Mombello Di Torino (Piemonte) 29 aprile 2016

1 MAGGIO – GRANDE FESTA JAZZ

TJF 2016 – 1 MAGGIO

PIAZZA CASTELLO
I PRESENTATORI IN PAZZA CASTELLO SONO: GIPO – FABIO GIUDICE ED EMANAUELA GRIPPI

ORE 17
GONZALO BERGARA QUARTET
Gonzalo Bergara, chitarra solista – Leah Zeger, violino – Max O’Rourke, chitarra ritmica – Jérémie Arranger, contrabbasso –
In collaborazione con Associazione Jazz Manouche Django Reinhardt
Per la prima volta in Italia e in una delle rare esibizioni in Europa, seconda solo alle due precedenti al Festival Django Reinhardt di Samois-sur-Seine, il Gonzalo Bergara Quartet porta a Torino i suoi ritmi gipsy jazz contaminati dai suoni della terra natia del leader e compositore del gruppo, l’argentino Gonzalo Bergara. Considerato come uno dei grandi compositori moderni del genere, sarà accompagnato da tre noti interpreti del genere: la violinista Lea Zeger, il chitarrista Max O’Rourke e il contrabbassista Jérémie Arranger. Il quartetto acustico di Gonzalo Bergara nasce a Los Angeles dal connubio di diverse influenze musicali ma con un chiaro orientamento gipsy jazz, e un denominatore comune che è l’ispirazione al famoso chitarrista francese anni 30 Django Reinhardt. Gonzalo Bergara, leader e compositore del gruppo, miscela il suo distintivo arpeggio con le sonorità parigine e quelle tipiche dell’Argentina.

Ore 18.00
JUILLIARD JAZZ SCHOOL A TORINO
Rodney Jones, chitarra, direzione e la Artist Diploma Band: Emanuele Cisi, sassofono tenore – David Neves, tromba – Eric Miller, trombone – Sam Dillon, sassofoni – David Meder, pianoforte – Martin Jaffe, contrabbasso – Douglas Marriner, batteria –
In collaborazione con il Conservatorio Verdi di TorinoProduzione originale Torino Jazz Festival
Come ogni anno sul palco del festival insieme ai docenti della Juilliard si esibisce una selezione di studenti italiani e americani che hanno frequentato la Masterclass. Nel gruppo si esibiscono come ospiti Emanuele Cisi, sassofonista di fama internazionale nonché ideatore e organizzatore del workshop e Rodney Jones, eccellente chitarrista, già docente nella masterclass del 2014 e anche allora presente sul palco. Con loro la Artist Diploma Band, cioè l’ensemble degli studenti Juilliard prossimi al diploma finale. Sul palco salgono i maestri del jazz di oggi e le promesse del futuro. Rodney Jones è un chitarrista dal pedigree importante: ha iniziato con Dizzy Gillespie, Chico Hamilton, Lena Horne per continuare poi come solista, realizzando dischi ricchi di groove. A suo agio con musicisti funk come con le icone del pop (Madonna, Stevie Wonder).

Ore 19.00
FERDINANDO FARAÒ & ARTCHIPEL ORCHESTRA “PLAY SOFT MACHINE”
Ferdinando Faraò, direzione, arrangiamenti – Marco Mariani, Marco Fior, Gianni Sansone, trombe – Andrea Baronchelli, Alberto Bolettieri, tromboni
Felice Clemente, sassofono soprano – Alex Sabina, sassofono alto – Germano Zenga, sassofono tenore – Massimo Falascone, sassofono baritono – Alberto Zappalà, clarinetto basso – Carlo Nicita, flauto – Eloisa Manera, violino – Stefano Montaldo, viola – Massimo Giuntoli, pianoforte e tastiera – Mariangela Tandoi, fisarmonica – Giampiero Spina, chitarra elettrica – Gianluca Alberti, basso elettrico – Stefano Lecchi, batteria – Naima Faraò, Giusy Lupis, Serena Ferrara, voci – In collaborazione con Area M – Il Ritmo delle Città, Milano e con Musicamorfosi
La Artchipel Orchestra è un organico di grande impatto scenico e musicale, nato da un’idea del batterista, compositore e direttore d’orchestra Ferdinando Faraò, pluripremiata nei referendum delle riviste specializzate italiane e accolta con calore dalla critica internazionale. Da un repertorio di brani originali, la band è passata ad arrangiamenti propri di composizioni scritte negli anni settanta, ottanta e novanta da Mike Westbrook, Alan Gowen, Fred Frith e Dave Stewart. Il secondo cd dell’Artchipel, pubblicato nel 2014, è totalmente dedicato ad arrangiamenti per big band di brani scritti da Hugh Hopper e Robert Wyatt per i Soft Machine. Sull’onda di quel lavoro la Artchipel Orchestra porta sul palco una musica densa, energetica e comunicativa. La Artchipel ha suonato nei più importanti festival jazz nazionali ed è stata affiancata da ospiti internazionali del calibro di Keith Tippett, Karl Berger, Chris Cutler e Adam Rudolph.

Ore 20.00
YILIAN CAÑIZARES “INVOCACIÓN”
Yilian Cañizares, violino e voce – Daniel Stawinski, pianoforte – David Brito, contrabbasso – Cyril Regamey, batteria e percussioni – Inor Sotolongo, percussioni.
Yilian Cañizares simboleggia una musica senza confini geografici o di genere, risultato di diverse storie: sotto le sue dita possono scorrere le sonate di Bach per violino o lo swing di Stéphane Grappelli. Yilian, nata a L’Avana, in una capitale crocevia di culture e bambina prodigio, studia in casa, poi parte per Caracas: qui si confronta con lo studio del violino e contemporaneamente si avvicina alle percussioni, approfondendo i ritmi intricati di un’Africa filtrata dalle influenze della sua Cuba. Dopo essersi trasferita in Europa ha fondato un proprio gruppo che, dopo appena sei mesi di attività, si è imposto nel 2008 al prestigioso Montreux Jazz Festival Competition. Invocación è soprattutto un omaggio alle radici culturali e religiose della Cañizares. Come ha scritto Jane Cornwell: prima di salire sul palco l’artista prega perché la musica e i suoi antenati possano fluire attraverso di lei per raggiungere tutto il
pubblico, anche quello che non parla la sua lingua o conosce la sua cultura, ma intuisce l’esperienza mistica che la attraversa sul palco.

Ore 21.15
GIOVANNI FALZONE CONTEMPORARY ORCHESTRA/ LED ZEPPELIN SUITE
Giovanni Falzone, tromba, arrangiamenti e direzione – Jacopo Soler, flauto – Massimo Marcer, tromba – Massimiliano Milesi, sax tenore e soprano
Marco Taraddei, fagotto – Andrea Baronchelli, trombone – Rudi Manzoli, sax baritono – Valerio Scrignoli, chitarra elettrica – Danilo Gallo, basso elettrico
Riccardo Tosi, batteria.
Il clima si fa incandescente con la Led Zeppelin Suite, sottotitolo del concerto un viaggio sul più famoso dirigibile del rock. Dopo il fortunato incontro con Jimi Hendrix, Giovanni Falzone rinnova la sua esplorazione attorno all’universo rock proponendo una suggestiva rilettura dei mitici Led Zeppelin con una nuova creatura: la Giovanni Falzone Contemporary Orchestra, in una lunga suite capace di intrecciare, rileggere, trasfigurare e intercalare i primi quattro album della gloriosa band di Jimmy Page e Robert Plant, con i suoi brani senza tempo. Le nuove composizioni di Falzone pescano dai materiali del celebre dirigibile amalgamandoli in un patchwork che integra geniali arrangiamenti per orchestra, episodi solistici e riff originali. Giovanni Falzone è oggi da annoverare tra gli artisti e compositori più originali e prolifici della scena italiana. Per molti anni si dedica alla musica classica, ma è nel mondo del jazz che la sua tromba, oggi, sta portando una ventata di novità creativa.

Ore 22.30
INCOGNITO “AMPLIFIED SOUL TOUR”
Jean-Paul ‘Bluey’ Maunick, chitarra elettrica, voce – Vanessa Haynes, Mo Brandis, Katie Leone, voci – Sid Gauld, tromba – Alistair White, trombone
Paul Booth, sassofoni – Graham Harvey, tastiere – Francisco Sales, chitarra elettrica – Francis Hylton, basso elettrico – Francesco Mendolia, batteria
João Caetano, percussioni.
Gli Incognito sono considerati i pionieri della scena britannica dell’acid jazz. Soul, jazz e funk sono il pane quotidiano di questa band che dal vivo macina ritmo ininterrottamente dal lontano 1981 e non può non far ballare il pubblico. Con oltre cinque milioni di dischi venduti nel mondo e l’influenza esercitata su Jamiroquai e Brand New Heavies, il gruppo capitanato dal carismatico Jean-Paul “Bluey” Maunick vanta oltre 35 anni di carriera sulla
cresta dell’onda con collaborazioni illustri, da Chaka Khan a quella recente con Mario Biondi. Il loro sound ha segnato gli anni Novanta, con la cover di Don’t You Worry ‘Bout a Thing, vecchia hit di Stevie Wonder riportata al successo e brani notissimi come I Hear Your Name e Everyday. Dal vivo gli Incognito suonano anche i pezzi dell’ultimo lavoro del 2014, Amplified Soul, come la accattivante, immediata e contagiosa Hats (Make Me Wanna
Holler) . Con loro piazza Castello si trasforma in un dancefloor a cielo aperto