ACCADEMIA ITALIANA FASHION SHOW 2016
11 luglio 2016 ore 19.00 Ex Dogana
Viale dello Scalo S. Lorenzo, 10 – Roma
Il Final Work 2016 degli allievi di Accademia Italiana, nell’ambito di AltaRoma, è ispirato all’interazione tra moda, architettura e design. Apriranno la sfilata gli “abiti scultura”, ispirati al lavoro del maestro Roberto Capucci e realizzati, in gruppi, dagli allievi del primo anno sotto la guida dei docenti Ilenia Alesse e Roberto Tranchina, e l’impiego di tessuto tecnico messo a disposizione dalla Klopman International.
Le uscite successive avranno come comune denominatore l’Eclettismo, corrente che ha influenzato il Design degli anni ’80. Gli abiti si ispirano ai lavori di Gruppo Alchimia, Philippe Starck, Memphis Design. Gli studenti del secondo anno hanno lavorato utilizzando forme semplici arricchite da color blocks oppure reinterpretate da innovative tecniche digitali o pittoriche manuali. In passerella sfileranno le rivisitazioni delle classiche abaya, abiti tradizionali indossati dalle donne degli Emirati Arabi Uniti, dove gli studenti sono stati ospiti lo scorso anno. Un progetto che consolida la collaborazione con Sharjah Business Women Council. Gli abiti sono stati realizzati con diverse tecniche applicate: pittura diretta a mano, manipolazione tessuti con lavorazioni a pieghe, effetti double face, stampe digitali, sovrapposizioni e stratificazioni di tessuti, tintura Shibori, ricami a filo fatti a mano.
Ancora gli Emirati sono l’ispirazione per i progetti degli studenti del terzo anno, che hanno utilizzato nelle loro collezioni preziose passamanerie realizzate interamente a mano dalle donne del luogo attraverso l’antica tecnica del telaio “talli”.
La sfilata si chiuderà con i Final Work degli studenti sempre del terzo anno, ispirati dalle più importanti correnti architettoniche del XX secolo: minimalismo e decostruttivismo.
Gli abiti seguono le forme rigorose e scultoree dei lavori degli architetti Tadao Ando e Ludwig Mies Van Der Rohe. Del primo assumono rigidità e simmetrie con una collezione caratterizzata da una palette di colori che passa attraverso le tonalità calde del grigio e si accende di verde-lime per definire le linee e i dettagli dei capi. Gli abiti ispirati alle forme di Ludwig Mies Van Der Rohe hanno invece forme mascoline e lo swing degli zazous ed esibiscono materiali tecnici che si rifanno alle venature del marmo e alle trasparenze del vetro (tipiche dei progetti dell’architetto). Di tutt’altro segno le ispirazioni rubate alle geometrie articolate e complesse degli architetti Daniel Libeskind (volumi netti e costruiti, colori neutri che si accendono di colore), Peter Eseinman (forme trapezoidali semplici arricchite da sovrapposizioni di tessuti, applicazioni voluminose e increspate nei toni della terra) e Frank Gehry (unito ai concetti innovativi dello stilista Martin Margiela, per creare forme decomposte impreziosite dall’unione di tessuti diversi come la duchesse, ecopelle e lurex per effetti metallici nei toni dell’oro, nero e blu elettrico).
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