Roma (Lazio) 29 novembre 2016

Mostra multimediale di Van Gogh a Roma: successo di pubblico

di Raniero Pedica –
Immaginate, solo per un attimo, di visitare una mostra o uno spazio espositivo dedicato a un illustre artista dove alle pareti non è esposta neanche un’opera autentica. Provate poi a credere che la stessa esposizione riesca ad attirare un pubblico sempre più crescente e interessato tanto da essere replicata in prestigiose sedi espositive sparse nel mondo. Quest’ipotesi, a prima vista, potrebbe essere considerata impossibile. “Van Gogh Alive–The Experience”, la mostra itinerante, ideata e prodotta da Grande Exhbitions, invece, è riuscita nell’impresa di una “mostra senza quadri”. Tutto ciò grazie ad un progetto tecnologico che apre nuove e interessanti frontiere riguardo a sperimentazione artistica, culturale e didattica. Oltre tre milioni di persone in Australia, Stati Uniti e Russia, in venticinque città, tra cui Firenze e Torino, Berlino, Singapore, Shangai e Seul, infatti, hanno già visitato questa singolare esposizione multimediale dedicata al pittore olandese. Tutto ciò grazie a SENSORY4™, un sistema che incorpora oltre cinquanta proiettori ad alta definizione, una grafica multi canale e un suono surround in grado di creare un ambiente multi-screen coinvolgente. Il risultato finale? Uno spettacolo artistico nuovo e da seguire con interesse, che rompe gli schemi tradizionali delle visite ai musei. Dal 25 ottobre e sino al 27 marzo 2017, “Van Gogh Alive–The Experience” è in programma a Roma, in zona Trastevere, presso gli spazi al primo piano del Palazzo degli Esami. Ai visitatori sono presentate oltre tremila immagini di grandi dimensioni, a scorrimento e a dissolvenza, proiettate su schermi giganti, pareti, colonne, soffitti e pavimenti: spazi interni che raccontano la burrascosa vita e le opere di Vincent Van Gogh nel periodo che va dal 1880 al 1890. La perfetta combinazione di spazio, luce, colore e prospettiva, abilmente sincronizzata con una potente colonna sonora di musica classica, traccia un percorso espositivo dov’è spiegato, in maniera sintetica quanto esaustiva, il dramma esistenziale, il cambio di stile e tecnica delle opere, le curiosità, gli aneddoti e gli ambienti di vita del pittore nel suo peregrinare doloroso quanto artistico tra Parigi, Arles, Saint-Rémy e Auvers-sur-Oise. Luoghi dove l’artista creò molti dei suoi più conosciuti e famosi capolavori oggi valutati milioni di dollari. Quello che sorprende, in quest’esposizione, non è l’impronta esistenziale e artistica del Van Gogh autodidatta, che nel corso di quel produttivo decennio realizzò circa 2000 opere tra dipinti e disegni, ma la suggestiva sequenza, realizzata in particolare nella sala centrale dell’esposizione romana, dove tra musica e immagini sono proiettate anche alcune espressive frasi tratte dalle sue lettere. Il corpus degli scritti dell’artista (circa 900 lettere in francese e inglese, maggiormente pubblicate nel 1914 da sua cognata Jo Van Gogh-Burger), infatti, che è il frutto di un’intensa corrispondenza epistolare con gli amici e suo fratello Theo, offre un aspetto inedito (quanto nobile, ndr) del suo tormentato carattere. Frasi come “se ami veramente la natura troverai la bellezza ovunque”, “sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno” e ancora “un grande fuoco è dentro di me ma nessuno ci si siede accanto per scaldarsi, i passanti vedono solo una traccia di fumo e continuano per la loro strada”, trasmettono ai visitatori briciole di antica saggezza classica e moderna: citazioni sapienti che invitano a riflettere sull’uomo, l’esistenza, i valori della vita e la bellezza della natura. “Van Gogh Alive–The Experience”, la mostra multimediale in corso a Roma, consegna ai visitatori un ritratto di Van Ghog molto più nitido dei colori e delle pennellate dei suoi quadri: l’amore dell’artista per il suo lavoro, per i fiori e i giardini; le fruttiere e i paesaggi, la luce del giorno e per la gente che ha incontrato e frequentato durante il suo inquieto e tormentato viaggio personale e artistico. Non a caso, nel commentare la pubblicazione della traduzione delle lettere, la cognata di Vincent scrisse: “molti anni sono passati prima che Vincent fosse apprezzato come artista. Ora la gente può conoscerlo e capirlo come uomo”.