Reggio Di Calabria (Calabria) 09 ottobre 2015

A Reggio Calabria incontro sulla tragedia giapponese del ’45

Il 6 agosto del 1945 venne un potente ordigno nucleare, denominato “Little Boy”, venne sganciato sulla città di Hiroshima, cui fece seguito quello del 9 agosto, tale “Fat Man” su Nagasaki: in entrambi i casi, in pochi minuti abitazioni pubbliche e private, strade e ponti, vennero rasi al suolo, ed in tali tristi circostanze persero la vita centinaia di migliaia di inermi cittadini. Quel che accadde nelle due città giapponesi andò a violare ciò che gli Stati Uniti ratificarono nel 1908, quando accettarono quanto era stato stabilito nella Convenzione dell’Aja del 1907 e per quanto indicato nell’art. 25: “È vietato attaccare o bombardare, con qualsiasi mezzo, città, villaggi, abitazioni o edifizi che non siano difesi”. I due ordigni nucleari avevano una tipologia diversa, una era all’uranio 235, l’altra al plutonio 239, la bomba che distrusse Hiroshima aveva una potenza di stimata di 15 kiloton, ovvero 15mila tonnellate di tritolo, era lunga tre metri, larga 71 centimetri e pesava 4,4 tonnellate, mentre quella di Nagasaki aveva una intensità di 21 kiloton, era lunga 3,25 metri e larga 1,5 metri: in pratica una sfera con un gruppo di alettoni stabilizzatori e pesava 4,65 tonnellate. Secondo i dati ufficiali a riguardo quel che accadde ad Hiroshima il 6 agosto del 1945 vi furono 80.000 morti e quasi 40.000 feriti, più 13.000 dispersi, ai quali si aggiunsero negli anni successivi gli effetti delle radiazioni, che portarono il numero delle vittime a 250.000. Il 9 agosto toccò alla città di Nagasaki, dove venne sganciata la seconda bomba, conosciuta come “Fat Man”, che causò altre 70.000 vittime. Da tali premesse il Circolo Culturale “L’Agorà” ha organizzato, con l’Alto Patrocinio dell’Ambasciata del Giappone, un’apposita giornata di studi dal titolo “1945-2015: i 70 anni di Hiroshima e Nagasaki”. Durante la conversazione culturale sono emersi alcune cifre di non poco conto come il dato peggiore del progresso scientifico, l’orrore di tali fatti, ma sopratutto e non per ordine d’importanza che tali fatti non si ripetano più, come tra l’altro evidenziato dal Sommo Pontefice, durante l’Angelus del 9 agosto scorso, dove ha ricordato che “Da ogni terra si levi un’unica voce: no alla guerra e alla violenza e sì al dialogo e alla pace”. Così come il sindaco di Hiroshima Kazumi Matsui che durante la cerimonia del 6 agosto scorso, nel ricordo del dramma che colpì la città giapponese, a seguito del bombardamento atomico ha menzionato la via del pacifismo che il suo Paese da quei tragici eventi. Così come evidenziato dall premier Shinzo Abe che ha ribadito che il Giappone ha l’importante dovere di realizzare un mondo “libero dalle armi nucleari attraverso misure realistiche e pratiche” come la nuova proposta che sarà inoltrata all’assemblea delle Nazioni Unite per soppressione delle armi nucleari, facendosi inoltre messaggero di tali propositi con gli Stati detentori e non dell’atomica. Abe ha dichiarato che “incoraggerà i leader del mondo a prendere atto delle testimonianze di prima mano della tragica realtà dei bombardamenti atomici” nel corso del prossimo vertice autunnale del G7 che avrà luogo proprio ad Hiroshima. Su questi dati e su quelli facenti parte degli interventi dei relatori si è strutturata la conversazione culturale alla quale hanno dato il loro supporto i temi trattati da Alberto Cafarelli su “La guerra del Pacifico e la conclusione con il nucleare”, Gianni Aiello (presidente del sodalizio organizzatore) che dopo aver ringraziato la sensibilità dell’Ambasciata del Giappone per aver concesso l’Alto Patrocinio su tale incontro ha brevemente tracciato alcuni aspetti su “La tragedia giapponese attraverso i mass media del tempo”. Tonino De Pace è intervenuto su (Circolo del Cinema “Zavattini”) sul tema “La guerra e la catastrofe nucleare sul cinema giapponese”, mentre la parte finale della giornata di studi è stata a cura dell’onorevole Fortunato Aloi su “Conclusioni catastrofiche della guerra e riflessioni storico-morali”. I lavori di tale appuntamento sono stati coordinati da Antonino Megali (Circolo Culturale “L’Agorà”) .