ROMA: CAMERA DEI DEPUTATI. Relazione finale “Jo Cox” sui fenomeni di odio, intolleranza, xenofobia e razzismo.
Nel video la testimonianza di Flavia Rizza vittima del bullismo e cyberbullismo.
LA CAMERA DEI DEPUTATI CONTRO ODIO, INTOLLERANZA, XENOFOBIA E RAZZISMO.
Relazione finale della Commissione “Jo Cox”.
La presidente della Camera On. Laura Boldrini il 20 luglio 2017 nella “Sala della Regina” della Camera dei Deputati ha illustrato, alla presenza di numerosi giornalisti, il contributo della Commissione “Jo Cox”, (che prende il nome dalla parlamentare laburista uccisa il 16 giugno 2016, la quale si apprestava a partecipare ad un incontro con gli elettori) evidenziando i risultati del lavoro svolto dalla Commissione.
Da questi risultati, frutto di 30 ore di seduta, 31 audizioni discussi ed elaborati in 13 riunioni, emerge una “Piramide dell’odio”. Si denunciano gli stereotipi e le false rappresentazioni, insulti e linguaggi ostili che mirano a normalizzare e distorcere la realtà quotidiana vissuta da molti immigrati, donne, diversamente abili e tutte le altre persone che diventano bersaglio di discriminazione.
Non importa se l’ambiente discriminante sia il luogo di lavoro, la scuola, l’abitazione, oppure i contesti delle relazioni sociali che attraversano i soggetti interessati. Nel linguaggio dell’odio prende piede immediatamente l’incitamento alla denigrazione, alla violenza, oppure si indirizza verso gruppi di persone identificate con caratteristiche come il sesso, l’orientamento sessuale, l’etnia, il colore della pelle o la religione. L’intento finale di chi trascina o si fa trascinare da questi stereotipi, può sfociare o sfocia facilmente nel possibile crimine di odio. La cronaca quotidiana monopolizza l’attenzione su questi fatti ormai da diversi anni.
Nella relazione della commissione “Jo Cox” emergono e si denunciano le false rappresentazioni dimostrate attraverso la lettura e l’elaborazione di dati reali (fonte Istat) confrontati con gli stereotipi e le false rappresentazioni. Si nota quindi che nella discriminazione di genere, il 20% degli italiani pensa che gli uomini siano dirigenti di imprese e leader politici migliori delle donne e che il 39% non ritiene necessario aumentare il numero di donne che ricoprono cariche pubbliche.
Inoltre circa la metà (49,7%) degli italiani stessi, ritiene che l’uomo debba provvedere alle necessità economiche della famiglia e gli uomini siano meno adatti ad occuparsi delle faccende domestiche. Non solo, il 34,4% afferma che una madre occupata non possa stabilire un buon rapporto con i figli al pari di una madre che non lavora. Questi dati dimostrano che l’ Italia sembra ferma alle opinioni e considerazioni degli italiani degli anni 60-70 e che pochi passi in avanti siano stati fatti verso l’uguaglianza di genere.
Nei confronti della popolazione LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) le false rappresentazioni e considerazioni sono che: il 43,1% ritiene che i gay siano uomini effeminati e il 38% che le donne siano donne mascoline, inoltre che il 25% degli italiani considera l’omosessualità una malattia e ancora il 20% ritiene poco o per niente accettabile avere un collega, un superiore o un amico omosessuale. Infine il 24,8% è perplesso che persone con orientamento omosessuale rivestano una carica politica. La percentuale sale al 28,1% nel caso di un collega medico e al 41,4 % nel caso di un collega insegnante di scuola elementare.
Le false rappresentazioni raggiungono il culmine della deformazione della realtà nei confronti degli immigrati, dei rom/sinti o per credo religioso.
Esempio eclatante, secondo l’Ignorance Index di IPSOS MORI, l’Italia risulta il Paese con il più alto tasso di ignoranza sull’immigrazione. La maggioranza degli italiani, circa il 60% pensa che gli immigrati residenti in Italia siano il 30% della popolazione, anziché l’8%. Che i musulmani siano il 20%, quando invece sono solo il 4%. La stessa percentuale pensa che un quartiere si degrada quando ci sono molti immigrati e il 52,6% ritiene che l’aumento degli immigrati favorisca il diffondersi del terrorismo e della criminalità.
Altre discriminazioni di genere dimostrano che il 15,8% ha subito discriminazioni nella scuola a fronte del 6,3% di uomini.
L’aspetto scolastico è di fondamentale e primaria importanza, poichè già in passato ha compiuto un tentativo di risposta a questi fenomeni, ed era stato affrontato iniziando dalle scuole elementari. Con l’entrata in vigore del Dpr 104/85 vennero istituiti i programmi del 1985 (in sostituzione di quelli del 1955).
Nei programmi dell’85 venne inserito un importante articolo che enunciava: l’educazione alla convivenza democratica.
Gli aspetti più significativi di quell’articolo affermavano che: “il fanciullo sarà portato a rendersi conto che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. (art. 3 della Costituzione).
La responsabilità percepibile quindi richiamava come prima istituzione responsabile la scuola elementare. Nella legge veniva enunciato: “La scuola è impegnata ad operare perché questo fondamentale principio della convivenza democratica non venga inteso come passiva indifferenza (che oggi potrebbe configurarsi come creatrice di false rappresentazioni) e sollecita gli alunni a divenire consapevoli delle proprie idee e responsabili delle proprie azioni, alla luce di criteri di condotta chiari e coerenti che attuino valori riconosciuti”.
Le finalità educative che la scuola avrebbe dovuto o ha parzialmente creato, miravano a fornire al fanciullo e in seguito al ragazzo: “…le più ampie occasioni di iniziativa, decisione responsabilità personale ed autonomia e sperimentare progressivamente forme di lavoro di gruppo e di vicendevole aiuto e sostegno, anche per prendere chiara coscienza della differenza fra “solidarietà attiva” con il gruppo e “cedimento passivo” alle pressioni di gruppo. Tra la capacità di conservare indipendenza di giudizio e il conformismo, tra il chiedere giustizia ed il farsi giustizia da sé”.
Anche in questi brevi segnali sembra che si sia voluto imprimere il germe dell’antirazzismo e dell’anti xenofobia. Il concetto di solidarietà attiva rende consapevoli i ragazzi che i rapporti interpersonali, in qualunque modo e in qualsiasi ambiente siano vissuti, evidenziano il concetto di parità come “vaccino indispensabile” per proseguire con vera autonomia e consapevolezza. Sarebbe interessante capire e verificare come le scuole in questi 32 anni abbiano applicato il contenuto di questo articolo di legge dello Stato e che frutti abbia dato l’applicazione di queste importanti affermazioni.
I principi fondamentali dell’educazione alla convivenza democratica, guardavano oltre la semplice trasmissione di concetti, infatti si affermava:
“Siano progressivamente guidati ad ampliare l’orizzonte culturale e sociale oltre la realtà ambientale, per riflettere, anche attingendo agli strumenti della comunicazione sociale sulla realtà culturale e sociale più vasta, in uno spirito di comprensione e di cooperazione internazionale, con particolare riferimento alla realtà europea e al suo processo di integrazione”.
Presumibilmente le risposte che già allora emergevano verso i primi problemi di discriminazione, avevano trovato nella scuola una stella polare che accendeva luce sulla problematica fornendo le risposte adeguate.
Attualmente le invettive razziste e xenofobe sono veicolate sul web tramite Facebook, Twitter, Youtube e via di seguito, significativa la testimonianza di una ragazza oggetto di cyberbullismo, Flavia Rizza (nel video) la quale ha ricordato che un ragazzo vittima di offese via web si è ucciso.
Flavia è diventata da un anno testimonial della Polizia di Stato contro il cyber bullismo. Adesso come ha ricordato Giovanni Anversa “i suoi odiatori quando la incontrano abbassano lo sguardo”, sottolineando che il coraggio ha prevalso sulla paura.
E’ necessario che le istituzioni come la famiglia, la scuola e contemporaneamente i media si facciano carico di elaborare analisi precise per riportare nella giusta luce questi fenomeni inquietanti che stanno segnando gli inizi del Terzo Millennio, ripulendo le false informazioni e gli stereotipi. (1. Continua)
Giorgio De Santis
Fonti
Relazione finale della Commissione Parlamentare “Jo Cox” del 20 luglio 2017
http://webtv.camera.it/evento/11648