Alla luce degli ultimi interventi di noti esponenti politici della maggioranza, ci poniamo alcune domande: pubblicare un testo di propaganda fascista è da considerare reato anche quando è d’interesse storico? Discutere e prendere posizione su un argomento storico, come ad esempio l’avvento del fascismo in Italia, diventa reato? Le discussioni in rete a questo punto sarebbero vietate o comunque effettuabili a caro prezzo, quello di affrontare un processo penale. In buona sostanza bisogna supporre che i relatori di questa proposta ci vogliano ricondurre a quanto avviene in Cina dove è previsto lo screening di ogni contenuto audio-video pubblicato in rete con conseguente censura ( di fatto) di tutti quelli che non aderiscono ai valori del socialismo ( o del progressismo). Ma quale socialismo o progressismo, c’è da chiedersi; quello di Fiano &co? E in virtù di questo socialismo o progressismo ( tutto di parte) occorre sprofondare nell’ignoranza e smettere di colloquiare, di dibattere di approfondire? In breve occorre essere un po’ più ignoranti ( ovvero non conoscere)? Una via questa già percorsa da un altro grande centro di potere, quello ecclesiastico e sappiamo com’è andata a finire. La conclusione non può che essere una: non è con i divieti bensì con il consenso che si perpetua la democrazia e il progresso. Nel dibattito di questi giorni, sembra quasi che trapeli la ferrea volontà d’impedire persino la ricerca storica, ma poi, a pensarci bene la cosa non è tanto assurda ma ha una sua logica: consentire una seria ricerca storica, soprattutto se svolta nell’ambito di un’ottica revisionista, permetterebbe di scoprire atroci verità e si sà, la verità a volte fa male.
______________
Antonio De Luca
Comm. Fed. Benevento
MS-FT