del Free Territory of Trieste, dei diritti della popolazione sovrana, dei residenti e delle imprese del Free Territory of Trieste e dei diritti generali e speciali degli altri Stati e delle loro imprese nel Free Territory of Trieste e sul suo Porto Franco Internazionale. La diffida ricorda che trattandosi di azioni illecite, tutti i pubblici ufficiali italiani che ne vengano a conoscenza hanno l’obbligo giuridico di impedirle.
La diffida sottolinea che “ogni atto di esecuzione parziale od integrale delle norme” della legge finanziaria citate, per le violazioni elencate “rimarrebbe viziato da nullità originaria assoluta ed insanabile, privo quindi di effetti giuridici anche verso terzi e passibile di azioni e sanzioni penali, civili ed amministrative nei confronti dei pubblici ufficiali responsabili nonché di azioni per il risarcimento dei danni arrecati ai soggetti di diritto privato, di diritto pubblico e di diritto internazionale ed ai terzi di buona fede”.
Infine il documento del Movimento evidenzia che “con le violazioni oggetto della presente diffida i pubblici ufficiali italiani responsabili recherebbero perciò anche danni erariali ingentissimi alle istituzioni coinvolte dello Stato italiano e del Governo italiano amministratore provvisorio”. E naturalmente aggiunge che “la nullità originaria assoluta degli eventuali atti di esecuzione” dei commi citati della legge finanziaria 2014 “verrebbe immediatamente ed efficacemente azionata, anche ai fini risarcitori, nelle competenti sedi di diritto italiano e di diritto internazionale”.