Roma (Lazio) 24 giugno 2017

Banche venete, è emergenza nazionale.Scende in campo la FABI

Un euro, non un centesimo in più. Neanche per i propri esuberi. Con questa posizione Intesa Sanpaolo e Governo stanno intavolando una trattativa serrata sull’operazione di salvataggio delle banche venete. L’esecutivo sta definendo il decreto che farà da cornice all’operazione, ma si apre la questione dei tagli alla forza lavoro. Ca’ de Sass ha una posizione chiara: non aveva nei programma un’espansione in Italia, prende dentro di sé le attività buone di Popolare Vicenza e Veneto Banca, ma non intende sostenere i costi dei conseguenti esuberi derivanti dall’operazione. E ovviamente, questo era messo in chiaro dall’inizio, non intervenire in operazioni di ricapitalizzazioni né addossarsi sofferenze.
Il Governo vuole accelerare sul salvataggio. Prima della riapertura dei mercati di lunedì si terrà un Consiglio dei ministri per dare il via libera al decreto del Tesoro che farà da cornice all’intervento di Intesa Sanpaolo. “Si terrà un Cdm nel weekend, quasi sicuramente domani”, riferiscono fonti governative. Il provvedimento è stato discusso nel pomeriggio a Palazzo Chigi dal premier Paolo Gentiloni e il ministro Pier Carlo Padoan, ma è anche oggetto di trattativa con Intesa Sanpaolo.
L’obiettivo primario del decreto è garantire la corretta “cornice normativa” all’operazione, con cui Intesa Sanpaolo si assicurerebbe per una cifra simbolica gli asset buoni di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Si ripete lo schema già attuato per il salvabanche e per Mps: un provvedimento di carattere generale che consente al Tesoro di intervenire nella ricapitalizzazione delle banche liquidate e commissariate, in concorso con azionisti e obbligazionisti subordinati. In questa cornice si inserisce il cambio di destinazione d’uso che il Tesoro è chiamato a mettere in campo per utilizzare una parte dei 20 miliardi messi da parte per le ricapitalizzazioni precauzionali delle banche.
A rassicurare sul fatto che i risparmiatori delle due banche venete saranno garantiti è stato il premier Paolo Gentiloni. “Siamo in contatto continuo con le autorità europee competenti: voglio dire che la garanzia per quanto riguarda i risparmiatori e i correntisti nelle discussioni è una garanzia che mi sento di confermare totalmente”, ha affermato il presidente del Consiglio da Bruxelles.
Quello che manca è un accordo sul tema della forza lavoro. Servono 1,2 miliardi di euro per i complessivi 4.000 esuberi dell’operazione di Intesa Sanpaolo sulle due banche venete: nel dettaglio si tratta di 3.500 bancari (2.800 di Intesa Sanpaolo, 700 di Bpvi e Veneto Banca) più 500 dipendenti di società collegate alle tre banche che potrebbero essere cedute. Servirà quindi un rafforzamento del fondo esuberi con un intervento pubblico o del sistema. Il Fondo è stato però svuotato negli ultimi anni di crisi e già di recente il governo lo ha ‘rimpinguato’ con una dotazione di 600 milioni in cinque anni nell’ultima legge di bilancio. Il Governo vorrebbe che Intesa Sanpaolo sostenesse parte delle spese – almeno relative ai suoi esuberi – ma la banca non intende farlo. Una delle condizioni poste da Intesa è infatti che non ci sia impatto negativo sui conti – “totale neutralità dell’operazione rispetto al Cet 1 ratio e alla dividend policy del gruppo Intesa Sanpaolo” si leggeva nella comunicazione alla fine del Cda che dava il via libera all’operazione veneta.
I timori sull’efficacia del piano di salvataggio sono tuttavia ancora forti. Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato dei bancari più grande, ha lanciato l’allarme: nella partita delle banche venete rischia di saltare tutto per l’intransigenza della Dg Competion europea che chiede licenziamenti e non prepensionamenti volontari. “Ci appelliamo al presidente del Consiglio Gentiloni, al ministro dell’Economia Padoan, a tutte le forze politiche affinché difendano col coltello tra i denti il settore bancario italiano, i lavoratori bancari delle due banche venete, i risparmiatori e le imprese”, ha affermato Sileoni. “In Europa c’è chi vuole i licenziamenti e il fallimento di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Il gruppo Intesa, che si è reso disponibile a salvarle e a scongiurare un effetto domino a danno del settore bancario, deve essere tutelato”, ha aggiunto.
“Preoccupazione forte” è stata espressa anche da Confindustria, che ha lanciato con Alberto Baban, presidente della Piccola Industria, un “appello forte alla politica tutta affinchè si trovi una soluzione. La fase è tremendamente delicata e il nostro timore è che, con i tentennamenti delle ultime ore, si arrivi a una conclusione negativa non lontana dal bail-in. Proprio quell’ipotesi – aggiunge Baban – che il ministro Padoan si era detto certo di voler scongiurare”.
“Condividiamo in pieno l’autorevole intervento del nostro Segretario Generale, – conclude Carmelo Raffa, storico Dirigente Nazionale della FABI, – 4.000 esuberi nelle banche venete sono motivo di preoccupazione per la FABI, le ricadute occupazionali potrebbero essere devastanti, assicuriamo che anche la Sicilia darà il proprio supporto e contributo alla gravissima vertenza, se necessario, faremo le barricate”.