Catania (Sicilia) 27 gennaio 2016

E’ tempo di aprire le frontiere

C’è stato un tempo in cui, per motivi che ai più sfuggivano, tutti i governi d’Europa, o almeno la gran parte di essi, sostenevano, che bisognava accogliere tutti i clandestini che con i mezzi più vari e le più diverse motivazioni, in Europa approdavano.
Soprattutto quelli che giornalmente, a centinaia, sbarcavano sulle coste siciliane.
Succubi e complici allo stesso tempo di un disegno criminale che voleva l’Europa invasa per poterne scardinare il sistema sociale su cui si fonda.
Eravamo tra i pochissimi, allora, a opporci a questa manovra denunciandone la pericolosità.
A differenza di altri sostenevamo, in modo più completo e articolato, come non si trattasse di una semplice questione di ordine pubblico ma, bensì, di un vero e proprio attacco alla nostra concezione di società e alla sua conseguente organizzazione.
Mentre denunciavamo questo pericolo, eravamo derisi, attaccati, insultati dai soliti buonisti che con l’immigrazione clandestina facevano affari, additandoci come xenofobi, razzisti, fascisti ecc..
Si organizzavano summit tra le cancellerie europee, governanti delle più grandi nazioni s’incontravano per fare blocco comune contro il pericolo fascista che voleva impedire la democrazia, l’accoglienza, la libera circolazione delle persone, le libertà individuali, tutte cose che facevano parte del bagaglio culturale dei democratici europei, fortemente minacciate dalla recrudescenza della sub cultura fascista.
E parole, parole, parole furono dette.
Cosicché, invece d’ostacolare l’arrivo di questa massa enorme di clandestini si è arrivati al punto di andare a “soccorrerli” appena dieci miglia dalla costa africana di partenza.
Gli scafisti appena partiti, dopo appena qualche miglio in mare, lanciano l’SOS ed ecco che le nostre navi, solerti e premurose, vanno a raccoglierli per portarli in Italia.
Ma, come tutte le cose sbagliate, si arriva prima o poi al punto di rottura.
Intanto le speculazioni sulla pelle di questi clandestini sono venute, lentamente ma inesorabilmente, alla luce. Gli affari dei centri d’accoglienza sono palesi e molti di loro sono sotto inchiesta.
Poi, una volta colmato ogni spazio in Italia, ecco che i clandestini incominciano a spostarsi nel resto d’Europa, e qui cominciano le note dolenti.
Le Nazioni che più di ogni altri avevano sostenuto la necessità d’accogliere i clandestini in Italia, appena il flusso li ha riguardati in prima persona hanno fatto marcia indietro e, a cominciare dalla Francia, hanno pensato di impedirne l’ingresso sul loro territorio nazionale.
Adesso anche la Germania oltre alla Gran Bretagna, Danimarca, Norvegia, Svezia, Austria e via via quasi tutte le altre Nazioni sono su posizioni che ne ostacolano la “libera circolazione”.
E’ in discussione in questi giorni l’annullamento dell’accordo di Schengen.
Adesso che milioni di clandestini sono in Europa vogliono chiudere le frontiere in modo tale che questi restino in Europa.
No! Adesso bisogna aprirle le frontiere, ma in uscita.
Non basta più impedire che altri clandestini arrivino in Europa, bisogna fare in modo che questi rientrino nelle Nazioni di provenienza. Nazioni nelle quali, a parte alcune e per casi isolati, non ci sono guerre in atto e i partenti non sono rifugiati.
Adesso un nuovo compito ci impegna, dopo aver denunciato l’assurdità della politica dell’accoglienza. Adesso c’è da difendere il nostro territorio, le nostre città.
Ci sono interi quartieri che sono stati occupati, strade, vie nelle quali abbiamo difficoltà d’accesso, rioni in mano alla criminalità che si manifesta in mille modi: spaccio, prostituzione, commercio abusivo, risse, comportamenti asociali, degrado e violenze di ogni tipo.
Dobbiamo riappropriarci delle nostre città, del nostro modo di vivere, della nostra dignità di Nazione.
E come sempre, in questa battaglia, il MSFT sarà in prima fila.

Mario Settineri
Responsabile Politiche Mediterranee MSFT