Nuovi studi, condotti da parte di accreditati critici e scrittori, dimostrerebbero come il celebre autore dei “Promessi sposi” fosse in grado di riservare le sue “amorevoli” attenzioni – come un vero e proprio padre – al cuore dei suoi personaggi, psicologicamente accurati ed umani ma non a quello di sua figlia.
E così Manzoni sarebbe stato un soggetto fragile: afflitto da varie nevrosi con continui attacchi di agorafobia e dunque di ritrovarsi da solo in grandi spazi aperti. Le fobie sarebbero anche dimostrate dalla cura maniacale all’attenzione per ogni minimo particolare che presta prima di arrivare alla stesura definitiva del suo celebre romanzo.
Del resto, possiamo affermare, Alessandro Manzoni conosce bene la solitudine di un infanzia priva di affetto da parte sia del padre che della madre.
Adorò moltissimo la madre assente (in Francia col suo nuovo compagno), la moglie Enrichetta Blondel ma fu molto lontano sentimentalmente dai figli. Ne ebbe 13 Alessandro Manzoni di figli ma fu soprattutto con Matilde, la decima in ordine di nascita, che lo scrittore non seppe, assolutamente, relazionarsi.
Dopo la morte di Enrichetta Blondel – il padre di Matilde – convola a nuove nozze con Teresa Borri descritta, dai più eminenti, come una donna molto dispotica e che prova un’assoluta indifferenza per i figli del romanziere e ancor più nei confronti di quest’ultima, Matilde che presto si ammalerà di tubercolosi.
La giovanissima ragazza, in un momento particolare della sua vita, stava per vivere la sua emozione più vera e più bella, l’Amore, ad una festa da ballo – infatti – i suoi occhi brillano per la prima volta per un giovanissimo damerino che, purtroppo, appena avvertito da qualcuno viene a sapere che la sua amica è ammalata di tubercolosi… sparirà nel nulla.
La fanciulla, allora, ritorna con la mente e – soprattutto – con il cuore alla speranza di un padre che possa, quantomeno, starle accanto: “Oh, mio caro babbo, scrive Matilde, sogno di essere fra le tue braccia e di stringerti fra le mie…”.
Nel 1852, probabilmente “pressato” da prelati che mal giudicherebbero la sua crescente fama editoriale, Alessandro Manzoni si mette in viaggio per andare a trascorrere una settimana con le figlie… ma non arriverà mai a destinazione.
Matilde, all’inizio della sua malattia, cerca di tenere all’oscuro il padre poi, comincia a minimizzare accennando… per non “destargli preoccupazione”.
Manzoni all’inizio, allora, scrive più spesso a Matilde ma quando ella descrive meglio, nelle missive, la sua situazione: la tosse, le perdite di sangue, le continue sofferenze… lui abbozza una labile promessa di incontrarla a primavera.
I rinvii del poeta continuano malgrado la figlia scriva: “papà mio venerato e tanto caro, Dio solamente sa quanto soffro in questo letto”.
“ Caro papà, sono mesi che non mi scrivi, e non immagini che cosa possa essere per me una riga tua… Tutte le mattine aspetto l’ora della posta proprio con smania, e mi dico sempre, oggi certamente avrò una lettera, e invece nulla…tutti i giorni”.
le rare risposte del famoso padre sono ormai rare, vaghe, poco pregne di convinzione e sempre di più prive di tenerezza, forse quella che filiale che è sempre mancata.
Quando, qualche mese dopo, Alessandro compie il viaggio così tanto atteso dalla figlia per vedere il suo amato padre, esso risulta – ormai – vano.
i due, infatti, non si incontreranno mai più!