Il sindaco Rando, ormai i fatti lo hanno ampiamente dimostrato, appare inadeguato a risolvere il problema più grosso e causa di grande disagio alla quotidianità della popolazione di Brembio per tutto l’anno, ma pesantemente soprattutto nei mesi estivi da giugno a settembre, e cioè il passaggio continuo nell’arco di tutta la giornata di mezzi agricoli che superano il limite delle 6,5 tonnellate imposto in tutto il centro abitato e di grande ingombro per le vie cittadine che hanno tuttora una struttura ottocentesca, prive per la gran parte di marciapiedi, senza percorsi pedonali o per i cicli, con strettoie che creano anche difficoltà al transito contemporaneo degli stessi autoveicoli.
Quello delle 6,5 tonnellate non è l’unico limite normalmente superato, anche l’altro, dei 15 km/h per tutti i mezzi agricoli, non appare più di tanto rispettato né sanzionato. Una delibera della giunta comunale indica, infatti, in soli 500 euro il ricavato da multe per violazione del codice della strada. Non solo, ma come racconta il quotidiano Il Cittadino, l’amministrazione è riuscita a “convincere” la minoranza a soprassedere alla volontà di presentare un emendamento in proposito in Consiglio comunale, in sede di discussione sul bilancio. “In particolare – si legge in un articolo del 9 settembre, – le minoranze si sono convinte a votare favorevolmente [sul bilancio, ndr] dopo avere ritirato un emendamento che chiedeva al comune di prevedere maggiori incassi dalle multe, anche mettendo in conto un aumento delle sanzioni per il transito dei trattori”. Cosa che significa che la maggioranza consiliare ha, per così dire, convinto la minoranza a non chiedere un maggior rispetto della qualità di vita della cittadinanza e a chiudere gli occhi sulle violazioni alle ordinanze del sindaco in materia di sicurezza stradale. In Consiglio comunale si è sancito, cioè, che le giuste e sacrosante proteste dei cittadini, particolarmente di quelli che hanno l’abitazione prospiciente sulle vie di transito, – non un fatto contingente, ma proteste che si ripetono da anni, – non contano nulla, non se ne dà ascolto. La fotografia che accompagna questo articolo è emblematica: il sindaco deve dire da che parte sta, se sta con i bambini, con gli anziani, con i disabili, con i malati, con le persone in difficoltà, con la gente di Brembio, o con chi fa profitto sui disagi della popolazione da lui amministrata.
Il passaggio dei mezzi agricoli in paese è un grosso problema, la “sporcizia” da mettere sotto il tappeto. E così oggi, approfittando (certamente a sua insaputa) di due pagine di “razzismo senza razzisti” pubblicate dal quotidiano Il Cittadino, prova grazie alla compiacenza del cronista a spostare l’attenzione dell’opinione pubblica del paese sul tema migranti – oltretutto ignorando l’esito del bando di gara prefettizio. Invece di dare le conseguenti dimissioni annunciate (il verbo è esatto stante quanto è poi avvenuto) come l’articolo ricorda: “… il sindaco Giancarlo Rando e l’intero consiglio comunale, minoranze comprese, dichiararono di essere pronti alle dimissioni qualora la prefettura non avesse tenuto fede all’accordo [intendendo con questa parola la disponibilità da lui, Rando, avanzata di un’accoglienza di 2/3 migranti, ndr]”, il sindaco ritorna oggi sulla questione per riscaldare irresponsabilmente gli animi, cosa che puntualmente questa mattina si è rilevata nei bar.
“Ma io non mi dimetto, anche se qualcuno sostiene che dovrei farlo per dignità”, parole di Rando che riporta il cronista nell’articolo. “Non mi dimetto per due motivi. Infatti non sono per nulla certo che con un commissario la situazione andrebbe migliorando, e inoltre l’amministrazione non sta gestendo nulla”. Parole incontrollate in realtà: primo perché non sta certamente a lui, parte in causa, giudicare l’operato di un ipotetico commissario prefettizio; secondo, se l’amministrazione non è coinvolta per nulla nell’accoglienza, di cosa si sta parlando? Perché si vuole gettare discredito su un privato, solo perché si è stati lasciati fuori: “Questo è un accordo che è passato completamente sopra le nostre teste”. L’accordo in questione è quello intervenuto tra la prefettura e la società immobiliare nelle more del bando sull’accoglienza, vinto dalla stessa Paradiso srl.
Certamente può bruciare la constatazione di non venir considerato, ma quello che non si comprende nell’articolo è il livore che traspare, dal colloquio riportato dal cronista col primo cittadino di Brembio. Ancora virgolettate: “Il privato ha visto un’occasione per uscire dalla crisi in cui si trovava e l’ha colta”, e poi sintetizzate dall’articolista nella spiegazione: “La prefettura si è accordata infatti con un immobiliarista che aveva una decina di appartamenti sfitti in via Montegrappa. Un modo come un altro per uscire dalla ‘crisi del mattone’, o limitarne almeno gli effetti negativi, insomma”.
Le parole del sindaco sono fuori tempo, vengono riportate dal giornale dopo l’esito del bando di gara e oltretutto contengono inesattezze dovute ad una superficiale conoscenza delle cose. Secondo l’articolo Rando lamenta: “Io sto ancora aspettando la comunicazione ufficiale della Prefettura a tal proposito [il riferimento è la sostituzione della onlus che ha fornito assistenza nel periodo transitorio con la cooperativa sociale “Il Bivacco Servizi”, che curerà la piccola comunità di accoglienza per la durata del bando e per le proroghe, che possiamo considerare certe stante la dimensione epocale del fenomeno migratorio]. Ho chiesto espressamente a chi fare riferimento, ma dalla Prefettura non mi hanno risposto”.
Anche altre parole del sindaco dimostrano che non c’è una piena consapevolezza della questione, ma solo un occhio attento al proprio elettorato, soprattutto quando dice: “… noi vorremmo anche proporre dei progetti di attività socialmente utili, affinché gli ospiti facciano qualcosa per la comunità”, rispondendosi poi da sé “A tutt’oggi però il turn over è altissimo, con gente che va e viene, e quindi non è possibile pensare a un progetto”. Un ritornello, quello del lavoro socialmente utile, che fa riferimento ad una circolare del ministro Alfano del dicembre dello scorso anno, che non ha valore di legge e non obbliga nessuno ad applicarla, anche perché farlo significherebbe violare una norma reale: se non è volontariato, qualsiasi lavoro subordinato deve essere retribuito. Se è volontariato, nessuno può esservi costretto. Il titolo della circolare è “Volontariato per l’integrazione dei richiedenti asilo”, già di per se stesso una contraddizione in termini, come è stato da più parti osservato: ad esempio, il settimanale Panorama commentava il titolo dicendo “significa chiedere sia a chi avrebbe diritto alla protezione internazionale sia a chi entrato in Italia senza documenti e senza nemmeno i requisiti per l’asilo politico e quindi andrebbe espulso, di lavorare gratis in cambio di una presunta integrazione”.
L’articolo del Cittadino chiude con queste parole del sindaco Rando: “A breve torneremo a incontrare la gente con un’assemblea pubblica, per confrontarci e capire gli umori del paese”. Certo, se l’assemblea si farà, troverà sicuramente grande consenso su una parola d’ordine: dimissioni!
Il sindaco usa i migranti per non dare risposte sui trattori
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