La necropoli etrusca di Norchia non c’è più. La vegetazione se l’è tutta ripresa lasciando solo qualche spicchio di tomba qua e là. Come un naufrago che sbraccia prima di essere inghiottito dal mare. Servirebbe quasi un nuovo scavo – da affidare non più a un archeologo ma a un botanico – per far riemergere le sepolture di quello che un tempo è stato sito archeologico preistorico, etrusco, romano e medievale. A pochi passi da Vetralla ma sul territorio del comune di Viterbo, lungo la via Clodia.
Un luogo splendido e maestoso, nel bel mezzo della riforma agraria dell’Ente Maremma che qualche decennio fa coinvolse anche il territorio del Cinelli – la località che si incontra andando a Norchia – dove nel 2005 i carabinieri sequestrarono su ordine della magistratura una discarica dove erano state gettate centinaia di tonnellate di rifiuti non propriamente legali. Processo finito in prescrizione. Cosa resta della grande varietà di tombe che coprono due periodi della storia dell’arte etrusca, arcaico (VI-V sec. a. C.) ed ellenizzante (IV-II sec. a.C.), probabilmente tra le più importanti del centro Italia? A vista d’occhio, solo un pallido ricordo. Quel che si nota sono alberi, rovi, sterpaglie, tunnel di foglie e rami dove ogni tanto è possibile incontrare coppie di cacciatori con cani al seguito.
Dei turisti, nemmeno l’ombra. Lungo il fosso che l’attraversa – il Biedano – anche uno scarico non meglio identificabile. Immersi nella vegetazione non solo le tombe, ma pure il castello della famiglia Di Vico e la chiesa di San Pietro risalente al IX secolo d.C., costruita su un preesistente tempio etrusco-romano.
Norchia, infatti, è stata una città che ha resistito fino 1453, abbandonata a seguito di una grave epidemia. Cinque secoli fa la malaria, oggi l’incuria. E l’accortezza è d’obbligo, perché il rischio di precipitare in qualche fossa e ritrovarsi faccia a faccia con un sarcofago o un masso è consistente.
Infine, la staccionata che delimitava i percorsi è stata completamente divelta. Tuttavia è tornata utile. Non per il fuoco – e meno male! – ma per coprire una buca, segnalandone il pericolo. Testimonianza dell’assurdo.
Daniele Camilli
Fonte – http://www.tusciaweb.eu/2015/11/necropoli-etrusca-norchia-sepolta-dalla-vegetazione/