complesso monastico benedettino, oggi di proprietà di un commercialista che lascia lo stabile quattrocentesco/cinquecentesco in usufrutto per soli quattro giorni l’anno alla devota e gentile gente del quartiere san fortunato per festeggiare la madonna del rosario.
la parte più antica è quella del chiostro, costruito nel corso del Quattrocento, accanto al quale tra la fine di quel secolo e l’inizio del Cinquecento venne edificata la chiesetta, affrescata all’interno nel 1501 da Francesco Nasocchi. La cuspide del campanile è quella ricostruita dopo il rovinoso terremoto del 1695. Risale alla fine del Cinquecento l’ampia barchessa con la stalla, la cantina e il magazzino, dove venivano depositati i prodotti della vasta campagna appartenente al monastero, che dipendeva dall’abbazia padovana di Santa Giustina.
Fino ad una quarantina d’anni fa, alla barchessa si addossava una grande torre colombara di cui resta l’ímmagine nella veduta attribuita al Valesio. Il complesso quattro-cinquecentesco sorse probabilmente su uno più piccolo preesistente, nel quale durante il Trecento abitarono le Terziarie Umiliate Benedettine, che assistevano i malati del vicino lebbrosario, situato dove alla fine del Quattrocento si collocò il Lazzaretto per gli appestati. La Brenta, sappiamo, costituiva una grande fonte di energia motrice.
Lungo le sue rive, qui ricoperte da rigogliosa vegetazione, un tempo erano attivi numerosi molini, tra cui quello dei monaci, che disponevano di una loro rosta : il fiume era infatti prezioso anche per l’irrigazione delle terre