In un contesto di grande incertezza, come quello in cui si può inquadrare il fenomeno del disseccamento dell’olivo, trovo paradigmatico e sconcertante il fatto che fino ad ora, come pratiche di contenimento del fenomeno, si sia parlato esclusivamente di eradicazione del patogeno, abbattimenti degli alberi e lotta chimica a calendario per evitare l’infezione di uno o una moltitudine di vettori, come se la complessità del fenomeno sia da imputare ad un singolo aspetto della vicenda, ovvero a un batterio di cui non si conosce ancora il grado di patogenicità e quindi il ruolo da esso svolto.
Si tratta di strumenti ormai inadeguati e inefficaci che trovano il dissenso anche da parte della comunità scientifica europea (EFSA) e trovo paradossale che si creda ostinatamente di fronteggiare la complessità del fenomeno utilizzando pratiche che in qualche modo hanno contribuito a generarlo.
A Lecce, si è svolta la marcia di protesta organizzata dal comitato “Voce dell’ulivo”: è apprezzabile il fatto che agricoltori e associazioni si siano mobilitati per far sentire la loro voce, che chiede maggiore attenzione alle problematiche di un settore ormai in eterna crisi. E’, pero, allo stesso modo sconcertante il messaggio contenuto nel volantino distribuito dagli organizzatori, dove si chiedono finanziamenti diretti alle aziende e ai frantoi per applicare le linee di intervento della Regione o la dotazione di diritti al reimpianto, ecc.., prefigurando in questo modo uno scenario apocalittico: il problema non riguarda il protagonismo di chi metterà in atto queste azioni ma la loro efficacia o la certezza di sapere effettivamente di che cosa stiamo parlando.
Se dovessimo ascoltare la vera voce dell’olivo, probabilmente capiremmo che la questione è prima di tutto una questione etica che ci chiede di riflettere non solo sull’emergenza in atto ma anche di capire quale tipo di agricoltura è più opportuno tramandare alle generazioni future.
Ecco perché trovo sconcertante che il messaggio veicolato dalla “Voce dell’ulivo” si sia in fondo incardinato sugli interessi di grossi operatori e non su quel bene comune agro-paesaggistico che è l’oliveto Salentino.
Cristian Casili
Agronomo paesaggista
Candidato consigliere alla Regione Puglia per il MoVimento 5 Stelle