Trieste (Friuli-Venezia Giulia) 28 ottobre 2015

26 ottobre 1954 e la verità testimoniata dalle due bandiere

Il 26 ottobre del 1954, il Governo italiano subentrò al Governo militare alleato nell’amministrazione civile provvisoria del Territorio Libero di Trieste, istituito, assieme al suo Porto Franco Internazionale, dal Trattato di Pace firmato a Parigi il 10 febbraio 1947. L’Italia, nazione che aveva perso la guerra al pari della Germania, perdeva con il trattato definitivamente Trieste e la cosiddetta Zona A che andavano a costituire il Free Territory of Trieste, territori che con l’Istria aveva occupato alla fine della Grande Guerra. Una realtà questa ancora oggi tale, nonostante che le Istituzioni italiane fingano che lo Stato libero triestino sia parte integrante dell’Italia e non soltanto amministrato civilmente in maniera provvisoria dal Governo italiano per mandato del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. L’Italia dal 1954 ad oggi ha fatto di tutto per depredare l’economia e le risorse del Free Territory of Trieste, per degradare il Porto Franco Internazionale di Trieste a tutto vantaggio dei porti italiani, spendendo molto denaro nel propagandare presso la popolazione una presunta sovranità italiana su Trieste, inesistente secondo il Trattato di Pace ed il diritto internazionale.
Il 26 ottobre, lunedì scorso, ricorrenza del passaggio tra AMG FTT e Governo italiano della amministrazione civile provvisoria del Territorio Libero, minoranze revansciste triestine, rappresentanze delle istituzioni e forze armate italiane, nell’austriaca Piazza Grande di Trieste, hanno celebrato un’italianità inesistente con un alzabandiera al mattino e un ammaina bandiera alle ore 17, accompagnato da una propagandistica lettura degli avvenimenti del 1954, infarcita di falsi storici da parte di uno speaker militare. Bastava muoversi tra i normali cittadini, soprattutto quelli più anziani per capire, sentendo i discorsi, che comparavano il degrado attuale della città alla prosperità austriaca di un tempo, come quel cerimoniale novecentesco fosse a Trieste semplicemente “marziano”.
Certamente quella sorta di lavaggio del cervello, impartito attraverso la scuola italiana sulla presunta italianità della città alla gioventù triestina dal fascismo ad oggi, ha fatto, e con tutta probabilità continuerà a far vedere ancora per generazioni, l’evento della ricorrenza in un’ottica sbagliata, certamente di contrapposizione tra indipendentismo e nazionalismo revanscista, – quest’ultimo oggi non più come un tempo solo fascista, ma trasversale, – che impedisce di cogliere nella realtà delle cose il loro vero senso. La gran parte, soprattutto i protagonisti dell’evento, i militari comandati a svolgere il cerimoniale, non avevano probabilmente una reale comprensione del perché erano lì, su quella piazza dove si affaccia il Palazzo del Governo. Una cerimonia militare vale l’altra, l’importante è marciare in sincrono e obbedire perfettamente agli ordini. Erano banalmente, in fin dei conti, comandati lì, e questo ben si addice al ruolo degli eserciti, a dimostrare una presunta sovranità e a distrarre dal significato reale dell’evento. Proviamo, dunque, a spiegare bene la questione individuando i veri protagonisti dell’evento presenti in Piazza Grande.
Chi erano? Non certo i militari, coreografia; non certo lo speaker che snocciolava, bravo agit-prop, inesattezze storiche, una dietro l’altra ad uso e consumo dei molti non triestini e a consolazione dei nostalgici revanscisti nazionalisti presenti all’evento; non certo le poche autorità civili, defilate in apposito spazio. I due protagonisti veri erano le due bandiere sui pennoni prospicienti le Rive, alzate al mattino, che aspettavano di essere ammainate alla sera. Erano la bandiera rossa con l’alabarda bianca del Territorio Libero di Trieste ed il tricolore della Repubblica Italiana. Le due bandiere che stavano lì a testimoniare anche ai tanti poveri di spirito la realtà statuale di Trieste: Free Territory amministrato civilmente dal Governo italiano; quella, cioè, che è attualmente la sola e unica realtà di Trieste.