Ieri, 16 settembre 2018, e’ la data in cui criminali legalizzati iniziano le loro stragi, appoggiati dai politici per l’indotto economico che la caccia crea.
La politica non pensa alle vittime uccise, all’ambiente inquinato dal piombo, alla violenza subita da chi si vede attraversare i terreni, all’uccisione di animali domestici e alla pericolosità dello sparare vicino alle abitazioni.
Se facessero un referendum la caccia sarebbe abolita, perché la maggior parte degli italiani è contrario e, per questo, si guardano bene dal farlo.
Domenica ci sono state due manifestazioni nazionali per protestare contro questo scempio.
Attivismo Antispecista ha aderito a quella di Brescia per una questione di vicinanza geografica, ma con il cuore è stato vicino anche agli amici che hanno protestato a Firenze.
L’inizio della stagione della caccia coincide con l’inizio della violenza ingiustificata verso milioni di esseri viventi uccisi per un passatempo che viene chiamato sport da chi lo pratica, asserendo di amare la natura. Chi ama la natura ne preserva la bellezza e le creature che che la popolano, i cacciatori amano la natura cosi come gli stupratori amano le donne.
Domenica ci siamo trovati in piazza a Brescia con altri movimenti, associazioni e attivisti indipendenti per dire basta a questa pratica insensata che porta violenza, morte, degrado per l’ambiente e un pessimo insegnamento alle nuove generazioni.