Brembio (Lombardia) 05 agosto 2015

Migranti e amministratori inadeguati, due problemi diversi

Non informare la popolazione amministrata sui problemi che direttamente la possono interessare, ma trattandola alla stregua di un bambino da zittire con favolette, è un suicidio politico da parte di una amministrazione, soprattutto in piccole comunità dove la realtà delle cose non tarda molto a venire a gala. Sabato nell’assemblea pubblica in Piazza Europa presso le strutture della Festa de l’Unità del partito democratico, messe gentilmente dai volontari a disposizione del proprio segretario di circolo, vicesindaco e presidente dell’associazione dei comuni del Lodigiano, l’amministrazione comunale nel suo complesso, cioè minoranze comprese, si è messa in una situazione tale da rendere impossibile una via di fuga dalle proprie stesse affermazioni, che non sia quella di un collettivo harakiri. Non è a caso che tutti, oggi, siano asserragliati dietro un muro di “no comment” alle ripetute richieste di cronisti dei diversi quotidiani che riportano notizie di quanto accade nel Lodigiano. Come del resto Il Cittadino di Lodi, riportando in un trafiletto nell’edizione di oggi l’arrivo, ieri, dei primi migranti nel complesso residenziale messo a disposizione da un privato, così annota: “Ieri sera non sono arrivati commenti, vista anche l’assenza del sindaco Giancarlo Rando”, in vacanza.
Già, sono un grosso rospo da inghiottire le affermazioni fatte in quell’assemblea da tutti, sindaco, vicesindaco e minoranze (parola quest’ultima che indica solamente, a tutti gli effetti, che non sono state elette con la lista di maggioranza, la vera sola discriminante); e cioè per esemplificare, usando non parole raccolte da chi scrive, presente tra i cittadini che hanno partecipato all’assemblea, ma ancora una volta il quotidiano di Lodi: “Proprio il sindaco e i consiglieri comunali sabato mattina nel corso dell’assemblea pubblica convocata sul tema avevano sottolineato che avrebbero collaborato con la prefettura per gestire piccoli nuclei di migranti, ma che sarebbero stati pronti ad alzare le barricate e addirittura a dimetterso qualora fosse arrivato un numero elevato”. Il sindaco Rando aveva precisato come numero accettabile quello dei “due tre” contenuto nella lettera inviata al prefetto il 25 luglio, alzato poi a meno di dieci dal suo vicesindaco, segretario locale del Pd e presidente dell’associazione dei comuni lodigiani. Ma anche un altro giornale, Il Giorno, annota: “Ora occorre capire come reagirà l’amministrazione comunale che si era detta contraria all’arrivo massiccio di richiedenti asilo: addirittura il sindaco Giancarlo Rando aveva minacciato le dimissioni qualora il numero di profughi fosse stato molto elevato”. E ancora il giornale online Lodinotizie.it ribadisce oggi raccontando l’arrivo dei primi 10 migranti ieri: “Il sindaco, Giancarlo Rando, nei giorni scorsi aveva annunciato l’ipotesi delle dimissioni se il numero di migranti fosse stato superiore alla decina”. Con l’ultimo arrivo ieri in serata erano diciassette. E altri arriveranno ancora vista l’emergenza e i numeri quotidianamente in arrivo nei porti del meridione.
Che il sindaco Rando, di ritorno dalle vacanze, possa dare per coerenza le dimissioni non sarebbe per chi ha seguito il suo percorso politico una sorpresa; certamente rappresenterebbe un atto di onestà intellettuale. Del resto già nel 1979, allora consigliere comunale eletto nella lista della Democrazia Cristiana, si dimise per contrasti insanabili con il direttivo del suo partito: “L’esponente democristiano, in una lettera resa pubblica dai giovani DC, motivava la sua decisione con la mancanza di un adeguato sostegno, da parte del suo partito, all’espletamento dei compiti che gli derivano dal mandato elettorale”. Così si legge in un articolo de Il Cittadino di allora. Una vicenda che provocava all’interno della DC non pochi cambiamenti e portava all’elezione di un direttivo quasi completamente rinnovato nei nomi, ma che, in più, stante la legge elettorale comunale di allora, essendo unico consigliere comunale, escludeva la Democrazia Cristiana dal consiglio.
Ormai, comunque siano gli sviluppi dell’ospitalità dei migranti a Brembio, è chiaro che bisogna scindere l’aiuto umanitario e l’accoglienza attuata da un privato con una onlus, proprio per non danneggiare ulteriormente il tentativo di dare una risposta all’emergenza, da quello che è il vero problema messo a nudo dalla vicenda: l’inadeguatezza dell’attuale amministrazione comunale (maggioranza e minoranza solidalmente intese) nel risolvere i problemi della comunità brembiese. Non è a caso che, vista la minaccia di dare le dimissioni, gridata ai quattro venti, giri già ampiamente la voce, tra la gente (oggi era giorno di mercato) e su Facebook, che la presenza di un commissario prefettizio non sarebbe alla fin fine un gran male e ancora che si faccia della grande ironia sulle catene (l’incatenarsi) evocate dal vicesindaco. E manca poco che sulle dimissioni da qualche allibratore improvvisato si raccolgano scommesse.
Nella foto da sinistra a destra: Margherita Fusarpoli (capogruppo di maggioranza), Giampietro Tonani (consigliere di maggioranza), Giuseppe Sozzi (vicesindaco), Claudio Corbellini (capogruppo di minoranza), Giuseppe Botti (capogruppo di minoranza), in piedi Giancarlo Rando (sindaco).