Palermo:”Irfis”un bancomat da un miliardo in mano a Crocetta,e ai suoi cari…(Basile)
scritto da Accursio Sabella
il 17 Maggio 2016 –
a cura di Francesco Gangemi
24 maggio 2016
Fu Trasformata in una “pseudo-banca”, è guidata da condannati per danno all’erario. Una macchina di consenso lanciata verso le elezioni. PALERMO – Un bancomat da un miliardo. Una macchina di potere e consenso. Che il presidente della Regione Crocetta, con l’aiuto del parlamento, ha voluto regalare a se stesso e ai suoi fedelissimi. Ma che correrà grazie al carburante pagato dai siciliani: cento milioni, per la precisione, direttamente piovuti dall’ultima legge di stabilità regionale. Una somma che in soggetti come l’Irfis può trasformarsi in una “massa finanziaria” fino a dieci volte superiore. Cifre a nove zeri, quindi, che verranno gestite in maniera autonoma da un management infarcito di condannati dalla procura contabile e offuscato dall’ombra di qualche conflitto di interessi.L’Irfis è la nuova vettura fiammante in mano al governatore e ai suoi cari, lanciatissima verso la prossima e imminente campagna elettorale. Una pseudo-banca adesso, così come voluto da governo e Ars. E a guidarla, ecco gli stessi uomini (e donne) che finora hanno composto il consiglio di amministrazione. Tra questi, Patrizia Monterosso, condannata dalla Corte dei conti per un danno all’erario superiore a un milione di euro per la vicenda degli extrabudget sulla Formazione. Il direttore generale della “nuova banca”, poi, è Enzo Emanuele: per lui alla fine del 2012 era arrivata un’altra batosta: una richiesta di risarcimento da quasi 400 mila euro per un danno all’erario connesso all’affidamento per una banca dati regionali. A guidarlo, il cda, un imprenditore non certamente estraneo alla politica. Perché Rosario Basile, patron della Ksm, è stato uno dei primi “non eletti” tra le file dell’Udc alle ultime elezioni politiche. Con la sua azienda, leader nel mezzogiorno d’Italia, assicura i servizi di sorveglianza non solo a grandi società sparse su tutta la penisola, ma anche alla stesa Irfis (di cui è, appunto, il “CAPO”) e ad alcune… banche. Cioè i cosiddetti “concorrenti”. A completare il quadro del management, poi, ecco Salvatore Parlato. Fedelissimo del presidente, che lo ha scelto anche come consulente personale per la guida del “metafisico” Sepicos, un organismo che dovrebbe occuparsi della valutazione dei dipendenti regionali, “nelle more” di nominare gli organismi indipendenti di valutazione. Nomine che non arrivano dall’inizio della legislatura. A dirla tutta, Parlato, nelle mani del quale – insieme agli altri – è stata messa la nuova macchina “eroga soldi” della Regione, fu a capo della segreteria tecnica che al fianco dell’assessore all’Economia Luca Bianchi, lavorò a una Finanziaria “polverizzata” dal Commissario dello Stato, che bocciò per incostituzionalità decine di articoli e mettendo in bilico il futuro di circa 30 mila persone. Al punto da spingere Crocetta, in quei giorni, a chiedere, proprio come aveva fatto Raffaele Lombardo, l’abrogazione (poi arrivata) della figura del Commissario, oltre a parlare della rottura del “patto tra Sicilia e Stato sottoscritto nel 1946” e a rifugiarsi nei riferimenti a Gandhi e persino alla Madonna.Questo gruppo gestirà l’Irfis, salvo l’arrivo di qualche new entry. Perché già che c’era, governo e parlamento hanno approvato una norma che introduce per Irfis la deroga a “tutte le altre disposizioni per le società partecipate dalla Regione contenute in provvedimenti e norme regionali”. Tra questi limiti a “cadere” solo per Irfis, ad esempio, quelli relativi al numero dei componenti del cda (che potranno passare da tre a cinque) e soprattutto quelli legati ai tetti per le retribuzioni degli stessi consiglieri, che quindi potranno – potenzialmente – guadagnare cifre ben al di sopra dei 50 mila euro fissati dalle norme regionali. Alla faccia della tanto sbandierata lotta agli sprechi.Dubbi sollevati anche in un esposto che il movimento dell’associazione Sicilia OpenGov. di Gaetano Armao ha già recapitato a Matteo Renzi, ai suoi ministri, al Governatore della Banca d’Italia, alla Commissione europea e sia alla sezione di controllo che alla Procura della Corte dei conti. “Come si giustifica – si legge nell’esposto – il conferimento di una così ingente massa di risorse pubbliche senza alcun vincolo di destinazione e per concedere credito ordinario, in concorrenza con operatori del mercato e, per di più, sotto il diretto condizionamento della politica?”Insomma, per farla breve, a un ente direttamente alle dipendenze del presidente della Regione, e guidato da suoi fedelissimi e da uomini legati alla politica, viene trasferita, togliendola ai fondi destinati alle imprese industriali, una somma di cento milioni. Che, in soggetti come questi, in realtà, grazie alla “leva” prodotta dall’accensione di prestiti e mutui, e quindi allo scaglionamento dei “rientri”, può trasformarsi in una massa finanziaria fino a dieci volte superiore: un miliardo circa, insomma, potrebbe finire a disposizione dell’organismo.Per fare cosa? Il punto è proprio questo. La trasformazione di Irfis, alla quale ha dato il via libera Bankitalia, trasforma quella che era una società regionale con precisi vincoli e impegnata negli incentivi a specifiche attività imprenditoriali, in un nuovo “operatore di mercato” che può intervenire, stando alla norma, “in favore delle piccole e medie imprese operanti nei settori dell’industria, compresa l’agroindustria, del turismo e della ricettività, del commercio, dell’energia da fonti rinnovabili, dei servizi, compresi i servizi alle persone, dell’edilizia e dell’agricoltura” e persino “delle imprese di informazione”.E a dire il vero, a questo progetto il governo regionale di Crocetta lavora già da un po’. Sempre il Commissario dello Stato aveva bocciato, infatti, nella prima parte della legislatura, in quanto incostituzionale, una identica proposta di trasformazione di Irfis proprio perché questa avrebbe “ampliato i soggetti beneficiari del fondo regionale di garanzia per il credito industriale, nonché le finalità imprenditoriali prima connesse agli investimenti e alla realizzazione di centri di ricerca scientifica e tecnologica e adesso indeterminate, introducendo altresì una garanzia diretta ed immediata senza alcun limite, concessa sulle disponibilità del fondo unico”. Non solo. Su quella norma, si erano anche sollevati i dubbi di un possibile “aiuto di Stato” e quindi di una violazione delle norme europee sulla libera concorrenza. E in effetti, al di là del controllo di Bankitalia, Irfis, stando all’ultima Finanziaria, “nell’ambito della propria autonomia gestionale di intermediario finanziario iscritto agli elenchi di cui al Testo Unico Bancario, determina le linee di intervento, i prodotti e le modalità di concessione dei finanziamenti”. Un’autonomia gestionale che potrebbe tradursi in una grande tentazione. Ci sono cento milioni che diventeranno un miliardo, da erogare ad aziende di ogni tipo, senza vincoli e limiti, persino a quelle che fanno attività di informazione. Deciderà la politica e quel management composto da condannati per danno all’erario e velato della nuvole del conflitto di interessi. E la campagna elettorale si avvicina. Scritto da Accursio Sabella, il 17 Maggio 2016 *** Brava e coraggiosa collega Accursio Sabella. Eccoti Crocetta con nelle mani altro milionario giocattolo da cento milioni di euro. Il governatore, così vuole essere chiamato, dovrebbe distribuire, mi ripeto, ben cento milioni a piccole e grandi imprese attraverso dirigenti e/o funzionari e/o camminatori e/o longa manus, già condannati dalla magistratura contabile. Come mai non interviene la magistratura penale? Nelle mani e nella testa di questi signorotti a piedi liberi, gli frulla l’elezione del rinnovo del consiglio regionale, il peggiore e il più inquinato del nostro belpaese. Come sottolinea Accursio Sabella, è una sorta di banca che sarà amministrata da condannati che, ancor peggio, ne hanno il pieno e autonomo controllo. Crocetta è in ottima compagnia di una famiglia che emana un impercettibile odor di mafia. Mi riferisco al membro Rosario Basile, bocciato nelle liste dell’UDC allo scranno di consigliere regionale… e li chiamano onorevoli, il quale addirittura il cosiddetto governatore lo ha nominato presidente del C. di A. del giocattolo. Stiamo parlando di una famiglia, quella Basile, ora quotata finanche in borsa, che gode della complicità di corrotti infilati nei vari gangli istituzionali. Di una famiglia che ha elle dipendenze ladri, rapinatori, forse guardiani di un imprendibile latitante, e che ha contatti al largo delle coste palermitani con pericolosi bossi mafiosi. In ricorrenza dell’eccidio di Capace, a trionfare è stata l’ipocrisia e la presenza di uomini del disonore che magari hanno partecipato alla commemorazione di un uomo onesto che ha sacrificato la propria vita al servizio di uno Stato che non merita tante illustri vittime. Dell’ex guardia giurata, signor Mattiolo Gioacchino che qualche coglione considera un poco di buono per aver denunciato lo sterco ingombrante che umilia la città di Palermo. Città senza dignità e buon senso, da potersi scrollare da dosso i “misteri” passati, recenti e presenti. Rubate in pace! A presto, membri Basile. Francesco Gangemi