Bergamo (Lombardia) 27 febbraio 2018

A BERGAMO TRIONFA RAFFAELLO CON LA MOSTRA “L’ECO DEL MITO”

DI SILVANA LAZZARINO e a CURA DI VITTORIO BERTOLACCINI detto COBRA DUE

A BERGAMO TRIONFA RAFFAELLO CON LA MOSTRA “L’ECO DEL MITO”

Armonia, eleganza e raffinatezza caratterizzano l’arte di uno dei massimi rappresentanti dell’arte del Cinquecento: Raffaello Sanzio. Nato ad Urbino, si forma presso l’accademia del Perugino da cui prende armonia ed eleganza rivisitate successivamente da una più eloquente classicità come dimostra il dipinto “Lo sposalizio della Vergine” del 1504. E’ infatti a Firenze dove giunge nel 1504 che ha inizio la maturazione del suo stile grazie all’incontro e confronto con Michelangelo e Leonardo da cui apprende la ricchezza dei movimenti propria delle figure cui unisce quell’armonia legata a schemi classici. In questa ottica vanno viste le prime Madonne come “La Madonna del Granduca” del 1505 dove si avverte il chiaroscuro di derivazione leonardesca e attenzione agli schemi geometrici entro cui si dispongono saldamente le figure e la “Madonna del Belvedere” del 1506 sempre di richiamo leonardesco per la forma triangolare su cui si basa la composizione monumentale delle tre figure con la Madonna posta all’apice della struttura piramidale. I più alti incarichi arrivano quando viene chiamato da Giulio II nel 1509 per la decorazione delle Stanze dei Musei Vaticani in cui si nota un cambiamento di stile passando dalla prima Stanza dove prevalgono canoni classici alla terza in cui si avverte una tensione drammatica che annuncia la Maniera. Ad ultimare la quarta Stanza è Giulio Romano nel 1520 anno in cui Raffello muore lasciando un segno importante nella storia dell’arte Rinascimentale e non solo.
Pittore del Rinascimento per eccellenza, esempio massimo di uno stile che unisce armonia e bellezza RAFFAELLO SANZIO (Urbino 1483-Roma 1520) viene celebrato attraverso una suggestiva mostra che nasce dal progetto di collaborazione tra la Fondazione Accademia Carrara e la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo e in coproduzione con Marsilio Electa. RAFFAELLO E L’ECO DEL MITO, questo il titolo dell’esposizione allestita alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, aperta fino al 6 maggio 2018, sottolinea come molti artisti moderni e contemporanei siano debitori all’intramontabile talento di uno straordinario artista il cui mito continua a risuonare e resistere nel tempo.
Curata da Maria Cristina Rodeschini, Emanuela Daffra e Giacinto Di Pietrantonio, la mostra che anticipa di due anni il cinquecentenario dalla morte del grande maestro urbinate, attraverso un percorso inedito che riunisce oltre 60 opere provenienti da Musei nazionali e internazionali oltre che da collezioni private, segue a partire dagli anni della formazione, l’attività di Raffaello soffermandosi in particolare sugli anni che vanno dal 1500 al 1505, per poi affrontare il motivo del mito raffaellesco lungo le sezioni dedicate all’Ottocento e agli artisti contemporanei. L’esposizione, strutturata su un importante impianto storico-artistico, propone un viaggio nella storia e nel mito di un grande artista che dalla fine del Quattrocento giunge ai giorni nostri., una mostra straordinaria per eccellenza di opere esposte, affascinante nel percorso, elegante e da non perdere.
Il percorso inizia dal capolavoro giovanile di Raffaello, “il San Sebastiano”, parte delle raccolte della collezione Lochis giunto poi a Carrara nel 1866. centro dell’indagine espositiva che si sviluppa in diverse tappe. Le opere dei “maestri” come Giovanni Santi, Perugino, Pintoricchio e Signorelli, raccontano la formazione e l’ambiente dove inizialmente è vissuto Raffaello tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento soffermandosi sull’ambiente della corte dei Montefeltro ad Urbino. Di grande spessore i “ 14 capolavori” di Raffaello celebrano l’attività da giovane magister, dal 1500 al 1505, anni caratterizzati da una continua capacità di innovazione dove campeggiano opere che vanno dalla “Madonna Diotallevi” di Berlino alla “Croce astile dipinta” del Museo Poldi Pezzoli, dal “Ritratto di giovane” di Lille al “Ritratto di Elisabetta Gonzaga” degli Uffizi, fino al “San Michele” del Louvre parte di un dittico commissionato nei primi del Cinquecento da Guidobaldo dal Montefeltro insieme al nipote Francesco Maria della Rovere. Nel percorso si trovano inoltre riunite per la prima volta tre componenti della “Pala Colonna” provenienti dal Metropolitan Museum of Art di New York, dalla National Gallery di Londra e dall’Isabella Stewart Gardner di Boston e tre componenti della pala del Beato Nicola da Tolentino dal Detroit Institute of Arts e dal Museo Nazionale di Palazzo Reale di Pisa.
E’ poi la volta del capitolo “Attorno al San Sebastiano” in cui è mostrata la genealogia di un’iconografia e di una modalità tanto diffusa. Il dipinto del San Sebastiano, che fa parte della raccolta che dopo la metà dell’800 Guglielmo Lochis donò come lascito alla città di Bergamo, è posto in dialogo con altre opere che hanno affrontato sia lo stesso tema iconografico, sia il genere del ritratto sullo sfondo di paesaggio. tra questi “Ritratto d’uomo” del fiammingo Hans Menling e “San Sebastian” di Pietro da Saliba. Il mito di Raffaello lungo i secoli è ripercorso nella sezione “La fortuna nel primo Ottocento: un mito che rinasce” dove è proprio in questo secolo che la sua breve, ma intensa vicenda artistica ha esercitato un fascino più intenso alimentando storie di fantasia tra arte e umane passioni: “La Fornarina” (dalla Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Palazzo Barberini di Roma) è stata fonte di ispirazione per diverse opere tra cui quella di Giuseppe Sogni e Francesco Gandolfi. In fine, “l’eco del mito arriva alla contemporaneità” con artisti come Picasso, Christo, Luigi Ontani, Francesco Vezzoli che hanno guardato al genio di Urbino come fonte di ispirazione, riferimento, “mania”.
Il Catalogo della mostra è edito da Marsilio Electa con testi di: Maria Cristina Rodeschini, Emanuela Daffra, Giacinto Di Pietrantonio, Giovanna Brambilla, Vincenzo Farinella, Paola Frau, Sara Fumagalli, Valentina Gervasoni, Elena Lissoni, Fernando Mazzocca, Paolo Plebani, Cristina Quattrini, Stefano Raimondi, Maria Rita Silvestrelli e Giovanni Valagussa. Alla mostra RAFFAELLO E L’ECO DEL MITO è stata conferita la Medaglia del Presidente della Repubblica. L’allestimento, progettato da De8 Architetti e Tobia Scarpa accompagna il visitatore lungo le sezioni della mostra, valorizzandone il carattere di ricerca anche grazie al progetto grafico di Felix Humm e il copywriting di Gigi Barcella.
Queste le parole di Alberto Barcella Presidente GAMeC: “Solo i veri Maestri possono continuare a essere fonte di ispirazione a distanza di 500 anni dalla loro morte. Raffaello è uno di questi. La GAMeC dà il suo contributo alla mostra promossa dalla Fondazione Accademia Carrara e dedicata all’Urbinate, mostrando come artisti moderni e contemporanei siano debitori al genio di questo straordinario artista”.
Silvana Lazzarino

RAFFAELLO E L’ECO DEL MITO
A cura di Maria Cristina Rodeschini, Emanuela Daffra e Giacinto Di Pietrantonio
GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Via San Tomaso 53 Bergamo
Orari tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.00 (chiusura biglietteria 18.00). Chiuso il martedì
Tel 035/270272, www.gamec.it
Fino al 6 maggio 2018
www.raffaellesco.it, info@raffaellesco.it
per informazioni sito web mostra: www.raffaellesco.it
biglietteria mostra: telefono 035/220033, mail: biglietteria.raffaello@gmail.com