Libano, Paese estero 06 dicembre 2014

Libano, Portolano: zona Unifil stabile

Naqoura, 5 dic. FONTE :(askanews) – “Tutta la zona a cavallo della
“blue line” – la linea immaginaria che demarca il confine tra
Libano e Israele, ndr – è la più stabile di tutto il Medio
Oriente”. Parola del generale Luciano Portolano che dal luglio
scorso è Force commander e Head of mission di Unifil, la Forza di
Interposizione in Libano targata Nazioni Unite. Il quartiere
generale è a Naqoura, base militare a quasi centocinquanta
chilometri a sud di Beirut. È da qui, da un palazzone con le
finestre che guardano il mare, che il generale agrigentino, 52
anni, pianifica, discute e definisce le attività che gli oltre
diecimila caschi blu, svolgono. La principale? Zittire le
ostilità tra Libano e Israele.
“Unifil è una missione speciale: si regge sulla mediazione e il
metodo del tripartito, ovvero mettere attorno a un tavolo
rappresentanti istituzionali israeliani e libanesi, è vincente
perché fa comunicare Paesi che non hanno alcun rapporto”. E che
parlano attraverso un codice tanto ostile quanto pericoloso: il
lancio di razzi. E quando accade, “tocca prima avvisare la parte
offesa e tentare di arginarne la reazione, dopo contattare chi ha
offeso e capire in che modo si può evitare una escalation di
violenze”, spiega Portolano mentre zucchera un caffè.
Il generale parla in modo pacato. Anche quando si dice
“entusiasta” del ruolo di responsabilità affidato di nuovo
all’Italia (a precederlo, per un triennio, è stato il generale
Claudio Graziani). “È anche un onere incredibile perché le
giornate passano cercando di individuare elementi di negoziazione
e mediazione sui problemi- anche piccoli incidenti – che nascono
quotidianamente e che, in momenti delicati come questi, possono
degenerare destabilizzando l’area”. Perché il Libano è una sorta
di cuscinetto tra pericolosi focolai: l’Iraq, la Siria, Israele,
la Palestina, senza dimenticare l’autoproclamato stato islamico.
È l’Isis una delle minacce maggiori ma soprattutto “globale”
puntualizza il generale e subito specifica, con un pizzico di
scaramanzia: “Per quanto riguarda la nostra area di competenza
(sud ovest del Paese, ndr) non abbiamo evidenza né di cellule
terroristiche né abbiamo elementi che possono destabilizzare
l’area”.
“Il Libano, oltre a essere una nazione è un messaggio di pace, stabilità, sicurezza e convivenza
di confessioni – dice Portolano – ma ora è bene che l’attenzione
resti alta”. Specie per la presenza dei rifugiati siriani. ” I rapporti tra loro e la popolazione locale è cambiato in seguito
al rapimento, avvenuto mesi fa, di rappresentanti della Laf
(forze armate libanesi, ndr) e dell’Isf (forze di sicurezza
libanesi, ndr) e l’uccisione di tre di loro: vicenda che ha
acuito attriti finora sopiti. Al punto che molte municipalità
hanno posto delle restrizioni, anche di movimento, ai rifugiati”. “Noi osserviamo attentamente, attraverso le fonti disponibili,
quali sono le vicende di tensione e come si evolvono, seguiamo
gli itinerari di afflusso per poter capire come dobbiamo
proteggere il personale Onu, oltre alla popolazione”, ribadisce
il generale che però snocciola dati ed elenca operazioni spesso
con un intercalare inglese: sembra sia la sua lingua madre. E
quando glielo si fa notare ironico risponde: “L’Italia non la
dimentica. Come non dimentico l’italiano e gli italiani”.
Alba Di Palo