di giorgio mancini
SAN GIMIGNANO – Prendo spunto da un personale commento che ho scritto riguardante, in generale, l’abitudine vecchia e ancora più che mai di moda, di organizzare durante le campagne elettorali pranzi e cene, o “apericena”, vuoi per raccogliere fondi, vuoi per raccattare voti e presentare i candidati, commento, poi, che ha aperto una discussione. Mi chiedevo se, in un momento dove la povera gente ha fame, non fosse stato più saggio, responsabile e, forse più “utile”, in tutti sensi, usare quei soldi devolvendoli, magari, alle associazioni caritatevoli, tipo Caritas o altre, per dare un aiuto concreto a chi è disperato. Era un mio pensiero, nulla di più, anche se non avverto, in questa campagna elettorale, quella che una volta era una parola che veniva più usata e oggi sparita: cristiana.
Mi permetto di dire questo perché, essendo accreditato, leggo i continui messaggi che giungono dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana, dove si avverte in modo chiaro e tangibile il pensiero dei vescovi, dove non viene suggerito a chi dare o non dare un voto, ma le linee che dovrebbero essere seguite dai cattolici. Aggiungerei io, ma a titolo strettamente personale, linee, più che mai da seguire, per chi “vive” la politica ed è impegnato a lavorare per il prossimo, non per i gli interessi dei partiti o gruppi politici, e si vuole chiamare cristiano. Gli altri facciano come vogliono.
Dopo questa mia considerazione sugli “apericena”, la candidata a sindaco Elena Ricciardi, già impegnata in incontri con varie persone, anche dell’ambiente cattolico e, in particolare con un religioso, per affrontare e discutere il problema, come lei lo chiama “le nuove povertà”, ha inviato un suo documento a SangiPRESS/ Ex-Libris, con preghiera di pubblicazione, dove si legge:
“San Gimignano nasconde in sé una realtà molto comune oggi in tutto il nostro Paese, quella delle nuove povertà.
Dietro ad un apparenza fatta di numerosissimi turisti e negozi scintillanti, vive un bel numero di persone che stenta a vivere con meno di 500-600 euro al mese, ed è considerato per questo sotto la soglia della povertà.
Sono i nuovi poveri, quelle persone che fino a poco tempo fa avevano una vita normale, un lavoro, uno stipendio o una pensione che gli permettevano di tirare avanti fino alla fine del mese, mentre adesso hanno bisogno di aiuto perché spesso non riescono neanche a provvedere al minimo indispensabile come cibo e medicine. Sono le persone anziane rimaste sole, sono i disoccupati che devono sfamare, educare e vestire i propri figli, ma sono anche gli ex detenuti usciti dopo anni dal carcere di Ranza, sono molte queste realtà che talvolta neppure immaginiamo, forse troppe per un piccolo comune come il nostro.
I servizi pubblici, anche a causa dei continui tagli a cui sono stati sottoposti, non possono fare più di tanto per queste famiglie.
E non è pensabile che un’amministrazione spesso non si voglia prendere carico di queste tristi realtà sociali ed economiche delegando le scelte ad altri soggetti.
Se diventerò sindaco mi impegnerò con determinazione ed anche con arrogante invadenza per contrastare i disagi di queste persone, elaborando sinergie ancora più mirate e incisive tra le varie istituzioni sociali e organizzazioni umanitarie e religiose presenti sul nostro territorio, ma anche tra gli stessi cittadini. Siamo una comunità, e come tale dobbiamo agire, mettendo al centro la persona proteggendo la sua dignità.
Perché la dignità è il bene più prezioso che una persona possiede, ma può accadere che le venga strappata via involontariamente. Se non ci prendiamo in carico di aiutare queste persone, ci renderemo complici di questo furto”.