Nell’assemblea pubblica di sabato scorso, 1 agosto, una delle affermazioni ripetute dagli amministratori presenti al tavolo è stata che il comune non dovrà sostenere in alcun modo finanziariamente l’inserimento in paese dei migranti che saranno inseriti in paese. Il finanziamento è europeo, è stato detto più volte. Come pure a domanda precisa del pubblico su ciò che potrebbe accadere se venisse meno l’intervento economico dello stato (non più prorogato ad esempio, oppure nel caso che l’iter per la richiesta d’asilo fosse concluso positivamente), la risposta è stata che si pensa solo al contingente ed alle difficoltà attuali di chiusura del bilancio di previsione per quest’anno, che insomma non c’era tempo (o volontà?) di guardare un po’ più lontano del proprio naso.
Che l’arrocco sul contingente non sia una buona mossa, a dimostrarlo, manco a farlo apposta, arriva oggi, come riporta Il Mattino di Padova, l’allarme delle cooperative che operano nell’accoglienza dei profughi richiedenti asilo: siamo senza soldi. Quasi tutte le cooperative che lavorano in appalto con le sette prefetture del Veneto devono ancora ricevere dallo stato migliaia di euro: per alcune di esse gli ultimi compensi ricevuti sono relativi a marzo. Alcune, non retribuite da quattro mesi hanno deciso di non dare vitto e alloggio ai profughi a queste condizioni, tempestando di solleciti le prefetture con la richiesta del pagamento dei crediti e hanno ventilato a breve un ultimatum alle prefetture debitrici. “Non possiamo più continuare a lavorare a credito. Ogni mese dobbiamo pagare l’affitto delle case, le bollette dei servizi, i pasti veicolati, la lavanderia e dobbiamo sostenere tutte le altre spese necessarie per garantire ai migranti, nostri ospiti, il vitto e l’alloggio di cui hanno bisogno”, sono queste le parole di uno dei dirigenti di una cooperativa che vanta un credito arretrato di circa 200 mila euro con la prefettura di Padova, raccolte da Il Mattino.
Un’altra storia d’insolvenza qualche giorno fa era stata raccontata dal quotidiano Il Gazzettino. A Pordenone è in gravi difficoltà economiche la locanda “Al Sole” per l’ospitalità data ai migranti, e che a fine giugno ha comunicato la sospensione del servizio e l’indisponibilità ad accogliere nuovi ospiti: “A metà luglio mi hanno saldato marzo. Ma i fornitori mi chiedono di saldare le fatture, devo pagare l’affitto, per garantire 40/50 posti ho fatto degli investimenti e ora mi ritrovo in dissesto economico”. Il problema dell’albergatore è il ritardo nei pagamenti, 55 mila euro per i tre mesi aprile, maggio e giugno, della cooperativa Nuovi vicini onlus che è l’intermediario con la prefettura: “So benissimo che la coop prima di pagarmi deve a sua volta ricevere i soldi, ma io così sono in crisi”.
Per dare soluzione ad un’emergenza, insomma non si ha scrupolo a crearne un’altra. E, sempre Il Mattino di oggi, 3 agosto, dà notizia che nel fine settimana sono in giunti in Veneto, secondo quanto ha comunicato la Prefettura di Venezia che coordina l’accoglienza in regione, 535 migranti, in parte in fase di trasferimento. Ma anche alla Lombardia a fine luglio sono stati destinati 100 nuovi profughi dei 692 arrivati a Reggio Calabria. L’assessore alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione della Regione Lombardia, Simona Bordonali, nell’occasione, meno di una settimana fa, aveva invitato “sindaci e prefetti ad ascoltare la voce del popolo lombardo e a ribellarsi, negando l’accoglienza sul proprio territorio. Le poche risorse economiche che gli Enti locali hanno a disposizione devono essere investite in servizi e in aiuti economici per disoccupati, esodati e famiglie numerose, non per mantenere immigrati clandestini”. Notizia di ieri, 2 agosto, infine, che 59 profughi saranno ospitati a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo, il noto paese natale di Papa Giovanni XXIII. Saranno collocati nei locali del Pontificio Istituto Missioni Estere.
Bandi per l’accoglienza, non sono solo un fatto privato
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